Lettere d’amore
- Autore: Arrigo Boito Eleonora Duse
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Il Saggiatore
Il nome di Eleonora Duse è immediatamente associato, dai più, a quello di Gabriele D’Annunzio, nel ricordo spesso iconografico e romanzato di una grande passione che, nella realtà, fu più breve e meno proficua di quello che la maggior parte di noi creda.
Fu invece un altro il grande amore dell’insuperabile attrice, un amore duraturo (più di dieci anni) e indissolubile, che, anche dopo l’addio da amanti, continuò in un forte legame di amicizia. Un amore tenuto forzatamente segreto: la divina era nel pieno di una separazione estremamente problematica dal marito Tebaldo Checchi, fonte di continue pretese economiche e di minacce circa la potestà della figlia Enrichetta. Lui, Arrigo Boito, l’ultimo librettista di Giuseppe Verdi, e l’uomo che le aveva rubato il cuore e i sensi, era ancora legato alla compagna Fanny, della quale a tutt’oggi non si conosce il cognome, i cui gravi problemi di salute gli impedivano di staccarsene.
La discrezione dei due amanti fu tale che la loro relazione fu scoperta solo nel 1942, 24 anni dopo la morte di Boito, quando il suo erede Luigi Albertini ritenne opportuno consegnare il carteggio a Piero Nardi, che stava redigendo una biografia del Maestro. Carteggio, però, incompleto, in quanto vi era stata la restituzione alla Duse, da parte di Boito, di alcune delle lettere che ella gli aveva indirizzato. Il plico nelle mani di albertini era comunque composto da circa settecento messaggi: lettere, biglietti, alcune cartoline. Il libro Lettere d’amore (il Saggiatore, 1979) li riporta integralmente, con le frasi spezzate, i discorsi sospesi, perfino con gli errori di ortografia, e con le tante pause e gli a capo che, soprattutto nella scrittura della Duse, richiamano più componimenti poetici che vere e proprie lettere, per quanto indirizzate all’uomo amato.
Le lettere d’amore, si sa, tirano fuori i lati più intimi e meno esposti di ciascuno di noi: non fanno eccezione attori e poeti, nemmeno quando sono i più grandi. Da questo epistolario è comunque la figura della Duse a emergere particolarmente, sia perché i suoi messaggi sono probabilmente più numerosi, sia per la maggiore pacatezza di Boito che si riflette in una drammaticità da vera attrice della sua compagna segreta. Scopriamo così due anime lontanissime dalla loro immagine pubblica, che si scambiano giocosi soprannomi come tutti gli innamorati di questo mondo.
Scopriamo una Duse spesso sgrammaticata, che non riesce a scrivere correttamente il nome di Shakespeare; una donna fragile, tormentata da mille disturbi di vario tipo, ma nascosta dietro a una corazza; un’artista costretta ad andare incontro ai gusti di un pubblico che richiede opere “popolari” e la fa arrivare a odiare quel lavoro che, in realtà, è tutta la sua vita. Boito, invece, per quanto più misurato, mostra una vera e propria venerazione per la Duse, un sentimento forte e impossibile da intaccare (fu, infatti, lei a porre fine alla loro relazione), e un vero e proprio ingegno nell’organizzare incontri spesso impediti dagli impegni lavorativi di lei. Intorno a loro gravitano i comprimari delle loro vite, primo fra tutti quel Giuseppe Giacosa che fu l’unico a conoscere la loro relazione, ma anche i vari impresari, e la povera Matilde Acton, morta suicida, che tanto vuoto lasciò nella vita di Eleonora, e Franco Faccio la cui grave malattia e scomparsa dettero a Boito uno dei dolori più grandi. E i progetti comuni, come “Antonio e Cleopatra”, e le lamentele di lei su prove e attori. Un mondo.
Non fatevi spaventare dalle 982 pagine: si tratta di lettere, e di scrittura prevalentemente molto rada, che scorre velocemente. Non aspettatevi, però, un romanzo d’amore: è piuttosto materia di studio per gli appassionati della Duse. Un ritratto fatto di piccole pennellate, che ne restituisce l’essenza più segreta, rivelando una storia ancora conosciuta da pochi. Ma quello emerge prepotentemente da questo scambio epistolare è il logorio di un’attesa che si traduce solo in sporadici incontri troppo a lungo sospirati: alla fine, più delle differenze caratteriali, fu probabilmente questo a separarli.
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Un libro perfetto per...
Soprattutto a chi ama la figura di Eleonora Duse, e agli appassionati di teatro in generale, che non si lascino spaventare dal numero delle pagine.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lettere d’amore
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