L’11 novembre 1821, oltre duecento anni fa, nasceva a Mosca uno dei grandi maestri della letteratura russa: Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Non fu solo un romanziere, capace di ideare trame avvincenti e labirintiche, ma soprattutto uno dei maggiori “pensatori” dell’Ottocento.
La scrittura di Dostoevskij è un vortice che non lascia scampo e ci catapulta nell’abisso profondo della coscienza. Virginia Woolf nel suo saggio The Common Reader descriveva i romanzi di Dostoevskji in questi termini:
I romanzi di Dostoevskij sono vortici in ebollizione, turbinose tempeste di sabbia, getti d’acqua che sibilano, ribollono e ci risucchiano (...). Consistono essenzialmente e completamente della materia di cui è fatta l’anima.
Se i suoi romanzi erano un concentrato di eventi, situazioni, pensieri, la vita del romanziere russo di certo non fu da meno. Nella pur breve esistenza di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, vissuto solo 59 anni, ritroviamo un concentrato di arte, dolore, malattia, speranze deluse e amori tormentati.
Ogni frammento esistenziale fu poi custodito opportunamente nelle pagine dei suoi libri: questo, d’altronde, è il segreto dei grandi autori.
Scopriamo 7 curiosità sulla vita, decisamente funambolica, del grande scrittore russo.
1. I genitori incoraggiarono la sua vocazione letteraria
La passione di Fëdor Dostoevskij per la letteratura iniziò sin dall’infanzia. I suoi genitori erano benestanti: il padre Michail Andreevič Dostoevskij, era un medico, mentre la madre Marija Fëdorovna Nečaeva, era discendente di una famiglia di ricchi e prosperi commercianti russi. Fu proprio Marija a insegnare a leggere al secondogenito, Fëdor, all’età di quattro anni gli fece scoprire la Bibbia e uno dei maggiori poeti e drammaturghi russi, Aleksandr Puškin.
Grazie all’educazione ricevuta Dostoevskij entrò in contatto sin dalla più tenera età con grandi icone letterarie, quali Omero, Goethe, Cervantes e altri. Fu dunque un appassionato lettore prima di diventare uno dei maggiori scrittori della letteratura mondiale.
2. Dostoevskij soffriva di epilessia
All’età di 17 anni Fëdor ebbe il suo primo attacco di epilessia. Le crisi epilettiche lo perseguiteranno per tutta la vita. La sua mente era tenace, ma il suo corpo lo tradiva di continuo.
Durante gli anni dell’esilio in Siberia le crisi epilettiche peggiorarono. Negli ultimi anni della sua vita risentì in modo particolare dell’epilessia che, unita a una serie di altre complicazioni di salute, lo condusse a una morte precoce all’età di soli 59 anni.
3. Dostoevskij abbandonò il servizio militare per dedicarsi alla scrittura
Il padre di Dostoevskij era un medico e considerava le materie umanistiche come un vezzo, un diletto utile e intellettuale, ma per il figlio desiderava un mestiere più pratico.
Michail Andreevič Dostoevskij costrinse Fëdor a iscriversi a ingegneria militare e ad arruolarsi nell’esercito. Pochi anni dopo, nel 1843, Fëdor si diplomò - secondo il volere del padre - ma presto decise di abbandonare il servizio militare per dedicarsi alla scrittura. Nel 1844 inizia a scrivere il suo primo libro Povera gente.
4. Fu condannato a morte
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Un’esperienza traumatica fu fonte di ispirazione per la stesura del capolavoro Delitto e castigo. A causa dei suoi radicali ideali socialisti (era un fermo oppositore della servitù della gleba) Dostoevskij nel 1847 si unì a un gruppo sovversivo, il circolo Petrasevskij. Questa scelta gli costerà la condanna a morte.
L’ultima ora del sommo romanziere stava per giungere, quando in extremis - pochi minuti prima che venga premuto il grilletto - lo zar Nicola I revocò la pena capitale.
