Durante di Andrea De Carlo

Si può uscire da se stessi e divenire migliori, pur se i condizionamenti del passato -familiari, sociali, caratteriali- remano contro? La risposta è affermativa e di tale convinzione De Carlo ne fa l’idea centrale del suo libro "Durante".

La vicenda prende avvio nella campagna marchigiana, con protagonista Pietro (che è anche l’io narrante) legato alla sua compagna Astrid, di origine austriaca. Nella loro pacata routine quotidiana irrompe però del tutto fortuitamente il misterioso esperto di cavalli Durante, che scombussolerà non poco gli equilibri apparentemente raggiunti dalla coppia.
Altri personaggi entrano a far parte della storia, azzeccati e rivelatori dell’indole vagabonda ma affascinante e coinvolgente di Durante, come ad esempio la sorella di Astrid, cioè Ingrid, di cui Pietro è veramente e nascostamente innamorato.
Intanto, il bizzarro cow-boy appare e scompare nelle vicende della coppia lasciando il segno dei suoi passaggi. Poi, un giorno chiede a Pietro di accompagnarlo a Genova, dove ha lasciato una ex-moglie e un figlio adolescente.
Il viaggio e la permanenza nel capoluogo ligure sveleranno ancora maggiormente il lato seducente, nonchè quello inaspettatamente solidale di Durante.
I due proseguono per Zurigo, altra mèta d’obbligo per lo stravagante personaggio e per il suo passato di amatore dall’indole instabile...
Finale niente affatto scontato.

Il libro è di quelli che si leggono tutto d’un fiato, per l’intrigante fascino della trama, incentrata sulla scoperta dei segreti dell’enigmatico Durante. Il lato sentimentale della narrazione si lega strettamente a quello avventuroso creando un mix riuscitissimo, dal quale il lettore viene catturato.
Lo stile è ricercato, con originali vezzi d’impostazione quali,ad esempio,il discorso diretto introdotto senza i due punti. Altra peculiarità si riscontra nei capitoli, i quali non sono numerati bensì semplicemente titolati tramite le parole d’inizio del capitolo stesso.
Si nota, inoltre, una dovizia di aggettivi e sostantivi per descrivere sia i gesti che gli stati d’animo, la quale risulta espressione dell’abilità stilistica di De Carlo.
Efficaci le descrizioni d’ambiente rese con metafore e similitudini inaspettate, che appagano anche il lettore più attento e critico.
Tutto ciò è senz’altro rivelatore di indiscutibile talento e di sicura maestrìa.

"Il diciannove maggio alle quattro e venti del pomeriggio ero seduto nel prato davanti a casa in una pausa dal lavoro, senza un solo pensiero attivo in testa. il termometro appeso sotto l’arco tra casa e il laboratorio segnava ventisette gradi all’ombra, ma al sole ce n’erano almeno trenta. La testa mi scottava, gli occhi mi facevano quasi male." (Incipit)