“Io cerco un ventre orgoglioso e umiliato per morirci dentro come ci sono nato”.
E’ così che vogliamo salutarlo: con i suoi versi in rima. Dopo una lunga malattia, si è spento oggi alle 10.10 a Roma Alberto Bevilacqua, voce narrante di numerose opere, grazie alle quali ha vinto il premio Campiello (Questa specie d’amore, 1966), il premio Strega (L’occhio del gatto, 1968) e il Bancarella (Un viaggio misterioso, 1972 - I sensi incantati, 1991).
Lo scrittore, nato a Parma nel 1934, ha conquistato il successo mondiale grazie a “La Califfa” del 1964, Irene Corsini, una donna libera, spregiudicata, passionale, che arrivò sul grande schermo grazie alla memorabile interpretazione di Romy Schneider.
Se pensiamo ad un artista completo non possiamo che pensare a lui: scrittore, poeta, giornalista, regista, sceneggiatore.
Molte delle sue opere sono state tradotte in diverse lingue e hanno portato oltre i confini nazionali (Europa, USA, Brasile, Cina, Giappone) le sue storie moderne, struggenti, quelle storie di mistero, memoria ed eros nate prima di tutto nel suo cuore perché, come ha sempre asserito, è l’anima di uno scrittore che muove la sua penna.
Un intellettuale di cuore, che amava essere sincero, essere testimone e custode dei suoi ricordi, con una carriera ricca di successi, soddisfazioni, creatività e una vita dall’architettura shakespeariana come lui stesso ha raccontato durante il Premio Letterario di Castelfiorentino il 6 giugno 2009, in cui ha anche dichiarato:
“Lo scrivere mi ha salvato dalla follia”.
Vogliamo lasciarvi in ricordo questa intervista del 7 aprile 2012 a “Che tempo che fa”:
E voi che pensate? Qual è il vostro ricordo del celebre scrittore?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: E’ morto Alberto Bevilacqua, voce struggente de “la Califfa”
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