Che l’intelligenza non sia un’entità unica, ma, al contrario, che vi siano molte forme di intelligenza è ormai un fatto noto.
Diversi studiosi hanno già affrontato il problema enucleando le varie forme di intelligenza umana, che vanno ben al di là delle blande misurazioni che troviamo su internet, riguardanti il cosiddetto test del QI.
Il mio proposito è quello di esporre le mie riflessioni sull’argomento, avvalendomi di esempi concreti, anche letterari e storici.
L’intelligenza per gli antichi greci: Logos e Metis
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Cominciamo con la prima grande distinzione, che fu fatta dagli antichi greci, decritta nel saggio della grecista Eva Cantarella dal titolo Sopporta Cuore, la Scelta di Ulisse.
Si tratta della differenza, di cui ho già parlato in un precedente articolo, fra Logos e Metis.
La parola Logos ha diversi significati, ma in questo caso si riferisce a una forma d’intelligenza astratta. Attraverso il logos noi siamo in grado di creare categorie, ovvero di raggruppare sotto un’unica definizione elementi diversi. Fa parte del Logos, per esempio, la capacità di comprendere la matematica, oppure di elaborare nuovi schemi, principi e modelli.
Metis, invece, è un’intelligenza molto diversa e consiste nella capacità di elaborare e mettere in pratica soluzioni specifiche per il caso concreto. Siamo quindi di fronte a un aspetto più pratico dell’intelletto. Per fare un esempio, Ulisse ha utilizzato la Metis per uscire dalla grotta di Polifemo nella quale lui e i suoi compagni erano tenuti prigionieri. Platone, il filosofo greco, che aveva elaborato il mondo delle idee sarebbe stato in grado di salvarsi da Polifemo? Forse no. Ma è una discussione del tutto aperta.
Vado ora a descrivere quelle che, secondo la mia modesta opinione (avverto il lettore che non sono una psicologa, né un’esperta della materia) sono le principali forme di intelligenza.
Prima forma di intelligenza: logico-matematica
Le capacità logiche sono almeno tre.
La prima, quella prettamente logica, viene di solito misurata con i consueti test del QI. Se una figura mostra tre cerchi, tre triangoli e due quadrati, se ne deduce che la terza figura mancante sia un quadrato.
Collegata a questa capacità, ma a mio giudizio molto più ampia, è quella di capire il rapporto di causa ed effetto. La comprensione di questo rapporto è una capacità molto complessa, e va al di là delle stretta logica, perché coinvolge anche l’intelligenza critica (quella che personalmente reputo fra le più importanti), della quale parlerò più avanti.
Chiedersi la causa dei fatti che avvengono è una propensione normale dell’essere umano. Ad esempio: perché sono nato? Il bambini, come i filosofi, fanno di frequente queste domande. I bambini sono quindi filosofi, i filosofi sono adulti rimasti bambini, mentre gli adulti, nella maggior parte dei casi, non sono più filosofi, presi come sono dalle necessità di sbrigare le puerili faccende quotidiane.
Questa capacità di comprendere il rapporto di causa effetto porta il soggetto a scoprire i legami e le connessioni fra i fatti naturali o gli eventi umani e implica la presenza di un elemento che è il terreno sul quale nasce ogni forma di intelligenza, ossia la curiosità. È una capacità non solo logica, ma anche filosofica.
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Mi viene in mente il personaggio di Clarisse dal libro Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. La bambina, in un contesto in cui la i libri venivano bruciati, e la cultura sterminata, viene uccisa perché si fa troppe domande, si chiede troppo spesso la "causa degli eventi", e quindi viene considerata anormale.
L’ultima forma di intelligenza logica riguarda la capacità di fare le opportune distinzioni. Mi spiego meglio con un esempio concreto (sia chiaro molto schematico) di stretta attualità: la legittima difesa.
Sono minacciato e l’aggressore è direttamente davanti a me, mi guarda in faccia. Allora per difendermi sparo. Si tratta di legittima difesa. Ipotizziamo invece che il potenziale aggressore (per esempio un intruso in casa) sia di spalle, e che non mi abbia ancora visto (quindi, in teoria, ho la possibilità di fuggire o di nascondermi mettendomi in salvo). In questo caso, se sparo all’aggressore non è legittima difesa. Ecco perché gli inquirenti guardano molto le posizioni dei soggetti coinvolti in queste vicende.
Tornando all’intelligenza, chi è dotato della capacità di fare le opportune distinzioni, non si schiera aprioristicamente dalla parte del ladro, o dalla parte di chi si è difeso, non ragiona in maniera manichea, ma distingue un caso dall’altro. Cioè riesce a cogliere le differenze fra due casi apparentemente simili. Fa un percorso inverso rispetto a quello astrattivo, che racchiude i particolari in un’unità, sulla base di elementi di forte somiglianza (per esempio la tigre e il leone hanno alcune caratteristiche in comune, che le fa includere in una medesima categoria, quella dei felini).
