Dio odia le donne
- Autore: Giuliana Sgrena
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2016
“Dio odia le donne” non vuole essere un’invettiva né un rapporto asettico, con un elenco di dati puntuali e statistiche sulla violenza contro le donne. Non è un reportage sebbene trapeli l’esperienza di Giuliana Sgrena, eccelsa inviata de Il Manifesto che ha vissuto di persona nei posti di cui parla. Dalla sua esperienza diretta e dal contatto con la popolazione, osservando le sofferenze che ha visto e vissuto in prima persona, emerge un quadro efficace e coinvolgente.
“Dio odia le donne” diventa, allora, un libro prezioso sia per gli uomini che per le donne in cui sovrappongono diversi piani, quali quello dell’inchiesta come pure quello dell’indagine antropologica. Giuliana Sgrena non ha voluto fare un’esegesi, sebbene si citino puntualmente molti testi sacri, mostrando come si usino le scritture per legittimare la pretesa della supremazia dell’uomo sulla donna.
Nella copertina è presente l’immagine di una donna somigliante a una suora, un’immagine molto suggestiva ed inquietante. La religione ha la capacità di farci andare contro il nostro stesso interesse, di metterci l’uno contro l’altro per favorire i pochi che detengono un Potere che si esprime attraverso una sovrastruttura.
Nel secondo capitolo si parla dell’uomo, come primo prodotto della creazione, e della donna, che viene creata in funzione dell’uomo, come suo aiuto e sua serva. In tutti i miti originali del monoteismo è simbolo della trasgressione perché Satana o il Maligno temeva di approcciare in modo diretto l’uomo, che era considerato superiore e non poteva, quindi, essere aggredito direttamente. Il Male passa dalla donna per arrivare all’uomo e, attraverso il peccato originale, lo rende mortale: si tratta di un evento imperdonabile ed irrevocabile, che fa soffrire e poi morire gli uomini. Per questo la donna deve essere punita.
Giuliana Sgrena ci mostra come nelle diverse culture, ancora sopravvivano dei riti ancestrali contro le donne, delle violenze terribili come l’infibulazione. Il sostrato religioso rende la vita più semplice perché è tutto bianco o tutto nero e il nemico, sia esso ebreo, nero o omosessuale, è più facilmente individuale; in ogni caso è un nemico che ti rovina la vita e che va annientato. Questo è il meccanismo del pensiero fondamentalista.
In numerosi edifici francesi appena si entra, è possibile notare la dichiarazione di laicità: è uno strumento che manca in Italia dove, oltre a non esistere, è invece sostituito con l’obbligo del crocefisso.
La religione semplifica: quando si vogliono dare dei precetti morali ai propri figli, gli si leggono i comandamenti, gli si indica una punizione ed il premio. Ciò avviene ogni qualvolta si ricorra a morali eteronome, quando il principio dell’agire morale è collocato al di fuori dell’uomo stesso, a precetti come i comandamenti (a cui soggiace una logica di castigo o premio). Quando cioè non si affronta un discorso faticoso, un discorso da intavolare a partire dall’infanzia, quando i bambini chiedono perché non si fanno certe cose. Quando, in definitiva, non si è in grado di dare una risposta al di fuori di un libro; quando non si riesce a insegnare il rispetto senza ricorrere a un precetto.
Occorre, invece, insegnare che non esiste una donna per l’uomo, una donna il cui ruolo principale è quello di servire l’uomo. I testi biblici sono, in realtà, connotati da una profonda complessità che impone la loro contestualizzazione e la loro attenta interpretazione, per questo è inutile e infruttuoso tentare di attualizzare i processi e le contingenze storiche che la “Bibbia” descrive, il suo groviglio di eventi e l’insieme di esperienze presenti in essa.
Prima, addirittura, alle donne, non era concesso neanche di studiare la “Bibbia”; anche e soprattutto in chi ritiene di professare una religione, a ben vedere, vi è un problema di analfabetismo religioso.
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