Ferro e sangue
- Autore: Liza Marklund
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2017
Attacchi di panico, Annika Bengtzon è sul lettino dello psicanalista. La popolare protagonista di già dieci romanzi della più nota scrittrice svedese di gialli, Liza Marklund, è in libreria con l’undicesimo e finale episodio delle indagini della cronista detective, “Ferro e sangue” (2017, pp. 384, euro 18,50), nella collana Farfalle GialloSvezia delle edizioni Marsilio, come da contratto.
La scrittrice Liza Marklund è a sua volta una giornalista, per dieci anni reporter di nera. È nata nel 1962 a Palmark, un villaggio dalle parti del Circolo Polare Artico. Primadonna del giallo scandinavo, è anche documentarista, moderatrice televisiva, editorialista internazionale, ambasciatrice di pace per l’Unicef e comproprietaria di una delle case editrici di maggiore successo. Vive con la famiglia tra Stoccolma e Marbella, in Spagna.
In questo titolo conclusivo della serie, Annika, giornalista della Stampa della Sera e soprattutto investigatrice volontaria, intelligente e indipendente alleata della polizia nella battaglia contro il crimine, torna alle origini, al primo caso che l’ha interessata, ai suoi fin troppo labili legami con la famiglia d’appartenenza.
Si diceva del lettino… per meglio dire, della poltrona nello studio della psicologa che le ha indicato il suo partner, Jimmy. Si sente indifesa, sperduta in quella sedia ingombrante, lei ora tanto magra e spigolosa.
Ha sofferto uno svenimento improvviso. Diagnosi: disturbi da panico. Eppure non si sente più angosciata, non ha motivo. Ritiene di non avere mai avuto una situazione migliore. Non crede di avere problemi col lavoro. Con il compagno va benissimo, il rapporto di Jimmy con i suoi figlioletti funziona. L’ex marito si comporta dignitosamente ed è perfino diventata amica di Sophia, la donna con cui l’ha tradita tempo fa.
La psicologa - pettinatura ed espressione neutra - fa il suo mestiere: sfogliando le carte le chiede del padre, morto quando era solo adolescente, da oltre vent’anni.
“Eravate molto uniti?”
Più che panico, è rabbia quella che prova: perché pagare se è lei a dover dare le risposte? Ma le tocca sviscerare il freddo con la mamma Barbro e il niente con la sorella Birgitta, di due anni più piccola.
Ecco l’occasione per rifare conoscenza con Annika Bengtzon, il suo mondo e il suo passato. Che ritorna, in questo titolo.
Per conto del giornale, riprende il filo di un caso ora votato dai lettori come quello sul quale avrebbero voluto sapere di più. Per combinazione, è quello dal quale si sono avviate la sua carriera da cronista e il volontariato investigativo: il femminicidio di Josefin, una diciannovenne strangolata in un cimitero, che lavorava come spogliarellista in un night club. Mai trovato l’assassino, da quindici anni, ma Annika ha sempre sospettato di Joachim, proprietario di Studio Sex, il porno locale in cui si esibiva la neodiplomata, di cui era il ragazzo. Un buco nero iniziale, un crimine mai risolto. E a lei quel fiasco delle indagini ufficiali non è mai andato giù.
Intanto, è in corso a Stoccolma il processo contro Berglund, l’imprenditore del legno incriminato per il brutale omicidio di un homeless, un anno prima. Lo hanno ribattezzato “il Carpentiere”. Era stata Annika - che lo sospetta autore anche del pestaggio di un politico - a firmare gli articoli che lo hanno condotto alle manette. E la Stampa della Sera aveva pubblicato per prima la notizia dell’arresto, vincendo almeno per quel pomeriggio, l’eterna guerra delle tirature.
Il cellulare scuote la Bengtzon dai suoi pensieri. È la mamma. Le chiede notizie di Birgitta. Non è tornata dal lavoro il giorno prima. Non ha dato notizie. Come dire però a Barbro che con la sorella non ha rapporti di nessun genere? Non sa nemmeno dove abiti.
Erano molto legate fino all’adolescenza, dormivano insieme, poi l’incidente nella fonderia abbandonata le aveva allontanate. Provocato dalla neo giornalista d’assalto, era costato la vita al suo boy friend, con cui aveva litigato. Sven piaceva anche a Birgitta. La sorellina adorava quel ragazzo e non le aveva mai perdonato di aver causato la caduta del giovane. Omicidio colposo, l’accusa ufficiale contro la Bengtzon maggiore.
Poi ci si mette l’ultima traccia della sorella, un messaggio inequivocabile:
“Annika, aiutami!”
È tempo di chiudere qualche conto col passato nei romanzi di Liza Marklund, storie che guardano spesso indietro e vivono di casi irrisolti e di frequenti flashback.
Quella giornalista investigativa ha fatto parte è stata nei pensieri di Liza fin dall’infanzia. Da bambina la scrittrice svedese ha iniziato ad appuntare storie drammatiche su di lei, nel villaggio natale nella regione più settentrionale della Svezia.
“Oggi sia Annika ed io siamo cresciuti, ma le storie sono fondamentalmente le stesse”.
Dopo undici romanzi e ben sei film, Liza Marklund scrive la parola fine ai romanzi di Annika Bengtzon. Che sia solo un arrivederci?
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