Erasmo da Rotterdam è uno degli umanisti cristiani che più ha contribuito al rinnovamento religioso del Quattrocento: egli assume una posizione mediana che, pur criticando la Chiesa, evita rotture nette.
Imbevuto di cultura umanistica, in Erasmo da Rotterdam si ritrovano i motivi principali del Rinascimento: il ritorno agli antichi, la pratica della filologia, l’attenzione ai testi religiosi, in particolare il Nuovo Testamento e gli scritti dei Padri della Chiesa.
Erasmo da Rotterdam è, tuttavia, anche un autore ricco di spunti originali e attuali: egli intende la filosofia alla maniera di Socrate, come conoscenza di sé stessi, elogia la follia e diventa uno strenuo difensore della pace. Non tutti sanno che il programma Erasmus (oggi Erasmus+) di scambio studentesco in altri paesi europei nato nel 1987 è stato così chiamato proprio in onore di Erasmo da Rotterdam.
Proprio nel giorno del compleanno di Erasmo da Rotterdam, 27 ottobre, si festeggia anche la Giornata Mondiale del Correttore di bozze, per rendere onore al filologo che lavorò come correttore di bozze presso lo stampatore editore Aldo Manuzio.
La vita e le opere di Erasmo da Rotterdam
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Nato a Rotterdam (oggi Olanda ma allora Ducato di Borgogna) nell’ottobre 1466 (il 27 o 28 ottobre, secondo altri nel 1469) Geert Geertz assunse in giovinezza il nome di Desiderio Erasmo e fu educato in un convento agostiniano. Dopo esser diventato sacerdote viaggiò molto per l’Europa e a Torino si laureò in Teologia.
Più che come teologo, si impegnò soprattutto come scrittore, traduttore e filologo: a lui si deve una traduzione del Nuovo Testamento dal greco al latino e l’edizione dei testi antichi di molti Padri della Chiesa (di quegli autori che, nei primi secoli dopo Cristo, contribuirono a definire la dottrina cristiana) tra i quali: Arnobio, Ireneo, Ambrogio e Agostino.
Anche se aveva da sempre promosso e auspicato un profondo rinnovamento della Chiesa, con l’affermarsi della Riforma Protestante di Lutero Erasmo assunse una propria personalissima posizione dottrinale e non si schierò né con la chiesa di Roma né con Lutero; a quest’ultimo, anzi, si contrappone riguardo alla questione della libertà umana.
Tra le sue opere principali è opportuno ricordare:
- Il manuale del soldato cristiano (1504),
- L’elogio della pazzia (1511),
- il trattato Sul libero arbitrio (1524).
Erasmo da Rotterdam e il rinnovamento religioso
L’ansia di rinnovamento che anima tutto il Rinascimento investe anche gli studi teologici e dottrinali ben prima dell’arrivo di Lutero. Se molti filosofi rinascimentali come Pico della Mirandola, Marsilio Ficino e Giordano Bruno sono interessati a elaborare una teologia filosofica che ricerca un messaggio di verità più profondo nei testi dei filosofi e dei sapienti antichi, greci e latini ma anche orientali, Erasmo da Rotterdam auspica soprattutto una riforma della chiesa, pur senza distaccarsene.
Come istituzione la chiesa del Quattrocento continua essere afflitta dai mali che l’avevano tormentata per tutto il Medioevo: il concubinato (ossia la pratica, molto diffusa tra i preti, di avere una donna) ma soprattutto la simonia (il commercio delle cariche o di altri beni spirituali) e la vendita delle indulgenze. Sul piano teologico, poi, la Scolastica si era impegnata in discussioni sterili e oziose e aveva prestato maggiore attenzione ai commenti dei testi classici piuttosto che agli stessi testi antichi.
Sulla base di una solida conoscenza del greco e del latino, Erasmo da Rotterdam vuole ritornare alle origini e recuperare quella sapienza cristiana che non è riposta nei sillogismi, quanto, piuttosto nei Vangeli e nelle Lettere di San Paolo. La riforma religiosa, quindi, si concretizza per Erasmo nel ritorno alla semplicità del messaggio evangelico e nel rifiuto delle dispute degli Scolastici. Nella parola di Cristo egli ritrova una via semplice per la salvezza che si concretizza in una pratica sincera delle tre virtù teologali (fede, carità e speranza).
