Dodici rose a Settembre di Maurizio de Giovanni

Gelsomina Settembre, detta Mina, si occupa di casi senza giustizia in un consultorio dei Quartieri Spagnoli a Napoli, praticamente come volontaria, visto che la struttura è sottofinanziata. Quotidianamente quindi, la quarantenne dal seno prosperoso di cui si vergogna, subisce quelle che chiama Gdm, ovvero giornate di... brutte dai! Diciamo pure brutte.
Mina però ama il suo lavoro e si prodiga al massimo per aiutare gli altri. In particolare, una mamma e una figlia che subiscono abitualmente violenza domestica e che quindi vanno assolutamente salvate.

Attorno a Mina, si alternano personaggi esilaranti, molto ben caratterizzati, poiché la scrittura scorrevole e cinematografica di Maurizio de Giovanni, “padre” di quei bastardi di Pizzofalcone di nota memoria, è ironica e parecchio divertente.
Mentre Mina è alle prese coi suoi problemi, fra cui una madre “sui generis” di cui se ne vedono poche (non così svalutanti e dirette, eppure così maledettamente simpatica, nonostante tutto), in città si consumano dei delitti, la cui firma del killer sono le rose. Rose rosse, che vengono fatte recapitare alle vittime, senza dare troppo nell’occhio. Almeno, in principio.
Mina ha anche un altro grosso cruccio, anzi, enorme. Il nuovo ginecologo Domenico, attraente quanto Robert Redford e del tutto inconsapevole del proprio fascino che, facendosi chiamare Mimmo e creando confidenza, la mette in imbarazzo. Lei, ormai divenuta del tutto schiva e disinteressata alla vita privata, dopo il divorzio da Claudio, avvenuto alcuni anni prima.
E così, la vita al consultorio si anima, fra una chiacchierata e l’altra con le intraprendenti amiche, sempre pronte a correre in suo soccorso. Fino a che la storia, anzi, le due storie parallele (quella del killer delle rose e delle due donne maltrattate), diventano avventure cariche di suspense, dai toni rocamboleschi.

Dodici rose a Settembre è un piccolo libro blu, come lo chiama l’autore stesso nei ringraziamenti, ma dal grande potere narrativo. Che incalza e intrattiene piacevolmente durante la lettura.
Un romanzo con una nuova protagonista, l’assistente sociale Mina, che saprà conquistare il suo pubblico, andando a collocarsi fra tanti altri piccoli libri blu, quelli di Sellerio, insieme al più grande degli autori di questa “scuderia”. Il grande maestro Andrea Camilleri, a cui Maurizio de Giovanni dedica il suo libro.