Eterni secondi di Luca Bonaffini

Il tempo se n’è andato, la canzone è finita…
Quante volte abbiamo pensato che anche un singolo, quasi inutile secondo, può durare un’eternità? Pensate a tanti istanti simili: secondi che racchiudono vite, una parola non detta, uno sguardo, un gesto che può significare tutto.
Tre secondi, tre storie per un’opera che sa di passato e presente. E, se sapete leggerla con gli occhi dell’autore, anche di futuro.
Tre romanzi brevi in “Eterni Secondi” (Gilgamesh Edizioni, 2017, collana Anunnaki, pp. 120) di Luca Bonaffini, oppure tre racconti lunghi, decidete voi, tre storie unite dal filo rosso del tempo, quest’abile incognita che sa mascherarsi ma anche farsi riconoscere. Se lo vuole.

Il primo racconto è una sorta di Grande Freddo, un ripercorrere le strade che tre amici hanno condiviso negli anni in cui si protestava, si amava, si lottava. L’occasione per ricordare? Il funerale di uno di loro, purtroppo, il più fuori del gruppo, forse, ma probabilmente il più sincero. Quel collante che, chi è fortunato, ha incontrato nel corso della vita ed è riuscito, grazie a lui, a tenere insieme i pezzi della propria vita.

La seconda storia è surreale ma allo stesso tempo rispecchia la realtà che ci circonda, realtà dominata dal virtuale, una protezione che ci annega in un mare di circuiti elettronici, facendoci però percepire un profumo di libertà tanto fasullo quanto allettante. E non è mai troppo tardi per capire che possiamo iniziare a vivere. Basta volerlo.

La storia che chiude “Eterni Secondi” dura il tempo di una canzone. Non parlo del tempo di ascolto, bensì del tempo che occorre per scriverne una.
Luca riceve una telefonata da Pierangelo Bertoli. L’amico ha bisogno d’aiuto per scrivere un motivo da presentare a Sanremo con i Tazenda. Questa richiesta giunge verso sera, poco dopo cena. La scadenza? Il mattino successivo.
Arrivare a casa del grande Bertoli non sarà un problema, ma tirar fuori una canzone con le indicazioni che gli hanno fornito? Difficile. Ma non impossibile.
Così, tra un sorso d’acqua e un panino, tra ricordi e interrogativi, spunta fuori la canzone. Anzi… Spunta la luna dal monte.

Scoprire la genesi di una delle canzoni più conosciute della musica italiana è un qualcosa di magico, percepire quelle atmosfere che riusciamo solo a immaginare è davvero grandioso.
Purtroppo Pierangelo Bertoli e Andrea Parodi, il cantante dei Tazenda, ci hanno lasciato troppo presto ma, in compenso, ci hanno donato qualcosa che durerà in eterno. Le loro canzoni? No, le emozioni che proveremo ogni volta che li ascolteremo.
Non posso che ringraziare Luca Bonaffini per avercele donate scrivendo “Eterni Secondi”, un libro che non ci ruberà tempo. Ce lo donerà.

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