Ciò spiega l’impegno dell’Erasmo filologo nella traduzione in latino del Nuovo Testamento ma anche il recupero dei testi degli antichi Padri della Chiesa: nel pantheon degli autori cristiani questi sono gli unici che hanno saputo vivere autenticamente la dottrina dei vangeli.
Soprattutto, però, Erasmo traduce in latino la Bibbia perché vuole che essa sia fruibile a tutti: il cristiano militante deve formarsi da solo sui testi biblici e sui testi dei padri della chiesa. Si tratta di una posizione sconvolgente, come lo sarà poi quella, sulla stessa linea, di Lutero: se i fedeli potessero accedere autonomamente ai testi sacri verrebbe meno il ruolo di mediazione della chiesa che, in tal modo, sarebbe privata del monopolio sull’interpretazione delle Scritture.
“L’Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam
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Divenuto presto famosissima, dedicato a Tommaso Moro e scritto quasi per scherzo, l’Elogio della follia è un’opera satirica, contrassegnata da un tono sarcastico e sprezzante verso i costumi, la cultura, le tradizioni. Erasmo immagina una personificazione della follia che, in realtà, autoelogia sé stessa e sbeffeggia, talora con sibillina ironia talaltra con evidente disappunto, le più diverse situazioni e i più vari tipi umani. Gli attacchi di Erasmo non risparmiano la corruzione della chiesa; i re, dietro i quali spesso si celano umili mendicanti; i potenti, che spesso nascondono spiriti vili.
La pazzia diviene, allora, rivelatrice di una verità più profonda perché mostra che gli uomini hanno un indispensabile bisogno di illusioni per vivere. La vita, dunque, è tutta una miserabile finzione scenica, un palcoscenico dove tutto è posticcio, una commedia dove si affollano maschere. La follia, dunque, è elogiata perché riesce a far cadere queste maschere e a mostrare il vero volto degli uomini.
Recensione del libro
Elogio della follia
di Erasmo da Rotterdam
Il libero arbitrio e la difesa della pace nel pensiero di Erasmo da Rotterdam
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Anche se Lutero ed Erasmo condividono quello che possiamo già chiamare il libero esame delle scritture, come abbiamo già notato, Erasmo non si distaccherà mai dalla chiesa di Roma, né seguirà e incoraggerà Lutero nel suo tentativo riformatore. Non solo, Erasmo criticherà Lutero e gli altri pensatori riformati sul tema del libero arbitrio: per Lutero l’anima umana è irrimediabilmente corrotta dal peccato originale, l’uomo è votato al male e a nulla servono le azioni compiute in terra per salvarsi, egli deve abbandonarsi all’onnipotenza di dio perché solo la fede salva. Erasmo, invece, da buon umanista è un convinto sostenitore della libertà umana senza la quale, come aveva già affermato Pico della Mirandola, l’uomo non sarebbe titolare di una superiore dignità. Per Erasmo, quindi, l’uomo è libero e alla salvezza concorrono tanto la grazia divina che la libertà umana.
La profonda fedeltà allo spirito rinascimentale porta Erasmo a ritenere che l’uomo debba utilizzare la propria libertà per elevarsi quanto più possibile, con lo studio ma anche con la pratica delle virtù. Per questo, anche la ricerca e la difesa della pace, vengono intese come un esercizio di virtù morale.
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Erasmo è uno strenuo pacifista fin dalla giovinezza e dedica a questo tema molte opere minori dove si scaglia contro il papato, troppo spesso impegnato a creare Lege e alleanze e a fomentare guerre, come anche contro i tanti stati europei che hanno rigettato la pace.
La guerra è da condannare, però, non solo e non tanto sul piano politico quanto piuttosto sul piano morale: è una pratica sommamente ingiusta, da rigettare sempre perché abbrutisce gli uomini e costituisce un’offesa a quella ragione che, se adeguatamente impiegata, potrebbe, invece, innalzarli a una superiore eccellenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Erasmo da Rotterdam: vita e pensiero dell’umanista che elogiò la follia
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