Figli della società. Carcere, devianza e conflitto sociale
- Autore: Paolo Pisu
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2008
Paolo Pisu in Figli della società. Carcere, devianza e conflitto sociale (CUEC Editrice, 2008) pone il tema delle “carceri” con il giusto equilibrio, tenendo accesa l’attenzione del lettore e rendendolo partecipe, anche emotivamente, a problematiche relative a questioni che tanto coinvolgono il cittadino.
Una carrellata sui numeri, sulle percentuali, sulle leggi che trattano la questione penitenziaria consente di far luce sui risvolti di un mondo sentito lontano dalla vita di chi non ne è mai stato coinvolto e apre a una visione delle cose con un’oggettività che ci aiuta a superare pregiudizi e stereotipi.
La parola "carcere" suscita nell’opinione pubblica l’dea di punizione da una parte e di sicurezza dall’altra. Che in carcere ci finiscono chi minaccia con i suoi crimini la società, rassicura chi è convinto che la "brava gente" non conoscerà mai questa esperienza.
“L’invocazione del carcere sale dal profondo della società. È sufficiente accada un fatto eccezionale: la cronaca nera, con tutto il seguito si mette in moto. Le storie diventano truculente. I mass media, per creare sensazione e aumentare l’audience, amplificano e deformano i fatti, rendono feroci i protagonisti, diffondono un clima di incertezza e di pericolo”. “Ed è così che l’opinione pubblica risponde come un riflesso condizionato invocando più sicurezza, e dunque più castigo e infine più carcere”.
A nulla serve sapere che la curva della criminalità decresce e che nell’ordine giudiziario si vanno affermando sempre di più le misure alternative, negli italiani persiste la convinzione che le pene debbano essere eclatanti, di esempio e soddisfare la vendetta sociale.
D’altra parte il carcere non è sempre stato uguale a se stesso. È a questo proposito che Paolo Pisu riflette su alcuni riferimenti storici che hanno influenzato la giustizia e il sistema penale, in particolare in Sardegna e nello stesso tempo si augura che questo strumento col tempo venga sostituito da forme più umane ed efficaci.
L’autore rileva che ancora nei nostri tempi il carcere è il ricettacolo di persone deviate appartenenti agli strati sociali popolari, poveri ed emarginati, che avrebbero bisogno di misure penali strettamente associate a cura, recupero e riabilitazione.
Seguono i riferimenti alla costituzione, alle condizioni dei detenuti e del loro continuo aumento in Italia tanto da farci porre ai primi posti della graduatoria europea: affollamento dovuto alla presenza di tossicodipendenti e di immigrati.
Interessanti le riflessioni sulla situazione dell’indulto del 2006 presentato come evasione di massa di criminali, voluto dal governo Prodi.
La seconda parte del volume è dedicata a interventi e interviste a rappresentanti dell’amministrazione carceraria, a operatori, associazioni di detenuti ed ex detenuti; pagine da cui emerge una visione cruda della realtà carceraria: dalla dolorosa esperienza di chi vive la doppia condizione di tossicodipendenti e sofferenti mentali, agli ergastolani che denunciano soprusi e umiliazioni subiti nelle diverse carceri della penisola.
“Che il carcere vada reso migliore, più adeguato al livello di civiltà del nostro paese, non lo nega più nessuno… io sono convinto che in un futuro non lontano, l’istituto del carcere così come lo si conosce nel tempo odierno, sarà definitamente superato.”
Figli della società. Carcere, devianza e conflitto sociale
Amazon.it: 21,56 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Figli della società. Carcere, devianza e conflitto sociale
Lascia il tuo commento