Entro a volte nel tuo sonno
- Autore: Sergio Claudio Perroni
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2018
Poesia in prosa o prosa in poesia? Il dubbio rimane ma poco importa. Anche se le 153 pietre miliari create con perizia da Sergio Claudio Perroni una forma voluta, ricercata, studiata la possiedono.
Blocchi monolitici, uguali di larghezza, differenti di lunghezza. Flussi di coscienza composti accuratamente in frasi che denudano l’animo dell’autore, metafora di ogni coscienza umana. E se l’originalità, unicità, della scelta stilistica ti colpisce, e tanto, la profondità della ricerca di ogni singola parola e/o figura retorica, intima, rapida, esprime il suo sentire, universalmente vero, condivisibile in pieno, ti ipnotizza, ti lascia senza parole.
“Entro a volte nel tuo sonno” (La Nave di Teseo, 2018) di Sergio Claudio Perroni è un’antologia di riflessioni sulla vita, a tutto tondo: il passato, la memoria, il ricordo, il rimpianto, la gestualità quotidiana, l’ineluttabilità delle cose, i desideri antichi, la voglia di ritornare bambini, ciò che fa la differenza, lo sviluppo estremo di un’idea primordiale, la meraviglia dei sensi, la vanità dei bocconi, la bellezza delle emozioni, la pesantezza di un corpo - portagioia, portasbagli, portasperanze, portagiorni, portavita, portafine - la voglia di vivere, di autoconservarsi, la difficoltà di asciugarsi le proprie lacrime e asciugarle a gli altri, la sconfitta, la sorte, il tempo nei suoi attimi, nei suoi istanti, e nei suoi ritmi e Dio che appare in punta di piedi per ben due volte. La bellezza assoluta della vita che spesso, troppo spesso, non apprezziamo, non comprendiamo, racchiusa in poco più di 164 pagine intense, potenti, e al contempo delicate, emozionanti. E se il realtàedro dalle molte facce, inodore, incolore, inamore, misura impietosamente la materialità, la consistenza, l’oggettività della vita, nei venti madrigali è l’amore per una lei, la somma delle albe più belle - una lei amata così tanto da desiderare ardentemente di averla conosciuta sin da bambina, di esserne i capelli per poter leggerne i pensieri e aggirarsi nei sogni, di portarla tra le ciglia tutto il giorno per vedere il mondo attraverso il suo sguardo - che, come un’epifania, ha rivelato all’autore la strada verso il paradiso.
Se con la prosa poetica Sergio Claudio Perroni analizza la vita, con la polifonia dei madrigali ci consegna la traiettoria cromatica dei sentimenti che impetuosamente e forsennatamente val sempre la pena di esplorare.
Qual è la tua preferita? Io ho scelto la mia, non perché sia la più bella, ma appunto perché la sento mia:
“Cose da dire, da tacere
Certe cose andrebbero dette, dette sempre, dette comun-
que, andrebbero detti i dolori per farsene meno paura, le
paure per farsene ferire meno, le ferite per farle sangui-
nare meno, certe cose andrebbero dette anche se non c’è
nessuno a sentire, nessuno a capire, già il suono che fan-
no è ascolto, già la voce che hanno è comprensione, certe
cose andrebbero dette per aggirarle, per disinnescarle,
per non lasciarsele marcire dentro, le delusioni andrebbe-
ro dette perché in piena luce bruciano meno, i tradimenti
perché fuori dall’ombra perdono ogni fascino, le colpe
perché allo scoperto diventano semplici sbagli, certe cose
andrebbero dette per non infettare le altre, quelle che
nell’intimità brillano, che nel segreto riscaldano, quelle
che nessuno potrebbe mai dire senza perderle, che nessu-
na voce potrebbe mai pronunciare senza dissolverle”.
Entro a volte nel tuo sonno
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