Easter Parade di Richard Yates

Né l’una né l’altra delle sorelle avrebbe avuto una vita felice, e a ripensarci si aveva sempre l’impressione che i guai fossero cominciati con il divorzio dei loro genitori.

Questo l’inizio di Easter Parade, uno dei più riusciti romanzi di Richard Yates, esponente di quel realismo americano che non gli ha permesso di ottenere in vita quegli onori che adesso, dopo la morte, gli si stanno attribuendo. Dal carattere non facile, dedito al fumo e all’alcool, Yates è l’interprete di quella parte della letteratura d’oltreoceano che non prevede necessariamente un lieto fine, ma che analizza in modo disincantato i drammi che si svolgono nella società e soprattutto nella famiglia.

La famiglia è al centro delle sue opere, come lo è in questo libro, che ripercorre la vita di due sorelle e di una di esse in particolar modo. E’ facile trovare molto dell’autore in Easter Parade. Infatti, come è stato per lui, anche le protagoniste del romanzo sono costrette a subire il divorzio dei propri genitori in tenera età, a vivere con la madre e a spostarsi alla ricerca di quella finezza che Pookie, la madre, sembra non raggiungere mai, ma dalla quale anzi sembra allontanarsi. Così avviene anche alle due sorelle e forse un po’ a tutti i personaggi di questo romanzo che per un motivo o per un altro falliscono nel loro tentativo di completezza.

I personaggi sono dei perdenti sostanzialmente, che trovano spesso più facile auto commiserarsi che affrontare realmente le cose. Le protagoniste sono due sorelle, quindi, una legata a una sua idea di vita familiare perfetta, l’altra spirito libero e indipendente, ma entrambe alla ricerca di qualcosa che si illudono di aver individuato ma che effettivamente non trovano e che non sanno dove poter cercare. Una serie di fallimenti, dai matrimoni ai rapporti umani e familiari fino a capire, e forse mai realmente fino in fondo, il proprio insuccesso.

Quelle lacrime, come sempre finora nella sua vita, erano totalmente per sé stessa: per la povera, sensibile Emily Grimes che nessuno capiva, e che non capiva niente.

Ma poi una volta capito questo fallimento si sarebbe altrettanto capaci di accettarlo e superarlo? Le possibilità si presentano, ma scappano perché le protagoniste non sono in grado di dar seguito alla propria intuizione (sia Emily che Sarah scrivono, articoli l’una storie l’altra, cose che promettono bene ma che rimangono incompiute).

Un libro scritto bene, che si legge piacevolmente e che ci mette, con un linguaggio pacato e delicato, di fronte alla drammaticità di vite che si svolgono in modo diverso da quelle sognate o agognate portandoci verso una sconfitta quasi inevitabile. Un gran bel romanzo più attuale che mai.