Eleanor Oliphant sta benissimo
- Autore: Gail Honeyman
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2018
Ci sono donne che si fanno del male come conseguenza di traumi vissuti nell’infanzia, rimettendo in atto la violenza che fu fatta loro da bambine. Così facendo, dimostrano continuamente a se stesse di non sapersi proteggere dal male come nessuno seppe proteggerle da piccole. Si tratta di donne dolorosamente sole, più o meno consapevoli che una parte importante della loro vita e della loro personalità resta chiusa ad ogni contatto umano, e che hanno bisogno di un rapporto sano, ricco di affetto e di attenzioni: un sincero rapporto di amicizia e, naturalmente, un analista capace di accompagnarle nel tormentato viaggio verso la guarigione.
Affronta proprio il tema della solitudine, delle conseguenze di un trauma infantile e delle potenzialità salvifiche di un’amicizia profonda e disinteressata Eleanor Oliphant sta benissimo (Garzanti), lo straordinario esordio letterario della scozzese Gail Honeyman – in corso di pubblicazione in 35 paesi, ha vinto il Costa First Novel Award e presto diventerà un film.
Trama - Eleanor Oliphant ha quasi trent’anni, lavora a Glasgow come contabile in un’agenzia di graphic design. La sua esistenza abitudinaria – sempre gli stessi vestiti, le stesse scarpe, gli stessi negozi, gli stessi cibi… – prevede l’arrivo in ufficio alle 8.30 e un’ora di pausa pranzo: si siede nella saletta per i dipendenti con il suo sandwich, legge il Daily Telegraph da cima a fondo e poi fa le parole crociate. Ritorna al lavoro fino alle 17.30 e non si cura del fatto che spesso i suoi irritanti colleghi sembrano parlare male o ridere di lei.
L’autobus per tornare nel suo ordinato appartamento ci impiega mezz’ora. Dopo cena, legge un libro o guarda un programma consigliato alla televisione. Il mercoledì sera, solitamente, parla con la madre per un quarto d’ora. Si corica intorno alle dieci e si addormenta senza fatica.
Il venerdì, invece, dopo il lavoro, passa a comprare due bottiglie grandi di vodka che berrà durante il week end, diluendola, così da non essere mai né ubriaca, né sobria. Non riceve spesso telefonate e la sola visita periodica è quella dell’assistente sociale.
Eccomi qui: Eleanor Oliphant. Capelli lunghi, lisci, castano chiaro, che mi scendono giù fino alla vita, pelle chiara, il volto un palinsesto di fuoco. Un naso troppo piccolo e occhi troppo grandi. Orecchie: niente di eccezionale. Altezza più o meno nella media, peso approssimativamente nella media. Aspiro alla medietà…. Sono stata al centro di fin troppa attenzione in vita mia. Ignoratemi, passate oltre, non c’è nulla da vedere qui.
Eleanor sarebbe una persona brillante, un’erudita con molte conoscenze e opinioni personali, peccato che non si trattenga dal dispensarle agli altri: dice esattamente quello che le passa per la mente, senza filtri, senza riguardi, ignara delle convenzioni sociali – cosa che la rende spesso irritante, ma anche molto divertente.
Le cose cambiano quando fa la conoscenza di Raymond Gibbons dell’helpdesk, un giovane collega che è, in tutto, il suo esatto contrario, e prende una cotta per Johnnie Lomond, il cantante di una band che ha intravisto esibirsi grazie ai biglietti vinti alla riffa annuale del suo capo ufficio.
Eleanor cerca di evitare Raymond, ma gli eventi sembrano fare di tutto per avvicinarli, così che, lentamente, nonostante i suoi sforzi, si instaura un’amicizia che costituisce il “cuore” del romanzo e lo rende intenso e commovente.
Accettandola così com’è, senza giudicarla, e con estrema gentilezza, il giovane l’aiuta a tirare fuori la parte migliore di sé.
Sull’altro fronte, l’infatuazione, che non verrà mai ricambiata, per la rockstar locale, seguita e controllata attraverso i social, la porta a programmare una serie di trasformazioni:
Compilai a mente una lista di tutte le modifiche relative all’aspetto fisico che avrei dovuto apportare: i capelli, i peli del corpo, le unghie (delle mani e dei piedi), le sopracciglia, la cellulite, i denti, le cicatrici… Tutte queste cose dovevano essere aggiornate, valorizzate.
Grazie a questi cambiamenti, sono molte le situazioni in cui emerge il lato comico ed originale di questa moderna eroina della solitudine: dalla manicure, alla ceretta, dall’acquisto di un regalo per un compleanno, alla spesa al supermercato.
Eleonor, infatti, è un’eccentrica ignara del modo in cui il suo comportamento appare a coloro che la circondano: ciò è dovuto alle esperienze della sua infanzia, che hanno influenzato la sua capacità di avere rapporti empatici con altre persone.
Tuttavia, l’unica connessione che sembra avere con il proprio passato è la conversazione telefonica settimanale con una madre che, ancora, da lontano, sembra esercitare su lei un controllo ossessivo e destabilizzante.
E nel momento in cui prende coscienza dell’inconsistenza della sua storia amorosa, il mondo protettivo che Eleonor si è caparbiamente costruita, crolla, con consenguenze devastanti, costringendola ad ammettere che non sta affatto bene e ad affrontare i fantasmi del passato che ancora la tormentano.
Narrato in prima persona, Eleanor Oliphant sta benissimo trasporta il lettore dritto nel mondo della protagonista e lo avvicina ad un’ampia gamma di sentimenti: dall’imbarazzo, all’autocommiserazione, dalla riconoscenza alla rabbia…
Soprattutto, l’amicizia:
“Ecco che cosa provavo: il peso caldo delle sue mani su di me; la sincerità del suo sorriso; il calore delicato di qualcosa che si apriva, nello stesso modo in cui i fiori si schiudono la mattina alla vista del sole. Sapevo che cosa stava accadendo. Era la parte priva di cicatrici del mio cuore. Era abbastanza estesa da lasciare entrare un po’ di affetto. C’era ancora un minuscolo spazio libero”.
Ricomponendo i frammenti dolorosi della sua esistenza, la toccante e intensa vicenda di Eleonor esprime al meglio ciò che una donna può fare, grazie al suo coraggio ed all’aiuto di persone sincere, sul piano di più autentici rapporti umani. E la sua trasformazione risplende come solo un raggio di speranza può fare.
Eleanor Oliphant sta benissimo
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Eleanor Oliphant sta benissimo, benissimo nei suoi schemi, nella sua solitudine fatta di contabilità, cruciverba, la sua piantina Polly, la vodka e un passato da seppellire che torna sempre a tormentarla.
Sta benissimo anche se i suoi colleghi la considerano una strana, una "malata di mente" e lei non prova a smentirli.
Sta benissimo fino a quando Raymond, un nuovo collega, la tratta in maniera gentile, accettandola così com’è, senza giudizio. La sua gentilezza spezza ad una ad una le catene a cui Eleanor si è legata da tempo e la induce per la prima volta a fidarsi di qualcuno e farsi aiutare a stare davvero bene, anzi BENISSIMO.
Quando ho iniziato a leggere questo libro devo dire che non l’ho trovato coinvolgente, in alcuni punti la storia mi è sembrata lenta, però il personaggio di Eleanor mi è piaciuto tanto.
Se ne trovano poche di persone che non sanno fingere e per queste poche persone la vita è difficile, ed è vero la solitudine sembrerebbe la scelta migliore. In realtà non è così come ci dimostra Eleanor.