Febbre
- Autore: Jonathan Bazzi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2019
Un’autobiografia dolorosa, coraggiosa e potente quella che lo scrittore giornalista Jonathan Bazzi propone per Fandango Libri nel suo romanzo dal titolo inequivocabile: Febbre. Parlando di sé in prima persona, l’autore ripropone, alternando il passato e il presente, tutta la sua storia.
Nato a Rozzano, quartiere popolare periferico a sud di Milano nell’’85, il bambino nasce per un errore da una diciottenne figlia di immigrati napoletani e da un giovane viziato poliziotto che abbandona la Tina quando il piccolo Jonathan ha pochi anni. Vivrà con i nonni materni, che parlano in dialetto, vivono in modo promiscuo, cucinano alla napoletana. Nonna Lidia casalinga, il nonno Biagio violento e omofobo. I nonni paterni invece, Nuccia e Pier, più colti, regalano libri e stimolano il nipotino alla curiosità. Sia la madre che il padre Roberto non sono una famiglia, anzi continuano ad accoppiarsi, risposarsi, insultarsi, disprezzarsi.
Jonathan cresce fra mille difficoltà: balbetta, ha chiare tendenze omosessuali che non vengono riconosciute, è solitario, asociale, privo di rapporti con i compagni. Una volta cresciuto e accettata la propria diversità, fa coming out con sua madre, l’unica che gli resta sempre vicina, anche quando, ormai adulto, trentenne, si ammala di una misteriosa febbre incessante, che lo lascia spossato, sudato. Il suo malessere si fa sempre più acuto, malgrado il giovane convivente Marius cerchi di rassicurarlo. È costretto a porre fine alla sua attività di maestro di Yoga, fin a che decide di affrontare il suo male.
Dopo una trafila lunga e faticosa nelle strutture sanitarie, irte di ostacoli burocratici e di tempo dilatato, riceve il responso: è sieropositivo, il suo sangue contiene il virus dell’HIV, dunque probabilmente quella è la causa della sua fragilità, spossatezza, condizione di gravissimo disagio anche psichico.
Lo scrittore non lesina particolari, anche molto scabrosi, della sua educazione sessuale e sentimentale, dei suoi promiscui incontri anche con sconosciuti, delle difficoltà che vive dopo aver resa pubblica la sua malattia con un articolo che susciterà molto scalpore, ma anche larga solidarietà per i tanti che pur essendo stati contagiati dal virus si nascondono. Jonathan Bazzi mostra di essere uno scrittore capace, le sue ricostruzioni ambientali, sociologiche sono acute, il suo linguaggio pieno di sfumature, di citazioni dal parlato, di inserimenti dialettali, in una sorta di pastiche linguistico e antropologico di indubbia qualità.
Febbre è un libro sincero, forte, capace di raccontare segreti, ansie, ipocondrie, senza risparmiarsi: dal bambino emarginato, “recchione”, muto perché spaventato dal suo disturbo, il balbettio lo devasta, all’adolescente in cerca di identità sessuale, incapace di innamorarsi, ma pronto ad accoppiarsi anche per denaro con uomini brutti e anziani, di cui ha schifo, fino all’intellettuale laureato in filosofia, pronto a fare della sua malattia una sorta di bandiera che possa aiutare i tanti nascosti, spaventati, soli, vittime a loro volta di un disprezzo sociale che non accenna a spegnersi.
Personaggi ben disegnati quelli di Jonathan Bazzi, la madre Tina, il padre erotomane, la nonna napoletana che vive a Milano come se fosse rimasta nel suo basso, compagni di scuola, professori, infettivologi, psichiatri, amici occasionali, ad ognuno viene dato un volto, uno spunto descrittivo, un aneddoto. Mai banale, pieno di dolorosa sincerità, un romanzo scritto con il cuore da chi ha sofferto molto, ha toccato il fondo, ma con una pasticca color rosa può nascere una seconda volta: di Aids non si muore più, nella Milano contemporanea.
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Febbre
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