Dove sei? di Marc Levy

Marc Levy, l’autore di Se solo fosse vero, ama scrivere romanzi d’amore non convenzionali, storie sofferte in cui introduce sempre un elemento di impossibilità e un finale mai scontato. In Dove Sei?, la formula si ripete nel racconto dell’amore a distanza tra Susan e Philip, amici fin dall’infanzia, separati dalla decisione di Susan di entrare nei Corpi di Pace e di partire per l’Honduras. Il loro rapporto continua attraverso le lettere che i due giovani si scrivono assiduamente, in attesa di rivedersi in un bar dell’aeroporto di New York le rare volte in cui Susan torna in patria.

Fra due anni, quando tornerò, mi aspetterai qui, verremo di nascosto. Ti racconterò tutto quello che ho fatto e anche tu mi racconterai quello che hai fatto, ci siederemo a questa stessa tavola, perché sarà nostra; e se io sarò diventata una Florence Nightingale dei tempi moderni e tu un famoso pittore, un giorno vi incolleranno una targhetta di rame con i nostri nomi.

L’intenzione di aspettarsi e di non cercare nessun altro si trasforma nel corso del tempo nella consapevolezza della distanza, sempre maggiore, che li divide. Susan è coinvolta nelle attività umanitarie e critica lo stile di vita di Philip, rifiutando di tornare a casa e di scegliere un’esistenza “normale”. Philip, dal canto suo, riesce a fare carriera e conosce Mary, che accetta di sposarlo nonostante la sua segreta gelosia. Il matrimonio, però, si complica quando nella loro vita compare una bambina, Lisa: è la figlia di Susan, scomparsa durante un uragano. Il fuoco del racconto si sposta così su Mary, lacerata tra il rifiuto di accogliere la bambina nella sua famiglia e l’istinto materno, che la spinge a prendersi cura di lei. Lisa incarna tutte le sue paure, i fantasmi contro cui ha combattuto fin dal giorno in cui ha incontrato Philip, ma non può fare a meno di essere conquistata dalla sua schiettezza, dal dolore che si porta dentro e che le ha rubato l’infanzia.

Levy ha uno stile semplice, quotidiano, ma sa come toccare il cuore dei lettori. A volte si ha l’impressione che la storia rischi di sconfinare nel melò, ma l’uso sapiente dell’effetto sorpresa riesce a tenere accesa l’attenzione fino all’ultima pagina.