Dormi stanotte sul mio cuore
- Autore: Enrico Galiano
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2020
Dormi stanotte sul mio cuore di Enrico Galiano (Garzanti, maggio 2020, 304 pp.) è un romanzo sulle parole e sul comunicare: sulle parole che mancano e su quelle di troppo; sulla necessità di comunicare per relazionarsi e sui limiti nel farlo con le parole: a volte non bastano, a volte impediscono di dire davvero qualcosa, e altre volte, in assenza di fatti, il bisogno di dire alimenta pregiudizi che poi, le parole, non le ascoltano più.
"Il grosso guaio di quando hai un problema dentro la testa, come per esempio la mia fefo, è che non ti crede nessuno. Non è come avere un raffreddore, che ti gocciola il naso, la gente vede la goccia e dice: “Raffreddore!”, e ti portano anche un tè caldo e ti fanno le coccole. Se non si vede da fuori, la gente crede sempre che il male non c’è. Invece spesso non solo c’è, ma è più grande di qualsiasi male si possa vedere."
Mia, grandi occhi color ciliegia è una bambina come tante altre (undici anni e tanta voglia di vivere), quando Fede, tredicenne rifugiato albanese dagli occhi buchi ("erano dei pozzi. Se li guardavi, vedevi che in fondo, giù nel nero delle pupille, c’era qualcosa, ma non potevi mai sapere cosa"), entra nella sua vita col suo mutismo selettivo. Mia non ci sta e cerca la parola giusta ("siamo tutti silenzi in attesa della parola giusta") per incrinarne il silenzio, ma succede "il grosso guaio" e a lei resterà l’afefobia e un rimpianto che la costringerà a cercare di capire.
Le ci vorranno 20 anni, lungo un percorso di dubbi su di sé, di rivalutazioni dei compagni di scuola, di riequilibri dei rapporti coi genitori... Insomma: di crescita. Tutto questo accompagnata dalla sua migliore amica, un’anziana toscanaccia ("maremma maiala") di nome Margherita, che le spiegherà la vita secondo la sua scienza; un personaggio che ricorda affettuosamente l’omonima scienziata che ha fatto capire le stelle a tanti italiani ("icché c’entra adesso il culo con le quarant’ore?").
Un romanzo autobiografico presentato in modo diaristico con dei flashback e delle fratture temporali che stimolano l’attenzione e favoriscono una tensione, un’aspettativa che si intreccia con quella di Mia accompagnandola nella ricerca verso la comprensione, ma, soprattutto, verso l’affermazione e definizione della propria vita, solo per capire che le scelte a volte non sono un rischio da correre, ma una necessità ("ci sono cose che puoi scegliere e cose che ‘un puoi scegliere. Cose che finiscono e cose che non finiscono. L’amore, quello vero, appartiene alla seconda categoria"). Mia impara negli anni che le parole sentite sono più vere di quelle dette.
L’autore, Enrico Galiano, è nato a Pordenone nel 1977 ed è insegnante per convinzione. Il suo romanzo d’esordio, Eppure cadiamo felici, ha vinto il Premio internazionale Città di Como come migliore opera prima e il Premio cultura mediterranea. Con Garzanti ha pubblicato anche Tutta la vita che vuoi (2018), Più forte di ogni addio (2019) e il libro illustrato Basta un attimo per tornare bambini in collaborazione con Sara Di Francescantonio (2019).
C’è del suo nel personaggio di Mia; lo scopriamo verso la fine. C’è del suo anche nel personaggio di Margherita, che ha abbandonato la scienza per l’insegnamento perché insegnare ai bambini significa costruire futuro.
Il suo stile è una scrittura che avvince e trascina con la sua semplicità e quando hai finito il libro viene voglia di rileggerlo per riviverlo, come si fa coi diari veri che parlano di cose vere, di emozioni vere, di pensieri veri… della vita da vivere e rivivere per appropriarsene meglio.
Enrico Galiano ha detto di sé:
"Scrivo di ragazzi perché ogni volta che ci parlo insieme, ogni volta che li osservo, in classe, a ricreazione, mi viene da urlare al mondo quanta bellezza c’è lì dentro, quanta forza, quanto coraggio. Perché il mondo troppo spesso li dipinge per quello che non sono.
Scrivo di ragazzi non per parlare di loro, ma per parlare a loro: per immaginarmi di averli di fronte, uno per uno quando aprono un mio libro, e dirgli che fa un sacco paura, certo, che è un casino, certo, ma che io sono lì, e faccio il tifo per loro.
Scrivo di ragazzi per riconoscenza, soprattutto per riconoscenza, per tutte quelle maledette volte che la vita mi ha preso a schiaffi, e io tornavo lì, aprivo la porta della classe, e spariva tutto, e mi sembrava di rinascere."
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Un libro perfetto per...
Consigliato a chi ha fede nell’amore, nei bambini e nella scrittura.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dormi stanotte sul mio cuore
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