Fazi nella sua Collana “Le strade” riedita due romanzi: “Vera” (2019, nuova traduzione di Sabina Terziani, pp. 300, 15,00 euro) pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1921 dalla romanziera britannica Elizabeth von Arnim, pseudonimo di Mary Annette Beauchamp (1866-1941) nata a Sidney in Australia, cresciuta in Inghilterra e morta negli Stati Uniti ed “Estremi rimedi” (2019, titolo originale "Desperate Remedies", traduzione di Chiara Vatteroni, pp. 550, 18,00 euro) di Thomas Hardy (Upper Bockhampton, 2 giugno 1840 - Dorchester, 11 gennaio 1928), romanzo d’esordio del poeta e scrittore britannico edito nel 1871.
Cugina di Katherine Mansfield e amica di E. M. Forster, definita da H. G. Wells nella sua autobiografia come “la donna più intelligente della sua epoca”, donna colta e antesignana, autrice prolifica, di grande successo dalla prosa raffinata, von Arnim visse a Londra, Berlino, in Polonia e infine negli Stati Uniti. Elizabeth si sposò due volte, nel 1891 con il conte tedesco Henning August von Arnim-Schlagenthin, figlio adottivo di Cosima Wagner. Dalle nozze nacquero cinque figli: quattro bambine e un maschio fra i cui precettori vi furono E.M. Forster e Hugh Walpole.
Nel 1916 la scrittrice sposò in seconde nozze il duca John Francis Stanley Russell fratello maggiore del filosofo Bertrand Russell. Ma entrambe le unioni matrimoniali furono infelici, forse anche per il temperamento audace e volitivo di Elizabeth, infatti fra un matrimonio e l’altro, la von Arnim ebbe una relazione con H. G. Wells, scrittore britannico tra i più popolari della sua epoca, autore di alcune tra le opere fondamentali della fantascienza come “La guerra dei mondi”.
Nell’undicesimo libro pubblicato e da lei considerato come il suo migliore, von Arnim (tra i suoi 21 romanzi ricordiamo: “Il giardino di Elizabeth”, “Una principessa in fuga”, “La moglie del pastore”, il celebre “Un incantevole aprile”, “La fattoria dei gelsomini”), racconta le vicende di una giovane donna indifesa: Lucy Entwhistle. Rimasta sola al mondo, Lucy incontra Everard Wemyss, uomo maturo e affascinante, vedovo da poco. Forse scambiando il bisogno di protezione e appoggio per amore, l’inesperta Lucy sposa Everard, ma nella magione dell’uomo, aleggia il mistero della morte della prima moglie, Vera…
Thomas Hardy, autore sensibile di romanzi indimenticabili quali “Via dalla pazza folla”, “Il sindaco di Casterbridge”, “Tess dei d’Ubervilles” e “Jude l’oscuro”, nacque in un villaggio nei pressi di Dorchester, nel Dorset che diventerà il Wessex dei suoi romanzi (il Wessex era l’antico nome del Dorset), in un’umile famiglia. Hardy compì studi di architettura e andò dapprima ad abitare a Londra per esercitare la professione che abbandonò presto per dedicarsi alla letteratura per la gioia dei suoi tanti futuri estimatori.
Nel 1874 l’autore si sposò con Emma Lavinia Gifford e si stabilì in una casa di campagna, Max Gate, presso Dorchester, dove trascorse l’intera vita. Colpi di scena fino all’ultima riga del testo, fughe nella notte, omicidi, tanta suspense, come nei migliori romanzi di Wilkie Collins. Tutto questo per narrare le misteriose e sfortunate vicende che ammantano la vita della candida Cytherea, che vede sfumare il suo sogno d’amore, anche per colpa di personaggi detestabili e corrotti. “Nella lunga e intricata serie di circostanze per cui vale la pena di ricordare alcune delle esperienze di Cytherea Graye, Edward Sprigrove e altri...”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Due riedizioni targate Fazi da non perdere: "Vera" di Elizabeth von Arnim e "Estremi rimedi" di Thomas Hardy
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