Elogio della terra. Un viaggio in giardino
- Autore: Byung-Chul Han
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Nottetempo
- Anno di pubblicazione: 2022
Sono note a tutti le immagini drammatiche delle piogge copiose che hanno colpito la nostra penisola nelle ultime settimane, sintomo evidente di qualcosa che non sta più funzionando all’interno del pianeta. Si parla di case green, auto elettriche e tante possibili soluzioni da adottare per migliorare il nostro rapporto con la Terra, tuttavia pare che la strada sia ancora impervia.
Dalla terra emerge invece l’imperativo di proteggerla, cioè di trattarla bene. In tedesco, “proteggere” (schonen) è etimologicamente legato al “bello” (schön). Il Bello ci obbliga, ci intima, di avere riguardo. Bisogna proteggere il Bello.
Così scrive Byung-Chul Han nel suo Elogio della terra. Un viaggio in giardino (nottetempo, 2022, trad. di Simone Aglan-Buttazzi), libello che raccoglie le sue riflessioni sul rapporto uomo-ambiente.
Il filosofo coreano, prediligendo un approccio metafisico nella sua scrittura, raccoglie in queste pagine il racconto della sua esperienza berlinese, dove ha avuto modo di dedicarsi per tre anni alla cura del Bi Won – ossia in coreano un “giardino segreto” – della sua abitazione nella capitale tedesca.
Lo scenario tedesco è pretesto per far sì che il racconto esperienziale dell’autore si impregni di tutta quella filosofia romantica che ha fatto del sublime e del sentimento di impotenza e di struggimento dell’uomo di fronte alla vastità della natura, talvolta madre talvolta matrigna. Goethe, Schiller, Hölderlin, Novalis sono solo alcuni dei riferimenti che guidano Byung-Chul Han alla scoperta del suo proprio intimo rapporto con la Terra.
Tuttavia, più che di fronte a un saggio sull’antropocene o sul cambiamento climatico, il lettore si ritrova fra le mani una sorta di “zibaldone di pensieri” che accompagnano il corso delle stagioni e la lenta metamorfosi delle piante che popolano il “Bi Won”.
L’originalità del libro, oltre a contenere splendide illustrazioni, sta nel raccontare un’esperienza panica, mistica, di genuino stupore con cui l’autore, sporcandosi le mani con terriccio, semi e piante, eleva il suo spirito alla ricerca di una coscienza planetaria superiore che lo porta a sviluppare amore e rispetto verso la Terra, alla ricerca della felicità in piena comunione con l’ambiente.
La terra mi pare fonte di felicità. Spesso mi sono sorpreso della sua estraneità, alterità e specificità. Solo mediante questo lavoro fisico ho imparato a conoscerla davvero. Innaffiare i fiori, osservarli nel farlo, placa e rende silenziosamente felici. […] Lavorare in giardino rende felici. In giardino mi riprendo dal tormento della vita.
Elogio della terra non è dunque un’apologia dell’ambientalismo, né un racconto di un’esperienza di giardinaggio, bensì è un omaggio alla secolare memoria letteraria e filosofica che torna oggi, attraverso le parole del filosofo coreano, a sollecitare prepotentemente un approccio più rispettoso verso la natura, un atteggiamento di fraterna attenzione per l’Altro.
La natura infatti è l’Altro che ci circonda, che esige ascolto e tempo da dedicare:
Il giardino mi allontana ancora di più dal mio ego: io non ho figli, eppure grazie al giardino imparo pian piano cosa significhi prendersi cura degli altri, assisterli.
Il giardino è diventato un luogo d’amore.
Un racconto sensibile che rappresenta il seme per lo sviluppo di una coscienza planetaria che finalmente comprenda quanto la nostra casa sia fonte di bellezza per cui essere grati e non soltanto qualcosa da sfruttare per i propri biechi interessi.
La terra è bella, magica. Dobbiamo proteggerla, trattarla bene, elogiarla, invece di sfruttarla brutalmente. Il Bello ci impone il trattar bene. L’ho imparato, l’ho vissuto.
Elogio della terra. Un viaggio in giardino
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