E in mezzo: io
- Autore: Julya Rabinowich
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2021
“Da dove vengo? Non importa. Potrebbe essere da qualsiasi luogo. Ci sono tante persone che in molti paesi vivono ciò che ho vissuto io. Vengo da ogni dove. Vengo da nessuna parte. Da oltre le sette montagne. E da molto più lontano ancora. Laddove i ladroni di Alì Babà non avrebbero voluto vivere. Almeno non più ora. Troppo pericoloso.”
Si chiama Madina, ha quindici anni e capelli lunghi fino ai fianchi. La ragazzina è scappata dalla guerra, insieme alla sua famiglia, rifugiandosi a Vienna, alla ricerca di una vita migliore. I problemi legati all’integrazione sono tanti e non solo relativi alla società che li accoglie: è la sua stessa famiglia a non accettare il salto in avanti che Madina vuole fare, vivendolo come un distacco dalle proprie origini e un rifiuto delle stesse. La ragazza è determinata e forte e non vuole arrendersi di fronte alle difficoltà. Caparbia e con una grande voglia di riscatto, vede nella lingua un utile strumento d’integrazione e interazione con la società e grazie a essa e all’amicizia con Laura riesce, in qualche modo, a travolgere ogni difficoltà e a diventare un canale d’integrazione per se stessa e per la sua famiglia.
Un libro vincente e avvincente questo E in mezzo: io di Julya Rabinowich (Besa Muci, 2021, trad. Beate Baumann), la cui storia si snoda intorno al fenomeno dell’integrazione, attraverso le vicende di Madina e della sua famiglia. Bella la penna di Rabinowich, capace di disegnare i profili dei protagonisti con dovizia di particolari e in grado di trasmettere le emozioni e le più vive sensazioni derivanti dai fatti di vita dei personaggi che animano la narrazione. Fondamentale l’utilizzo della lingua come strumento di reciprocità e di fusione con il mondo che ospita Madina e la sua famiglia e come mezzo, che fa da ponte tra lei e quel padre che non vuole accettare l’integrazione con il nuovo universo. La ragazza vive di determinazione e voglia di riscatto, su un’altalena che dondola tra l’affetto che Madina prova per i suoi cari e la voglia di diventare un tutt’uno con la nuova realtà, quella stessa quotidianità che sembra offrirle una vita migliore. Speranza e dolore si alternano nel romanzo, allo stesso modo della voglia di un futuro e attaccamento alle tradizioni, necessità di riscatto e massima determinazione; sono tutti elementi alla base di ogni gesto di Madina e di ogni sua volontà.
Potente il messaggio che Rabinowich fa passare attraverso il suo libro: un pensiero di vita vissuta, di concretezza maturata sul campo e di una sofferenza, che trova la sua salvezza in quell’accoglimento che non conosce tolleranza. Julya Rabinowich è stata interprete presso centri di accoglienza, dove ha potuto ascoltare e accogliere il dolore della gente, facendo sue le sofferenze altrui. Questo è uno dei motivi per cui Madina arriva da “qualsiasi luogo”. Non è importante la provenienza geografica, quando si è rifugiati: l’anima è una sola ed è sofferente, bisognosa di cure, accoglienza e comprensione.
Seguono le parole di Beate Baumann, la traduttrice del libro — testo estratto dai contenuti del sito della casa editrice Besa Muci:
“Potrei usare due parole per definire il romanzo: voce e ponte. Julya Rabinowich ha voluto dare voce a chi non ce l’ha, a persone costrette ad abbandonare la propria terra e i propri cari... La voce di Madina racchiude un po’ tutto; da un lato la delicatezza e l’ingenuità straordinariamente sincera, dall’altro la chiarezza e la determinazione. I due punti, inseriti nel titolo, stanno a simboleggiare proprio quel ponte, dato dalla voce che funge da collegamento. Madina si trova nel mezzo, tra il mondo occidentale e quello orientale, tra l’universo degli adulti e quello dei ragazzi. La lingua diviene lo strumento, che trasforma la voce in una sorta di ponte, che permette a Madina di approdare nella nuova terra, sviluppando le proprie radici e le propria identità. La giovane incarna una voce contemporanea, una di quelle voci silenziose molto presenti nella nostra società, che gli altri faticano a sentire, perché, infondo, sono di persone trasparenti. E in mezzo: io è un libro che sottolinea la sensibilità della Rabinowich nei confronti delle problematiche dei profughi. Julya ha lavorato presso un centro di accoglienza per rifugiati ceceni, dove ha ascoltato e dato voce a racconti scioccanti e angoscianti. Direi che la figura dell’interprete si identifica con il ponte tra le lingue.”
