Dispacci di Michael Herr

"Dispacci" è un viaggio all’interno della guerra, della morte e del fango, compiuto dall’autore Michael Herr.
Siamo nel Vietnam, in una parte di terra divenuto simbolo dell’insensatezza umana, luogo di guerra che riaffiora sempre negli occhi e nella mente di chi l’ha vissuta da protagonista e da spettatore invisibile. Una nuova edizione e una nuova vita per questo romanzo-reportage del giornalista, che ha ispirato la più grande filmografia intenta a raffigurare la violenza e la difficoltà psicologica a cui sono andati incontro gli occupanti e gli occupati.
Un lungo diario che incrocia gli occhi impauriti di lingue diverse, gli Americani ed i Vietcong, giovani donne e bambini privati del futuro, uomini soli e deviati. La guerra è sempre la stessa, come dice Roberto Saviano nella sua incredibile introduzione, dalla guerra punica a quella del Golfo. Ma l’uomo non può far meno di privarsi del desiderio di assalire ed uccidere, solo ed esclusivamente per un’assurda volontà di conquista. Le parole odorano del fango calpestato dai soldati, del sangue che fuoriesce dalle ferite, dei corpi straziati a terra. Nessuno può far nulla e la furia omicida dell’uomo diviene il protagonista assoluto del libro. Herr ci spiega in maniera dettagliata i volti ed i sentimenti di chi quella guerra l’ha vissuta in prima linea: militari col desiderio di segnare una tappa, ennesima, importante nella loro carriera, altri che non resistono al putrido e fuggono dopo poco, altri che rimangono e ci riescono al prezzo dei più gravi squilibri mentali. La droga diviene l’unica speranza per calmarsi e per ritrovare un po’ di serenità. Sembra quasi una guerra di “strafatti”, tanto che un soldato arriverà persino ad affermare “finché c’è droga, c’è speranza”. Le azioni, anche quelle più naturali, portate allo stremo, divengono l’unico modo per sopravvivere anche se non a lungo.
“...Stavamo seduti lì ad assorbire il terrore, guardando le colonne di fumo al di là del fiume, a ricevere occasionali colpi dai cecchini, a guardare i mezzi di sbarco della Marina sul fiume che venivano bombardati dal muro. Un marine accanto a me diceva che era un peccato tremendo, tutta quella povera gente, tutte quelle case così carine, avevano persino un distributore della Shell. Guardava le nere colonne di napalm e le macerie lungo il muro. "Sembra che l’abbiamo tosata la Città Imperiale"...".
Un documento storico ricco di passione e di verità.