Dominus Lucis
- Autore: Lorella Fontanelli
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Dagli altari alla polvere, anzi dalla “Signoria” alla tomba: esito della caducità delle fortune umane, ma anche delle contorte alleanze, delle trame vili e delle feroci vendette nell’Italia rinascimentale. È tutto in un libro, che trasforma in un romanzo la storia di un italiano di metà 1400 ch’è stata davvero un romanzo. “Dominus Lucis. Sante Cascese Bentivoglio” (324 pagine 19.90 euro), pubblicato da Epika Edizioni di Valsamoggia-Bologna, è opera di Lorella Fontanelli, che ha compiuto un piccolo miracolo intellettuale.
Un grande lavoro di ricerca storica l’ha portata ad approfondire vicende controverse nella città felsinea. Per gran parte del XV secolo, dal 1401 al 1506 sebbene non ininterrottamente, Bologna ebbe a capo la Signoria dei Bentivoglio, con qualche intervallo dovuto ad eventi che per lo più “hanno grondato sangue e creato vedove”, scrive l’autrice nel dare conto di uno dei passaggi di mano tra famiglie e fazioni rivali.
C’è da dire che Sante Cascese è stato piuttosto longevo, restando per parecchi decenni in salute fisica e politica nella città delle torri.
Lorella Fontanelli è proprio di Valsamoggia, dove ha sede Epika. È appassionata di storia, mistero, fantascienza e autrice di numerosi romanzi di vario contenuto.
Questo comincia a Poppi, nel Casentino. Toscana e Bologna si sovrappongono in continuazione nell’arco temporale del racconto. È il 1435 e Sante, ad appena 11 anni, affronta la morte della mamma cercando di comportarsi con fermezza, come aveva deciso durante l’agonia della povera donna. Però, quando la bara viene calata, vorrebbe non essere lì, correre lontano.
Lo zio Antonio Cascese lo accompagna a Firenze, dove insieme a Cecco, coetaneo e compagno di giochi, potrà imparare l’arte della lana, un mestiere molto redditizio.
Mentre Sante raggiunge la città toscana, Anton Galeazzo Bentivoglio detto Antonio, erede dei Signori di Bologna, lascia Firenze dove ha ottimamente trascorso l’esilio da Bologna, per la benevolenza accordatagli da Cosimo de’ Medici. Sfortuna e buona ventura vanno e vengono nell’Itala dei mille campanili e delle mille alleanze. Milano, Firenze e Venezia vogliono il ritorno dei Bentivoglio nella Signoria bolognese: il papa e il suo legato locale per ora devono starci, facendo buon viso a cattivo gioco.
Antonio rientra trionfalmente nella casa di famiglia in Borgo della Paglia, che i sostenitori hanno riarredato con suppellettili sopravvissute alla furia devastatrice dei Canetolì e dei Maltravelli. Sono state nascoste e custodite, in segno di rispetto per la famiglia.
Neanche il tempo di riprendere fiato, che un agguato delle famiglie nemiche toglie la vita ad Anton Galeazzo e ad una cinquantina di bolognesi, in una vigilia di Natale di sangue del 1435. Il tradimento è stato ordito dal legato papale, ma le milizie dei Visconti, complice l’Orsini, riportano ordine a Bologna, rovesciano il religioso e lo spediscono a Ferrara, a dorso d’asino. Imola e Forlì, nonostante le poderose mura merlate, si dissociano dal papa: meglio i Visconti a capo che il capo ai Visconti. Annibale Bentivoglio, poco più che ventenne, è reinsediato.
Intanto, Sante si fa notare per le sue capacità, al servizio di messer Solosmei, anziano e ricco lanaiolo che lo cresce come un figlio. Il ragazzo ha 15 anni, ma in quanto orfano è già maggiorenne. Si accomiata dal dispiaciuto Solosmei per andare a imparare l’arte delle armi. Torna a Poppi, serve il duca Francesco Guidi. Combatte valorosamente ma perde la battaglia di Anghiari. Sopravvive e scorta il duca a Bologna, dove Annibale ha concesso ospitalità al Signore di Poppi, per ricambiare quella offerta dal Guidi al cugino Ercole Bentivoglio, cacciato venti anni prima dalla Signoria.
Il giovane, ma già maturo Sante ha successo sulle disinibite fanciulle e nobildonne bolognesi. Non ci sono pervenute raffigurazioni, ma Lorella si concede la licenza di descriverlo come l’Arcangelo Gabriele sceso in terra, a detta di un’ampia platea femminile. Nell’incontrarlo, Annibale Bentivoglio ha un moto di sorpresa. Osservando il volto del bel sedicenne vi trova qualcosa di familiare, tant’é che gli rivolge queste parole:
tu sei dei nostri, vai a Firenze ma presto dovrai tornare a casa.
Annibale non avrà fortuna. Con un tranello, il condottiero di ventura Piccinino lo circonda e rinchiude nella Rocca di Monpiana. Sarà liberato con un colpo di mano e rimesso al potere a Bologna, ma nel 1445 i Canetoli lo uccidono. A questo punto, la misura è colma: il popolo insorge e chiede di tornare sotto i Bentivoglio. Fatto sta che Giovanni II è poco più di un infante, ma in Toscana vive un ragazzo forte e capace. Nelle vene scorre il sangue di Ercole Bentivoglio.
La città è minacciata dai Visconti, che ora sono dalla parte del papa e vogliono restituirla alla Chiesa. Dal pericolo nasce l’unione: Bologna si salda intorno a Sante e per suo merito ha origine un lungo periodo di prosperità.
Dominus Lucis. Il romanzo di Sante Bentivoglio
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