Estate. Promessa e nostalgia
- Autore: Alessandro Vanoli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2023
Si conclude con un volume dedicato all’Estate (il Mulino, 2023) la sontuosa quadrilogia sulle stagioni di Alessandro Vanoli.
Promessa e nostalgia sono i poli contenitivi e insieme gli ambiti sottili entro cui si snoda l’excursus dell’autore: un’indagine trasversale alle espressioni del sentire e dell’evidenziarsi storico – ma anche filosofico, artistico, letterario, musicale - della “bella stagione” che va persino oltre l’accezione abusata della definizione.
Nel consueto approccio stilistico di taglio narrativo, Alessandro Vanoli divaga insomma, intorno ai sottintesi evocati dall’estate, riepilogandone una “poetica” ispirativa parallela alle meta-significazioni terragne, se serve, delle ritualità di estrazione agreste.
Un caldo afoso che vela il sole e sfuma l’oscurità del bosco poco lontano. La terra secca, riarsa, chiazzata dalle feci di capre e galline, e l’ombra di casa che fa da riparo: mura di argilla, e tetto di paglia che spiove quasi sino al suolo. L’odore acre del sudore, che quasi non distinguete da quello degli animali tutti attorno; il prurito delle zecche sotto la tunica e il ronzio incessante delle mosche che vi passano sul viso; sin troppo numerose a quest’ora del giorno.
È questo l’incipit con cui si apre Calendario medioevale e credo restituisca il colore della prosa di Vanoli, qui concentrata sul contesto quotidiano di un medioevo che si prepara ad adeguare all’estate i ritmi quotidiani della vita e il lavoro dei campi. L’estate, si diceva, è tramandata come stagione apicale del vitalismo naturale: la natura che si esprime al pieno delle sue forze. Il tempo sospeso della luce, del caldo, del tempo dissipato nel torpore della canicola, del mare, delle vacanze.
Ma proprio per il suo abbacinio luminoso, l’estate sa essere anche la stagione perturbante che libera i miasmi e i demoni meridiani del dio Pan, più infidi di quelli delle tenebre in quanto alimentati dalla luce.
L’estate è dunque stagione sfumatamente antinomica, opportunamente delimitata da Vanoli entro gli ambiti, torno a dire, della promessa – di gioia, di spensieratezza, di riposo, di amori passeggeri – e della nostalgia.
La nostalgia che ci assale al termine di un’altra estate ormai trascorsa, agevolando il senso di perdita – dei giorni, della spensieratezza, degli amori immolati alle prime piogge d’autunno.
In senso riepilogativo e ulteriormente ontologico, la malinconia che ci sfiora per ciò che si è lasciato alle spalle, fuggito via insieme a un’altra (bella) stagione della nostra vita.
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