Eroi
- Autore: Giorgio Ieranò
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Sonzogno
- Anno di pubblicazione: 2013
Dei, semidei ed eroi: Giorgio Ieranò rilegge sorridendo la mitologia greca
Belli, forti, coraggiosi (non sempre, però, e non tutti). Eroi per forza, per nascita, dall’unione di un dio o dea con una donna o un uomo. Per metà divini, per l’altra umani, perciò imperfetti, soprattutto mortali. Ancora peggio: soggetti a invecchiare, tristemente, fino all’ultimo respiro, quando ormai restava poco della bellezza che invece i divini papà e mamme conservavano per sempre.
Esiodo divideva in quattro le epoche del genere umano: l’Età paradisiaca dell’Oro, seguita da quella dell’Argento, poi del Bronzo, sempre meno felici, per arrivare all’Età del Ferro, che viviamo tuttora. È tra le ultime due che si colloca il tempo degli eroi, 3500 anni fa, quando ancora gli dei si mescolavano agli umani, condividendone allegramente i difetti. In una stagione di gloria, di prodigi e avventure violente, agivano i protagonisti dei miti che Giorgio Ieranò riprende alla sua spiritosa e ironica maniera nelle 256 pagine di “Eroi”, il volume Sonzogno (16 euro) nel quale rilegge le grandi saghe della mitologia greca.
Si fa presto a dire eroe. Due sillabe. E si pensa a un paladino del bene, tutto valori e sospiri d’amore. Niente affatto: l’eroe dei miti greci è un soggetto estremo, ricco di contraddizioni. Ama e odia, con la massima intensità, prende e lascia, costruisce e distrugge. È smodato, eccessivo. A volte, folle. Eroi si nasce in Grecia, raramente si diventa, per meriti sportivi, come i campioni dei giochi olimpici, mai per bontà. Anzi, eroe possono esserlo anche i cattivi. Nel 480 aC, un pugile scorretto squalificato dai giudici sequestrò una scolaresca innocente, facendo perire i bambini sotto le rovine dell’edificio da lui demolito. Interrogato dai cittadini, l’oracolo di Delfi rispose di trattarlo come “l’ultimo degli eroi”. Così fecero. Singolare responso.
Ieranò racconta di Giasone e degli Argonauti, i primi a navigare per mare, da Iolco all’estremo sorgere del sole, nella Colchide, a bordo di Argo, la nave con la prua parlante.
Un gustoso capitolo è dedicato a Minosse, seduttore irriducibile, tormentato da un sortilegio della moglie gelosa. Un tantino strega, la vendicativa Pasifae aveva fatto in modo che, al dunque, il seme del re di Creta si trasformasse in insetti velenosi, rettili e scorpioni, condannando alla morte tra spasimi atroci le numerose donne con le quali la tradiva.
Con frequenti rinvii da una vicenda ad altre, Ieranò introduce a ripetizione nuovi miti e personaggi, collegandoli alla letteratura classica e moderna. C’è anche Perseo, l’eroe giovinetto che per scommessa col re Polidette affrontò Medusa, la Gorgone coi serpenti per capelli. Avrebbe così riscattato la madre Danae, che lo aveva concepito da Zeus, presentatosi sotto forma di pioggia di gocce d’oro.
In scena entra un altro figlio del padre degli dei (e di semidei a iosa): Ercole, già capace da neonato di soffocare due pitoni, gettati nella culla da Era, gelosa delle scappatelle del marito Giove. Di lì a pochi anni, reagendo a un rimprovero Eracle spaccherà il cranio al maestro di musica. Infatti, tanto possente quanto perdutamente pazzo, uccideva per un nonnulla conoscenti, amici e parenti. In un accesso d’ira, provocato sempre da Era, massacrò tre figli e la prima moglie, la mite Megara. Furibondo, irrefrenabile, indisciplinato, lo si racconta disposto a tutto pur di divorare ogni cosa gli piacesse, senza pagare.
“Ucciderai tuo padre e ti unirai a tua madre”, aveva rivelato l’oracolo a Edipo. E per sviare il destino, l’erede di Corinto si autoesilia, inconsapevole di allontanarsi dai genitori adottivi e di avvicinarsi così a quelli veri, i sovrani di Tebe Laio e Giocasta.
Antichità fa rima con parità: dove agiscono eroi non mancano eroine. Medea, icona di una femminilità indocile e violenta. Arianna, rabbiosa verso il battello di Teseo, che l’ha abbandonata sull’isola di Nasso e fa rotta verso Atene. E Antigone, ribelle contro il potere e inosservante delle leggi inique, in nome della giustizia e della verità.
Si chiude con Achille e Ulisse, simboli l’uno della forza, l’altro della scaltrezza, ma anche del destino contrastato. Il vocabolo greco nostos, “ritorno”, è la radice del nostro “nostalgia”, per il mondo del mito, degli dei, degli eroi, di favole antiche come l’uomo.
Eroi
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