Le esotiche scorribande degli storici curiosi
- Autore: Jodi Taylor
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2020
Non chiamateli viaggi nel tempo, quella è roba da dilettanti, loro invece sono storici, detto con tutto l’orgoglio di chi lavora al Saint Mary, l’istituto di ricerche nel vecchio monastero medievale appena fuori Rushford. Loro chi? Una è Madeleine Maxwell, “Max”, la più curiosa, motivata, leale, capace e disincantata di tutti, perché ne ha viste troppe e ne ha subite tante - anche di delusioni - nelle avventure precedenti il secondo romanzo brillante di Jodi Taylor, Le esotiche scorribande degli storici curiosi (Corbaccio, 2020, 272 pagine, trad. Maria Elisabetta De Medio), seguito de La confraternita degli storici curiosi (Corbaccio, 2020), apparso poco prima dell’era Covid-19.
Accennare all’emergenza sanitaria non è superfluo, perché l’autoironica e spiritosa autrice (quando dice ch’è nata a Bristol e cresciuta a Glouchester, aggiunge che le due città lo negano risolutamente) è riuscita nel primo lavoro a prevedere una pandemia mortale causata da un virus influenzale incurabile, che falcidia giovanissimi e anziani nel giro di qualche giorno dal contagio, mentre uomini e donne tra i venti e i cinquant’anni superano con facilità sintomi lievi. Le autorità chiudono gli uffici, bloccano le attività commerciali, sociali, ricreative, fermano il Paese. Qualcosa di già visto e non da molto.
Fantascienza, ch’è poi il genere della narrativa di Taylor, con quel qualcosa di più articolato e originale che arricchisce il plot narrativo, vale a dire il particolare e riservato progetto di ricerca storica al quale si dedica l’equipe del Saint Mary, cercando di mantenere una certa autonomia dall’università finanziatrice, la Thirsk.
Tutto inventato, nessun riferimento con la realtà, nemmeno geografico. E tutto molto ingegnoso, con intrecci passato-presente-futuro sempre intriganti per i lettori. Si diverte per prima la stessa Taylor, appassionata di storia fin da bambina.
Di cosa si occupa la banda di storici, ricercatori, costumisti, attrezzisti, con infermeria e un servizio di sicurezza sempre in guardia? Studiare i grandi eventi, nel momento in cui si sono svolti. Solo osservare e documentare, a scopo di approfondimento didattico. In pratica, curiosare. Mai interagire con gli accadimenti. È assolutamente vietato interferire, perché la storia è una specie di organismo vivente ed eliminerebbe crudelmente lo storico incauto o faccendiere, proprio come la natura reagisce ai virus, cercando di contenerli, più efficacemente di quanto riesca a fare l’uomo.
Arruolata, addestrata e promossa storica viaggiatrice, Max è già stata nell’Inghilterra medioevale, infermiera britannica nella guerra 1914-18, esploratrice tra i dinosauri nel Cretaceo (quanti cattivi incontrati, perché ce ne sono nel romanzo, accanto ai buoni). Sarà nella Londra vittoriana di Jack lo Squartatore, nell’antica Babilonia e alla corte dei Tudor, con la giovanissima Elisabetta. Andare e tornare dal tempo e nel tempo non viene spiegato tecnicamente, ma c’è da essere grati all’autrice per avere omesso chiarimenti che forse non avremmo nemmeno capito. Si limita a descrivere lo strumento: la capsula.
Detto che non si tratta di un apparato indistruttibile, visto che la sua numero 8 è ancora in pezzi nell’hangar dopo il salvataggio d’emergenza dal Cretaceo, ecco la numero 5, la preferita dalla sua compagna d’equipaggio Kal. Quadro dei comandi e computer a destra della porta, sedili scomodi imbullonati al pavimento, in un angolo il bagno, fasci di cavi aggrovigliati fino al soffitto e alle pareti armadietti con tutto l’equipaggiamento e i costumi di cui uno storico curioso possa avere bisogno.
Per non dare nell’occhio, all’esterno ha l’aspetto di una modesta casupola di pietra. Dentro, non offre comodità, appena l’essenziale. Il wc non funziona mai a modo, l’insieme è squallido, l’odore di stantio ma ci si fa l’abitudine: sudore, moquette umida, circuiti elettrici sovraccarichi, impianti igienici inaffidabili e cavolo cotto.
Resta comunque il centro operativo vitale, un insieme hi-tech scalcinato, sciatto e malconcio, nel quale gli storici in missione lavorano, mangiano e dormono. I comandi autoregolano le coordinate per il salto, basta limitarsi a indicare la data di destinazione. È tutto automatizzato e molto si comanda vocalmente.
Le qualità richieste? Tanta buona volontà e un po’ di sconsideratezza, quanto basta per non pensare troppo ai rischi e andare.
Si dovrebbe restare sul piano della curiosità, studio e conoscenza. Non dovrebbe diventare un incubo di sangue, terrore e dolore, si dice Max. Non dovrebbe comportare scempi, mutilazioni, decapitazioni e mezza faccia strappata, ritrovarsi sul punto di morire, in una capsula sporca di materia ematica, con un mostro che incombe e senza una via d’uscita. Non dovrebbe contemplare l’orrore della scelta di finire la migliore amica per risparmiarle pietosamente sofferenze.
Non dovrebbe significare “venire abbandonata, non vedere più il sole” e tutto quello che Jodi Taylor anticipa nel prologo, alimentando nei lettori una curiosità più irresistibile di quella che spinge gli storici del Saint Mary ad affrontare il salto in varie epoche, con la collaborazione di tutto lo staff altamente professionalizzato dell’Istituto e con l’ostacolo criminale degli antagonisti, che si ritrovano sul percorso: farabutti contemporanei e cattivi noti alla Storia.
C’è perfino qualcuno che vorrebbe mettere fine, alla Storia, Accidenti, sarebbe una bella grana per tutti, non solo per Max e compagni.
Le esotiche scorribande degli storici curiosi
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