La poesia di Patrizia Cavalli è un frammento di quotidianità che si insinua nella mente e, suo malgrado, insegna a vivere. Racconta cose semplici, ordinarie, usuali, come una brocca posata su un ripiano, la fila di mezz’ora alla posta, un paio di occhiali appena tolti, il diritto di sognare in una giornata di sole che è limpida e sorgiva come una carezza. Del resto, È tutto così semplice, anche l’amore.
Nessun poeticismo e nessun manierismo, così viene introdotta la raccolta Einaudi Pigre divinità e pigra sorte (2006) che contiene la poesia in questione ed esprime appieno l’immediatezza ragionativa che caratterizza la poetica di Cavalli.
Semplicità, quotidianità, una certa buona dose di sfrontatezza, di disinvoltura e anche di immediatezza; parole che sembrano nascere per istinto, dalla voce viva, fatte per essere recitate, parole da pronunciare ad alta voce per sentire il suono trillante o grave che fanno e la reazione che suscitano, poesie che nascono innanzitutto come dialogo.
Nell’anniversario della nascita di Patrizia Cavalli ricordiamo la “poeta” della nostra letteratura con una delle sue poesie più significative, citata anche da Andrea Camilleri ne Il metodo Catalanotti, un romanzo della saga di Montalbano.
Scopriamone testo, analisi e significato.
“È tutto così semplice” di Patrizia Cavalli: testo
È tutto così semplice,
sì, era così semplice,
è tale l’evidenza
che quasi non ci credo.
A questo serve il corpo:
mi tocchi o non mi tocchi,
mi abbracci o mi allontani.
Il resto è per i pazzi.
“È tutto così semplice” di Patrizia Cavalli: analisi e commento
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“Non voglio essere ragionevole”, scriveva Patrizia in uno dei racconti più belli della raccola Con passi giapponesi, “sono nata per amare, per essere felice”. E nelle sue poesie, in barba a ogni ragionamento o logica deduttiva, ci insegna che la felicità in fondo è una cosa semplice e che anche l’amore lo è. La sua poesia risponde a un’aderenza diretta alla realtà alla vita: no ai manierismi, no agli ermetismi, non è necessario fare un’esegesi per comprenderne il senso.
Patrizia Cavalli definiva la sua poesia come una “tragicomicodiagnosi” di sé (una poesia tragicomicodiagnostica, la definì in un’intervista, Ndr). Diamo alle parole il loro senso effettivo, il loro senso diretto che è tragico e comico insieme, come la vita che è sempre in bilico tra il pianto e il riso. Persino nel parlarci dell’amore, Patrizia mette al bando la metafisica: ci parla di corpi, della fisicità e della presenza dei corpi, che si avvicinano e si allontanano, si attraggono o si respingono come particelle guidate da forze magnetiche di attrazione o repulsione. Anche l’amore, in fondo, appare come una forza gravitazionale che si esercita su chi ci sta intorno. Tutta l’efficacia significativa del componimento è giostrata sul chiasmo “mi tocchi/o non mi tocchi”; “mi abbracci/o mi allontani” e su un’asserzione presentata con l’inconfutabilità di un assioma matematico: “a questo serve il corpo”.
La poesia di Patrizia Cavalli è vertigine, illuminazione e un’irragionevolezza tanto limpida da risultare folgorante: non chiede nulla, basta a sé stessa, canta la felicità semplice di un istante transitorio, la luce rada che cade sulle cose con l’evidenza di un’epifania, l’essere vivi, semplicemente, preda di emozioni e istinti che non si possono spiegare e in verità non necessitano neppure di una spiegazione. “Stupore” e “stupefatta”, non a caso, sono alcuni dei termini lessicali più ricorrenti nella poesia di Cavalli, la ragione stessa che la spingeva a mettere le parole su carta: la vita è costante stupore, è un sempiterno moto di sorpresa, è questo a renderla “meravigliosa”. È tutto così semplice, dice Patrizia con la perentorietà di una Sibilla che precide la sorte di ognuno, di tutti gli esseri umani viventi su questa terra.
Non resta da dire null’altro; “Il resto è per i pazzi”, chiosa nel finale, troncando sul nascere ogni osservazione ogni protesta. L’amore non si spiega, è questo quello che si sta dicendo: c’è o non c’è, ci avvicina oppure ci allontana, è dettato da un istinto, irragionevole e magnifico.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “È tutto così semplice”: la poesia di Patrizia Cavalli sull’amore
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