Domenica nera di Claudio Paglieri

"Sto bussando ma non risponde, la porta è chiusa a chiave."

Genova, Stadio Marassi. Intervallo di una partita di Serie A.
La porta chiusa a chiave è quella dello stanzino dove da solo, senza specchi in cui riflettersi, si cambia l’arbitro Tullio Ferretti. Quando verrà aperta, Ferretti sarà ritrovato impiccato e inizieranno le indagini del commissario Marco Luciani in quel "mondo del pallone" che ormai ha perduto ogni poesia: dalle partitelle dei bambini nei campetti rionali ai match di campionato, l’importante non è divertirsi e divertire, ma prevaricare. Luciani si muoverà tra uomini e donne che danno sì un valore alle relazioni, ma esclusivamente economico. Correrà per sport e per ritrovare se stesso tra Genova, città di topi e canzoni d’autore, e i borghi della poetica Liguria di Levante.

"Domenica nera" è un giallo del 2005 piacevolmente crudo, amaro e sincero fino all’ultima riga. E’ il romanzo delle "porte chiuse". Il mondo del calcio è una porta chiusa a doppia mandata: una realtà autosufficiente e asfissiante, sempre più lontana dai tifosi e avulsa da regole. I personaggi sono porte chiuse: ciascuno impegnato a preservare i propri interessi, ad accumulare ricchezze e inseguire ambizioni. Genova è una città dalle porte chiuse, dove giustizia, legalità e informazione giocano le loro partite a livelli sempre più irraggiungibili dalla gente comune.
In mezzo a questo labirinto esordisce nel mondo dei libri il commissario Luciani: emotivamente anoressico, apparentemente "chiuso", incorruttibile dalla conformante società umana. Eppure, pagina dopo pagina, la scorza del commissario si sfoglia e il lettore prende coraggio, arrivando ad aprire la porta della morale comune dietro cui ci schermiamo, per guardare dritto negli occhi, insieme a Luciani, la realtà. Nuda e cruda.

"Sto bussando ma non risponde, la porta è chiusa a chiave."

E, tu, aprirai?