El Brujo grand hotel di Stefano Fantelli

Fate-vampire contro angeli caduti e un nano porno-attore. Soprattutto fate-vampire contro Brujo, macho-man di scorza rude e animo pensoso, un po’ dotato di pietas e un po’ di strumenti del massacro. Ma che siamo in un film di Quentin Tarantino? Avrebbe urlato il Moretti-furioso degli esordi? Naaah, forse peggio: siamo nel bel mezzo di un graphic novel sceneggiato e orchestrato da Stefano Fantelli. L’ho recuperato da una pila alta così di libri non letti (non me ne vanto), si intitola El Brujo grand hotel (Cut-Up Publishing), ha una decina d’anni ed è un continuo scorrazzare per i sentieri anarchici e perigliosi delle libere visioni e associazioni.

In altre parole: niente di ciò che avete letto fin’ora negli albi di letteratura a fumetti somiglierà - nemmeno alla lontana - a questo compendio di storie dark-splatter (ma anche western, weird, horror, poliziesco, dark fantasy) farcite con humor nero e legate a uno stesso filo rosso: le fate-vampire (attuale versione di sirene e/o femmes fatales), sono bellissime quanto feroci. Adescano gli uomini e poi gli fanno fare una pessima fine. Meno male che c’è El Brujio (alias lo Stregone) che, coadiuvato dal nano porno-star e dagli angeli poco angelici di cui sopra, non si tira indietro e in un modo o nell’altro la sfanga sempre.

Tredici declinazioni sghembe (alcuni episodi scattanti e lapidari, altri più articolati) di un trip “alla Fantelli” costituiscono, insomma, la sostanza di questo El Brujo: pesca fra i topoi di genere popolare e li rivisita in salsa sui generis. Una scuderia di undici disegnatori asseconda il discorso, con esiti convinti e convincenti. Se siete facili alla sospensione di incredulità questa lettura fa decisamente per voi.