Età di ferro
- Autore: J. M. Coetzee
Elizabeth Curren è l’autrice fittizia di un diario memoriale che riguarda gli ultimi anni della sua vita. Ammalata di cancro e prossima alla morte, decide di mettere insieme i ricordi, le esperienze e gli avvenimenti più recenti per parlare in special modo alla figlia lontana che ha lasciato il Sud Africa tanti anni prima, lasciandola sola, e per confessare qualcosa di molto simile a un crimine che non le dà pace: aver guardato in silenzio tutta la violenza che l’ha sempre circondata, senza mai muovere un solo dito ma quantomeno senza fuggire.
Elizabeth è un’insegnante in pensione, benestante, che abita in un quartiere agiato di un Sud Africa ancora messo in ginocchio dall’Apartheid.
Coetzee, autore di numerosi romanzi postcoloniali di successo e vincitore del premio Nobel per la Letteratura, intreccia la finzione con numerosi episodi storici reali e tragici, come i terribili scontri di Soweto in cui, nel 1976, persero la vita migliaia di studenti in protesta. In Età di ferro le vittime sono i bambini e il figlio della domestica di colore di Elizabeth, e moltissimi altri innocenti che chiedono soltanto di poter vivere la loro vita in uguaglianza con gli afrikaner, usurpatori del loro territorio.
Abituata a considerarli inferiori o invisibili, Elizabeth non si è mai preoccupata dei sentimenti dei domestici neri. E’ soltanto l’arrivo del misterioso Vercueil, un vagabondo che puzza d’alcol e non parla mai a sproposito, a dare vita alla sua esistenza e ad aprirle definitivamente gli occhi. E’ un angelo, un messaggero a tratti muto. Grazie a lui, seppure così debole e annebbiata dai medicinali e dai dolori provocati dal tumore, Elizabeth ritrova energie ed obiettivi: ha finalmente uno scopo e la possibilità, seppur piccola, di pagare per i tanti torti commessi attraverso una cinica indifferenza che l’ha anestetizzata più delle pastiglie che ora è costretta a prendere per rimanere lucida e sveglia.
Commovente e fortissimo, Età di ferro è un romanzo da leggere assolutamente. I protagonisti delle vicende sono sfuggevoli e profondissimi e Coetzee dimostra di saper scavare nell’animo umano in modo incredibilmente preciso, provando una sensibilità fuori dal comune. Leggendo le pagine che riguardano la maternità e il rapporto di Elizabeth con la figlia, ad esempio, si stenta quasi a credere che l’autore sia un uomo e non una madre che ha da poco sperimentato le gioie e i dolori del parto. Da sempre molto attento alle crudeltà che hanno segnato la sua patria d’origine nonostante alcune critiche che gli sono state mosse ingiustamente, Coetzee non manca di fornirci resoconti precisi e a tratti crudi della brutalità delle barbarie compiute dai bianchi, nostri simili in tutto e per tutto. A questo si aggiungano le sue tematiche forti - l’invecchiamento, il rapporto con il corpo, con la memoria e le sue amnesie, le relazioni con l’Alterità e con se stessi - e abbiamo un vero e proprio capolavoro della letteratura, che ha visto la propria pubblicazione nel 1990.
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