E in mezzo: io
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Il nostro gruppo di lettura ha terminato questo libro, definendolo fortemente interessante e coinvolgente. La scrittrice, russa di origine, ha una scrittura delicata e tagliente, avvincente e vincente. La trama è compatta e solida, trascina immediatamente il lettore con sé e lo catapulta in una dimensione fatta di lotta, integrazione, speranza e urgenza di integrazione. Madina è testarda, ma è impossibile non volerle bene. Una ragazza che può arrivare da qualsiasi luogo, da qualsiasi terra, con una grande voglia di vivere e di riscatto. Tornando allo stile della Rabinowich, nella sua sinuosità trasmette calore e determinazione, incanto e grande forza di volontà. Consigliato.
Il gruppo di lettura "Menti librose" di Castione-Emilia Romagna
Un romanzo pensato per i ragazzi, , ma che prende anche gli adulti. Coinvolgente, toccante e ben scritto E in mezzo: io di Julia Rabinowich. Tocca temi molto attuali, come quello dell’integrazione e del rapporto padre figlia, in un mondo e in una cultura, dove l’uomo si sente in dovere di proteggere la propria prole se di sesso femminile. Bella anche la storia d’amicizia tra Madina e Laura, fatta di affetto, forza e coraggio. Tenero il personaggio di Madina, ma con grande, grandissima forza di volontà. Una scrittura scorrevole e piacevole. Vi conquisterà! Gruppo di lettura “Le sorgenti” di Catania
Abbiamo sostenuto Madina dall’inizio fino alla fine della sua lotta. La ragazza è caparbia e merita tutta l’attenzione del lettore. Ottima la sua capacità di volercela fare, grande la sua necessità di integrazione e di trascinare la sua famiglia in questa possibilità di vita migliore. Alla fine è quello a cui aspira la giovane, una vita diversa e più edificante, per se stessa e la sua famiglia. Suo padre non la vede bene ed ecco che la lotta di Madina continua anche nella sua famiglia. Bella narrazione, a tratti commovente, forte, diretta e per certi versi dura. Brava la Rabinowich, che sostiene e appoggia pienamente Madina rendendo partecipe il lettore a questa lotta interiore ed esteriore, in cui la giovane non molla mai, anche quando chiunque al suo posto, specialmente a quindici anni, avrebbe mollato. Scrittura semplice, ma coinvolgente, con un retroterra di sofferenza derivante dall’esperienza propria della scrittrice che è stata interprete presso i campi di accoglienza profughi. Consigliato.
In molti sottolineano quanto questo libro sia interessante, forte e delicato allo stesso tempo. Noi preferiamo parlare dello stile dell’autrice, perché sul contenuto si sta dicendo tanto. La scrittura di Julya Rabinowich è forte, di una grande potenza e allo stesso tempo di un’eleganza disarmante. Viene naturale leggere il libro, dando una musicalità alle parole contenute. Impossibile non immaginare le scene contenute nel romanzo, non avere un’idea di quelli che sono i lineamenti dei personaggi e soprattutto non immaginarsi accanto a loro. Lo stile della scrittrice è realistico, veritiero e di grande potenza descrittiva. Ci piace parlare di come sono ben descritte le emozioni di Madina e tutti i personaggi che animano il libro, di come sono elevati all’ennesima potenza il dolore e la gioia e questo solo con l’uso delle parole. Consigliato. Gruppo di lettura Libri in cuore