Ferite a morte
- Autore: Serena Dandini
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
Cortometraggi in scrittura di donne - vittime grondanti di sangue
In “Ferite a morte” di Serena Dandini (Rizzoli, 2013), il tema del femminicidio è trattato in modo originale e toccante.
Il libro è strutturato in due parti: la prima parte è narrativa, mentre nella seconda parte dello scritto il fenomeno è riportato in modo statistico e scientifico, avvalendosi dell’aiuto della ricercatrice del CNR Maura Misiti che ha approfondito l’argomento.
Inizio il commento dall’appendice.
Cos’è il femminicidio?
Il femminicidio è un fenomeno tristemente e angosciosamente diffuso a livello mondiale. Gli omicidi basati sul genere sono una realtà di fronte alla quale sia le autorità competenti che la società civile devono impegnarsi a porre fine. Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la lotta contro la violenza sulle donne, ha presentato il rapporto sugli omicidi di genere che sono culturalmente e socialmente radicati, continuano a essere accettati, tollerati e giustificati, e l’impunità costituisce la norma. Le donne che sono soggette a continue violenze, che sono costantemente discriminate, è come se vivessero nel “braccio della morte”, con la paura di essere giustiziate.
Il rapporto ricostruisce l’origine del termine con cui si indica questo fenomeno. Usato sin dall’inizio del XIX secolo per indicare gli omicidi di donne, la parola femmicidio ricompare negli slogan delle femministe negli anni Settanta e poi nel 1992 quando la studiosa Diana Russell la utilizza nei suoi libri per parlare della forma estrema di violenza da parte dell’uomo contro la donna “perché donna”. Nel 2006 la parlamentare femminista messicana Marcela Lagarde conia la versione femminicidio, di cui si serve per definire
“la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotta della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine”.
Per Rashida Manjoo c’è inoltre molta ipocrisia in chi, in Occidente, continua a definire gli omicidi basati sul genere “delitti passionali”, come risultato di comportamenti individuali, oppure “delitti d’onore”, come effetto di pratiche sociali o culturali, nei Paesi orientali. Tale dicotomia esprime una concezione superficiale e stereotipata che riguarda tutte le donne del mondo.
Le forme di femminicidio
Tra la altre forme dirette di femminicidio sono comprese:
- le uccisioni di donne in situazioni di guerra;
- le donne bruciate in casa a causa della dote in alcuni Stati dell’Asia meridionale;
- gli omicidi delle donne indigene e aborigene;
- le forme estreme di accanimento sui corpi delle donne assassinate dalla criminalità organizzata e dai gruppi paramilitari;
- per la pratica del Sati le vedove indiane indotte a bruciare vive sulla pira funeraria del marito;
- l’aborto dei feti di sesso femminile e l’infanticidio delle bambine in Cina, in India e Bangladesh.
Ma esistono anche forme di femminicidio indiretto, come i decessi dovuti a:
- aborti clandestini,
- traffico degli organi umani,
- crimine organizzato,
- mancanza di cure mediche e di alimentazione adeguata per le bambine,
- pratiche tradizionali dannose come le mutilazioni dei genitali femminili.
E l’elenco potrebbe continuare infinito in un agghiacciante giro del mondo degli orrori.
Il libro di Serena Dandini sul femminicidio
Come racconta nella prefazione, Serena Dandini ha voluto rendere visibile tutte quelle storie di donne che hanno pagato con la vita il fatto stesso di essere donne: mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate. In presa diretta la conduttrice-autrice partendo dalle protagoniste che non ci sono più vuole farle finalmente parlare, vuole che queste donne siano libere, almeno da morte, e raccontare la loro versione dei fatti. Da questo assunto rivivono in rappresentazioni icastiche, folgoranti e dolenti a volte amare ed ironiche gli attimi fatali della loro vita, come se da morte il loro sguardo e il loro animo considerassero il proprio destino già tracciato e, come si usa dire, annunciato. Le loro urla di disperazione, le loro voci di aiuto sono rimaste inevase, nonostante spesso gridassero le loro umiliazioni e sofferenze. Con accenti e registri diversi, queste donne confessano la loro solitudine nel portare addosso un fardello di dolore così grande da rimanere inascoltato e spesso con caparbietà masochistica negato; massacrate di botte, lapidate, bruciate dagli uomini e spesso dai loro uomini. Serena Dandini rende onore a questa macabra galleria femminile e con pietosa adesione ne delinea i tratti psicologici e le ferite dell’animo e del fisico.
“Ferite a morte” nasce come evento teatrale: voci recitanti al femminile di artiste, giornaliste e amiche per sostenere la Convenzione No More!, le associazioni e i centri antiviolenza e fa tappa in alcune grandi città italiane. Il libro è dedicato a Carmela Petrucci, la ragazza palermitana uccisa per difendere la sorella dalla violenza dell’ex fidanzato. Le donne recitanti hanno ai piedi le “zapatos rojos”, le scarpe rosse come quelle dell’artista Elina Chauvet, che stanno facendo il giro in molte piazze del mondo dopo essere partite da Ciudad Juárez, città messicana situata nello stato di Chihuahua al confine con gli USA, separata da El Paso in Texas solo da un fiume, il Rio Grande: città di frontiera nel nord del Messico che insieme a Guatemala City, è considerata una delle città più violente del pianeta. A farne le spese sono giovani donne rapite, torturate, violentate, uccise e mutilate. Il fenomeno potrebbe anche essere legato al mercato del sesso, alla produzione di snuff movies o alla tratta di esseri umani.
“Ferite a morte” è un libro intenso e lacerante, fa soffrire e commuovere. E’ strutturato in brevi storie, come cortometraggi, tinte di sangue, in un linguaggio acuto e corrosivo, ma anche lieve ed ironico. Da leggere perché è la testimonianza, la memoria, la denuncia, grazie alla libertà della scrittura, di tante vittime, donne come le altre.
L’autrice
Serena Dandini in tv ha ideato e condotto programmi come La tv delle ragazze, Avanzi, Pippo Chennedy Show, L’ottavo nano, Parla con me, The Must Go Off. “Ferite a morte” è il suo terzo libro, il primo di narrazione, dopo i successi di Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini e Grazie per quella volta, pubblicati sempre con Rizzoli.
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