La pena fu convertita in anni di lavori forzati che lo segnarono profondamente. Lo scrittore si era salvato, ma quell’esperienza lasciò in lui un impronta indelebile e divenne materia di molte sue riflessioni successive sulla morte e il senso della vita che avrebbe trasferito nei suoi romanzi.
5. Gli amori tormentati di Dostoevskij
La vita sentimentale di Dostoevskij fu abbastanza movimentata. Si sposò due volte, ma la sua prima storia d’amore importante avvenne prima del matrimonio. Lo scrittore propose alla sua giovane amante di sposarlo, ma lei rifiutò. In seguito Fëdor si innamorò perdutamente di Maria Dmitrievna Isaeva, una donna già sposata con un sottufficiale e madre di un figlio. Dostoevskij all’epoca era ancora uno scrittore squattrinato e privo di mezzi, ma la aspettò. Quando morì il marito di lei si sposarono, ma fu una relazione tormentata e carica di sofferenza per entrambi. A lei Fëdor dedicò il complesso personaggio di Natasha, in Umiliati e offesi.
Mentre era ancora sposato con Maria Isaeva (che sarebbe morta alcuni anni dopo a causa di una lunga malattia, Ndr), Dostoevskij incontrò la giovane universitaria Apollinaria Prokofyevna Suslova nel corso di una delle sue serate di lettura. Lui aveva 42 e lei 22, ma nacque una folle passione che per Dostoevskij fu considerata un“ amore eterno”. La definì una “ragazza seducente, crudele, sbagliata e tragica”. Si ispirò ad Apollinaria per creare il personaggio di Nastasya Filippovna ne L’idiota e di Polina ne Il giocatore. Non si sposarono mai, ma Apollinaria lasciò un’impronta indelebile nel cuore dell’autore.
6. Sposò la sua stenografa
Dopo tante sofferenze per Dostoevskij venne anche un amore felice. Il nome della prescelta era Anna Grigorievna Snitkina, fu la stenografa che aiutò lo scrittore durante la stesura del romanzo Il giocatore. Avevano 25 anni di differenza.
Lavorarono insieme per mesi e, due giorni prima della pubblicazione del romanzo, non riuscirono a immaginarsi l’uno senza l’altro. Lei aveva 21 anni quando lo sposò e gli sarebbe rimasta accanto sino alla fine dei suoi giorni.
“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse” insomma, Fëdor e la giovane Anja si sposarono il 15 febbraio 1867 nella cattedrale di Ismájlovsk. Insieme a lei Dostoevskij trovò la pace. Di lei in una lettera al suo tormentato amore, Apollinaria, scrisse:
Lei (Anna) ha un cuore e sa amare.
7. Dostoevskij scrisse il primo romanzo esistenzialista
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L’esistenzialismo, in verità, nacque con Fëdor Dostoevskij. Lo scrittore russo seppe precorrere il proprio tempo creando un nuovo modello di letteratura. Oggi pensiamo all’esistenzialismo e nominiamo La nausea di Jean-Paul Sartre, Aspettando Godot di Samuel Beckett o Lo straniero di Albert Camus. Ma in realtà tutto iniziò con Fëdor Michajlovič Dostoevskij e quel suo “capolavoro minore”: Memorie dal sottosuolo, scritto nel 1864.
Già negli anni Sessanta dell’Ottocento Dostoevskij si domandava in quale punto dell’universo fosse situata la Terra, chiedendosi se il nostro mondo sia il Paradiso o l’Inferno. È sorprendentemente lui il primo a concludere che l’uomo costituisce la base del processo filosofico e che Paradiso e Inferno non esistono, esiste - paradossalmente - solo qualcosa che a seconda delle circostanze e delle scelte individuali può assumere sembianze paradisiache o infernali. Il vero campo di battaglia, concluse il genio supremo di Dostoevskij, è il cuore dell’uomo.
La cosa paurosa è che la bellezza non solo è terribile, ma è anche un mistero. È qui che Satana lotta con Dio, e il loro campo di battaglia è il cuore degli uomini. Già, la lingua batte dove il dente duole…E ora veniamo al fatto. Ascolta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dostoevskij: 7 cose (che forse non sai) sul grande scrittore russo
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