Nonostante molti non abbiano ben chiaro di cosa si tratti, la parola empatia è di certo una parola molto usata. Ma cosa significa? Quali sono le origini e il significato di questo vocabolo? La parola empatia deriva dal greco "εμπαθεία" (empatéia). La parola greca è composta da en-, che significa "dentro", e pathos, ovvero "sofferenza o sentimento".
Nell’antichità veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l’autore-cantore al suo pubblico. Nel tempo il concetto di empatia si è sempre più affinato, e questa parola esprime oggi qualcosa di molto speciale, che potremmo definire una qualità.
Empatia: cosa significa questa parola?
Il termine "empatia" è stato equiparato verso la fine dell’Ottocento a quello tedesco Einfühlung coniato dal filosofo e studioso di arti figurative Robert Vischer. Soltanto più tardi è stato poi tradotto in inglese come empathy. Tale termine nasce perciò all’interno di un contesto legato alla riflessione estetica, in cui con empatia s’intende la particolare capacità della fantasia umana di cogliere il valore simbolico della natura. Vischer concepì questo termine come la singolare capacità di sentir dentro e di con-sentire, ossia di percepire la natura esterna, come interna, come se fosse appartenente al nostro stesso corpo.
Rappresenta quindi la capacità di proiettare i sentimenti da noi agli altri e alle cose che percepiamo.
Il termine empatia verrà utilizzato in seguito da Theodor Lipps, il quale lo porrà al centro della sua concezione estetica e filosofica. Lipps considerava l’empatia un’attitudine al sentirsi in armonia con l’altro, in connessione con esso, cogliendone i sentimenti, le emozioni e gli stati d’animo. Parliamo quindi di piena sintonia con un’altra persona, al punto tale di essere in sintonia stessa con ciò che egli vive e sente: le sue emozioni e i suoi stati d’animo.
L’empatia nelle scienze umane
Nelle scienze umane, con la parola empatia si esprime in primo luogo la capacità dell’uomo di capire lo stato d’animo delle persone che lo circondano. Ma non solo: oltre che capire lo stato d’animo altrui, con questo termine esprimiamo la capacità di sentire e di fare proprio lo stato emotivo dell’altro, attraverso un processo di immedesimazione.
Insomma l’empatia è quella cosa che ci fa essere e sentire "connessi" agli altri. Ci fa capire meglio le altre persone, e fa attivare in noi una volontà di essere d’aiuto in qualche modo, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali e concentrandoci interamente sull’altro. L’empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di ascolto e comprensione.
L’empatia non si basa su antipatia o simpatia: essa esclude ogni giudizio morale e ogni attitudine affettiva personale, tanto che si può essere empatici pur non conoscendo una persona. Il contrario dell’empatia è la dispatia: il rifiuto o l’incapacità di condividere le emozioni degli altri, i sentimenti (di gioia o di tristezza) altrui.
Ad influire sul provare empatia sembra essere un ormone in particolare: l’ossitocina. Si tratta di un ormone che sembra incidere sull’encefalo determinando una maggiore o minore capacità di percepire le emozioni altrui.
Sapevi cosa fosse l’empatia?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Empatia: cosa significa?
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