Europa gigante incatenato
- Autore: Luciano Canfora
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Che Europa gigante incatenato di Luciano Canfora (Dedalo, 2020) sia una lectio magistralis lo capiamo non solo dal fatto che l’autore circoscrive il suo discorso su un argomento specifico senza spaziare su questioni generaliste, ma anche dal linguaggio che usa.
Conosciamo Canfora, che davanti a un pubblico plaudente dà il meglio di sé con il suo linguaggio puntuto e caustico e sferza chi riconosce come antagonista in argomentazioni sempre ricche di citazioni tratte da quell’”orchestra giornalistica” che spesso ha “l’improntitudine” di tradurre una proposta in “decisione presa e operante”.
L’Europa della moneta unica è quella dei famosi “parametri da non violare”, delle relative crisi ventennali che hanno costretto i paesi più deboli a inserire sempre più freni nell’ordinamento costituzionale - vedi l’obbligo di bilancio inserito nel 2012 - o “l’impiccagione” a cui fu costretta la Grecia nel 2015.
Sarà la pandemia che avrà “la maleducazione” di colpire tutti, compresi i paesi ricchi e virtuosi consentendo “la messa in quarantena di tutta la bardatura di regole costrittive e penalizzanti”. Si trattava non solo di decidere la sospensione dei divieti, ma di progettare aiuti ai paesi “peccatori” e in difficoltà. Ci penseranno i paesi “frugali” (Svezia, Danimarca, Finlandia, Olanda e Austria) a opporsi al cosiddetto Recovery fund pensato per finanziare la ripresa, quegli stessi paesi appartenenti al “Partito socialista europeo” di cui peraltro fa parte l’Italia.
L’oratore parla poi di debito pubblico e di Grecia, di cui oggi si riconoscono gli errori che la fecero soccombere anche con la complicità di Renzi che non si schierò con la Grecia, ma che oggi gode di “una casettina tutta sua” (allusione al partitino o alla villa?).
Procedendo nella lettura della lectio non possiamo non soffermarci sul capitolo che riguarda la mafia e la sua capacità di avventarsi sui finanziamenti che verranno, pregiudizio questo che viene preso a giustificazione dal pesante e grossolano intervento del De Welt del 9 aprile.
Interessante vedere come Luciano Canfora si scagli contro quelle che lui chiama le “satrapie regionali”, che favoriscono l’infiltrazione clientelare-malavitosa che trova sempre occasioni di approfittare del bottino proveniente dall’Europa; coglie poi l’occasione di ironizzare sull’appellativo ‘governatore’ che i presidenti di Regione si sono dati chiedendosi se il passo successivo possa essere quello di “Sua Eccellenza”.
Con lo stesso stile l’autore procede trattando la questione Europa–NATO da cui provengono le direttive di politica estera e la possibilità che dall’Europa dipenda la pace nonostante le basi Nato a cui si deve anche la brutta questione della base di Aviano.
Che l’Europa non sia innocente nella questione delle guerre “giuste e democratiche”, che il suo alleato americano trova sempre occasione di accendere, lo dobbiamo anche al nostro interesse di produrre armi e i relativi affari sporchi che ne derivano da parte dei suoi fabbricanti (come testimonia la tragica storia di Ilaria Alpi), dimostrando come sia il profitto il motore di tutto.
In tutta la dissertazione l’animus di uomo di sinistra critico, polemico e ribelle verso tutto quello che si colora di scelte intemperanti, e a volte criminogene, traspare senza freni.
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