Estate crudele
- Autore: Alessandro Bertante
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
Pubblicato da Rizzoli nel 2013, “Estate crudele” di Alessandro Bertante è un romanzo denso, pieno di solitudine e di randagismo, multietnico o solo colorato.
Alessio Slaviero è un uomo di quasi quaranta anni ed è l’ultimo cavaliere in una Milano caldissima, quella del 2003, che ancora ci lascia basiti se ci ripensiamo.
Ci sta tutto il proemio dell’Orlando Furioso:
"Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, seguendo l’ire e i giovenil furori d’Agramante lor re, che si diè vanto di vendicar la morte di Troiano sopra re Carlo imperator romano."
Un cavaliere moderno si aggira per le strade di Milano, quelle accanto alla stazione: tutto è caldo e bollente e il narratore Bertante non ci regala case con l’aria condizionata, non parla quasi mai di telefonini, siamo nel 2003, l’altro ieri ma è tutto è cambiato affinché non cambi niente. Alessio spaccia per campare, avrebbe anche un dottorato di Antropologia sulle spalle, ma per motivi luttuosi e umorali lascia perdere la vita accademica. Statica, non immediata, la pazienza certosina di andare dietro al professore incaricato. Meglio non avere obblighi con la società.
Ma se dietro la solitudine orrenda di Slaviero ci vuole ammansire con il messaggio che il mondo è perduto e senza dio, noi non abbocchiamo perché ci interessano i fatti, non le convinzioni del quasi quarantenne.
I fatti vogliono che l’unico amico di Alessio sia Manuel, un trans che ha molto lavoro e sia un’amicizia di rapina, perché approfitta sessualmente del bellissimo ragazzo col mascara. Poi tutto un girare per Milano, dove gli italiani sembrano scomparsi a favore di un orizzonte multietnico poco edificante. Dice Slaviero:
"Sono spariti, hanno paura, stanno rintanati nei loro bilocali tristi con il mutuo da pagare, invece di essere in mezzo alla strada a reclamare il possesso con il diritto del sangue. Adesso è il mondo delle razze prolifiche."
Alessio vorrebbe un cane enorme da lanciare all’attacco, che lo faccia sembrare un cavaliere catafratto, ma c’è niente da fare, è un uomo solitario. I suoi giri di spaccio con arabi e messicani finiscono sempre con un birra gelata tra le mani, zero pensieri, la canzone "Cruel Summer" delle Banarama che scandisce le ore che passano pigre. Alessio è ansioso e non solo si aiuta con la birra, ma anche con il valium, le gocce rosa.
La verità è che Alessio Slaviero è l’uomo che non vorremmo mai incontrare, il cavalier sopravvissuto, perché è un farabutto e la sua cattiveria si propaga nelle vie, nei locali notturni, tra i tossici, tra le varie etnie, con gli amici, coi nemici, con chi li vuole ancora un po’ di bene e chi invece non lo sopporta più.
Alessio conosce una ragazza, Anita, che ha trentadue anni, molto carina e gentile, ma magari è una donna dell’Ariosto, quindi solo immaginata, frequentata per finta.
Qui Alessandro Bertante sembra mettere una clausola: o si crede a questo amore o fa niente. Ecco diciamo che per chi scrive l’ultimo capitolo è pleonastico, perché non c’è Resurrezione.
"Estate crudele" è un libro molto bello, crudo e umorale come chi l’ha scritto.
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