Chi è dotato di questa forma di intelligenza, capisce, usando un’espressione volgare, che non è "tutto bianco o nero", ma che la vita è costituita da una tavolozza infinita di colori.
Seconda forma di intelligenza: critica
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La capacità critica è tipica di coloro che riescono a mettere in discussione i dogmi costituiti, oppure ciò che è dato per certo in un determinato momento da una società.
Prendiamo ad esempio Sophie Scholl, la giovane donna che con coraggio si oppose al regime nazista.
L’intelligenza critica della Scholl era così elevata da permetterle di capire che quello che stava succedendo era profondamente sbagliato, anche se quasi tutti pensavano il contrario.
Del tutto differente, era invece Heichmann, il criminale nazista responsabile della Soluzione Finale, che, come descritto dalla filosofa Hannah Arendt, nel suo saggio La Banalità del male, era totalmente incapace di contrastare i dettami del potere. Non aveva cioè nessuna capacità critica. Era banale.
Terza forma di intelligenza: creativa
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Non c’è bisogno di descrivere cosa sia la creatività. Tutti noi, bene o male, lo sappiamo. E sappiamo anche che non ha nulla a che vedere con la logica.
La creatività viene impiegata da scrittori, musicisti, registi, inventori, pubblicitari nell’ambito delle loro attività. È parte essenziale della nostra vita.
Dalla creatività sono i nati i miti, fondamentali per lo sviluppo della nostra civiltà, in quanto hanno permesso alle società umane primitive di compattarsi entro uno schema comune di valori.
Lo spiega Yuval Noah Harari, storico e autore del saggio Sapiens, Da animali a Dei, edito da Bompiani.
Quarta forma intelligenza: la capacità di relazione e l’empatia
Chiunque bazzichi nel mondo della finanza e degli affari, sa come sia importante saper mantenere le relazioni. È fondamentale per "fare business". Non è un caso che le società più importanti organizzino spesso cene di lavoro, dalle quali possono scaturire legami di simpatia, e quindi occasioni economiche propizie.
Chi è dotato di capacità di relazione, è in grado di costruire legami solidi, ed è spesso dotato anche di empatia, cioè della capacità di immedesimarsi nei sentimenti altrui (altra forma importante di intelligenza, distinta da quella propriamente relazionale, sulla quale solo per motivi di spazio non mi soffermo).
Solitamente, gli studiosi che dedicano la vita ai loro studi, non sono in grado di costruire forti relazioni sociali. Non è una regola, ma sovente accade così. La capacità relazionale è infatti una forma di intelligenza diversa da quella posseduta da coloro che stanno in laboratorio o in università. Nondimeno, essa è fondamentale al giorno d’oggi.
Quinta forma d’intelligenza, la capacità di adattamento
L’ultima forma di intelligenza che prendo in considerazione è la capacità di adattamento a un determinato contesto.
Chi non è in grado di adattarsi ai cambiamenti repentini che la nostra società impone, non potrà di certo riuscire a sopravvivere. Questa capacità è stimolata dalla lettura, che allena il nostro cervello a confrontarsi con scenari sempre nuovi.
Attenzione, però! Ci sono due forme di adattamento. Quello passivo e incosciente, come quello di Heichmann, che non è affatto positivo, e quello che il noto psichiatra Vittorino Andreoli ha definito “critico”.
L’adattamento critico è quello intelligente, che permette di adeguarsi agli schemi della società, cosa che dobbiamo fare perché siamo animali sociali, riuscendo però a dire “no”, quando ci vengono imposti dall’alto gli orrori come quelli del nazismo.
Si tratta quindi di raggiungere il giusto equilibro. Ma lo abbiamo raggiunto?
La risposta è no. Almeno per ora. Ma possiamo riuscirci se...leggiamo.
Lo dimostra questa citazione tratta da Fahrenheit 451 di Ray Bradbury.
La scuola è sempre più breve, la disciplina è rilassata. Filosofia, storia, lingue, vengono abbandonate. L’inglese e l’ortografia sono sacrificati sempre più, finché si arriva a un’ignoranza quasi totale. La vita è una cosa concreta: quello che conta è il lavoro, e il divertimento dopo il lavoro. Perché imparare qualcosa che non serve a premere i bottoni, a tirare le leve e a incastrare viti e bulloni?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Viaggio nelle diverse forme dell’intelligenza umana: da Platone a Ray Bradbury
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