Dove batteva il mio cuore
- Autore: Sebastian Faulks
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2016
“Dove batteva il mio cuore” (Neri Pozza, 2016, titolo originale Where my heart used to beat, traduzione di Maddalena Togliani) è il nuovo romanzo dello scrittore e giornalista britannico Sebastian Faulks, già autore della trilogia francese “La ragazza del Lion d’Or”, “Il canto del cielo” e “La guerra di Charlotte”, che gli è valsa il successo internazionale.
“Buia casa, presso cui indugio ancora una volta in questa squallida via, porta, dove batteva il mio cuore tanto veloce aspettando una mano...”.
Una frase del poema In Memoriam del poeta vittoriano Alfred Tennyson è l’esergo del romanzo con protagonista lo psichiatra londinese Robert Hendricks, costretto all’improvviso a fare i conti con il proprio passato.
“Caro dottor Hendricks, la prego di perdonarmi per scriverle così, senza preavviso, ma ho qualcosa che penso possa interessarle”.
Sebastian Faulks, uno degli scrittori inglesi più influenti della sua generazione, mediante una scrittura lineare e avvincente, compone il ritratto di un uomo abituato alla solitudine, che s’illude di poter fare a meno del prossimo.
“Tutti i rapporti allacciati in più di sessant’anni di vita non riuscivano a nascondere il fatto che ero completamente solo”.
Sarebbe stata una lettera proveniente da Toulon, cittadina provenzale del Sud Est francese a scardinare le certezze della analitica personalità di Hendricks, “habitué della solitudine”. In poche righe Alexander Pereira, un neurologo che si avvicinava alla fine della propria vita, comunicava a Robert che riordinando le sue carte, in alcuni vecchi diari risalenti alla Grande Guerra aveva trovato
“dei riferimenti a un uomo con lo stesso suo cognome, peraltro poco diffuso, che militò nella mia compagnia dal 1915 al 1918”.
Pereira affermava di avere conosciuto il padre di Robert, morto quando il figlio aveva solo due anni, poco prima dell’armistizio.
“Anche se c’era una fotografia di lui che mi teneva in braccio neonato, non me lo ricordavo”.
Infatti era stata la madre lo scudo di Hendricks, il capofamiglia, una donna bassa e magra, abituata a temere sempre il peggio che lavorava sodo come capoufficio in una fattoria mista. La missiva di Pereira si concludeva con l’invito rivolto a Robert di andare come ospite a casa sua.
“Vivo nel sud della Francia, su un’isoletta piccola ma graziosa, che si raggiunge col taxi acqueo dall’estremità della presqu’île a sud di Tolone”.
Pereira non conosceva bene il padre di Hendricks però l’anziano medico possedeva alcuni oggetti ricordo della guerra, fotografie e cose del genere, che riguardano anche quel soldato morto pochi giorni prima dell’armistizio. Incuriosito dalla lettera Hendricks il giorno dopo si era recato alla London Library per vedere cosa riusciva a scoprire su Pereira. Tra le opere di consultazione l’uomo aveva trovato il Conseil de l’Ordre des Médecins en France. In effetti, c’era un Alexander Pereira, nato nel 1887. Seguiva una lista di incarichi, alcuni clinici, altri accademici. Sembrava che la carriera del medico si fosse interrotta bruscamente dopo la II Guerra Mondiale. Inoltre Hendricks su un’altra fonte aveva notato che Pereira aveva pubblicato diversi articoli e cinque libri, tutti sul tema della memoria e della demenza. Quindi Hendricks avrebbe incontrato un uomo che poteva aprire una porta sul suo passato, ma ciò che lo rendeva vulnerabile era
“il pensiero che uno sconosciuto sapesse su di me più di quanto ne sapessi io”.
A poco più di sessant’anni Robert Hendricks si sentiva giovane e
“abbastanza in forma per cambiare e affrontare quanto mi sarebbe capitato; forse un medico della generazione di mio padre, specializzato in studi sulla memoria, poteva essere proprio la persona che faceva al caso mio”.
Dove batteva il mio cuore
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