Era un bravo ragazzo di Simonetta Agnello Hornby

Simonetta Agnello Hornby torna sulla scena letteraria con un bellissimo libro intitolato Era un bravo ragazzo, edito da Mondadori. Una storia tutta siciliana, scritta con un linguaggio preciso e di grande fascino.
La storia è dei tempi nostri, ed è una storia di amicizia, vera e potente. Il titolo che fa riferimento a un solo ragazzo, in realtà è appropriato per definire due giovani baldi e pieni di speranze: si chiamano Giovanni e Santino, e il loro percorso di vita, destinato purtroppo a non essere vincente, è simbolicamente il percorso di ogni adolescente siciliano che si affaccia alla vita.
Tante bellezze, ma anche tante delusioni.
Giovanni ha un compito:

Deve soddisfare le ambizioni sociali della madre Cettina.

Santino, invece:

Vuole salvare la madre Assunta dal destino equivoco al quale è esposta per mantenere la famiglia.

Dunque una storia di riscatto dalla loro terra, così ambigua e infausta. Ci riusciranno?

Diventerai grande, ma questa è la tua terra, le appartieni come le appartiene l’ulivo. Hai mai visto le radici? Hai mai visto come si torcono, e poi si impertusano nella terra, andando in fondo in fondo? Così siamo noi, così è questa tua famiglia che ha sempre vissuto qui.

Cosa faranno da grandi? Santino diventa un principe costruttore, che accetta di tutto, pur di espandersi. Ma così facendo non si accorge di far parte attiva di un
meccanismo che tanto legale non è. Ma di fronte al prestigio come si fa ad avere remore morali? E Giovanni? Lui diventa avvocato, e fa sempre più carriera, diventando il difensore di tutti coloro i quali tanto onesti non sono, e la loro ricchezza è costruita sul male. Entrambi negli anni Ottanta costruiscono un impero. E poi? Un impero falso, costruito sulla menzogna, è destinato a durare? O si scontra, prima o poi, contro quella giustizia di cui si fa un gran parlare?

L’edilizia, pubblica e privata, non consente trasparenze né giustizia e i due amici vengono risucchiati in una spirale senza scampo.

Una storia amara, dove purtroppo la Mafia, non della lupara, ma quella ben peggiore, della lupara bianca e dei colletti, la fa da padrone. Ambientato tra Pertuso Piccione, una cittadina:

Era tutta in piena luce, il pizzo che la dominava era un grigio tizzone alto nell’azzurro, la collina digradante un trionfo di sfumature di stanco verde autunnale, il traffico modesto.

E Sciacca:

Che precipita sul mare, casa su casa, colore su colore, forma su forma, a costituire, vista da lì, una Gerusalemme disordinata ma fascinosa e solenne.

Il romanzo si legge con curiosità e piacere. Il tono è ambiguo, come ambigue sono le situazioni descritte. Una mafia che non perdona, che usurpa il potere in ogni sua frangia, è il secondo protagonista di questo romanzo, che persiste e non lascia spazio a illusioni di sorta. Il cammino di vita dei due ragazzi è costellato di ambizione sfrenata, di voglia di riscatto che si scontrano con una vita reale, del tutto scarna e difficile.
È possibile combattere e vincere un nemico così subdolo e trascinante? Il finale è un colpo duro e difficile da digerire, ma la lettura di questo libro è totalizzante e di grande malia. Un po’ come tutti i libri della scrittrice che affascina sempre con storie che coinvolgono il lettore in prima persona.

Una lettura davvero coinvolgente e molto curiosa. Alla prossima, cara scrittrice siciliana! Ottima prova letteraria.