Figli dello stesso padre
- Autore: Romana Petri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Longanesi
- Anno di pubblicazione: 2013
Con “Figli dello stesso padre” (Longanesi, 2013), finalista al Premio Strega 2013, Romana Petri ci regala un romanzo narrato in maniera particolare e intensa.
E’ la storia di due fratelli, Germano ed Emilio, figli ambedue di Giovanni, da tempo scomparso, ma nati da madri diverse: Edda, regolarmente sposata con l’uomo, e Costanza che, con lo stesso, ha invece avuto una relazione e, scopertasi incinta, non ha voluto rinunciare a dare alla luce la sua creatura.
Germano ed Emilio, fratelli distanti anche logisticamente poiché divisi da un oceano, si rivedono dopo lungo tempo. I due sono molto diversi, sia fisicamente che intellettualmente: il primogenito è forte e robusto, si dedica alla pittura, mentre Emilio, il secondo, trasferitosi in America, è diventato un quotato matematico ma è, d’aspetto, più magro e debole. Il fratello maggiore, quasi cinquantenne, non ha una vita sentimentale stabile e si dedica all’arte; proprio in occasione di una mostra dei suoi quadri invita il minore, ormai naturalizzato in America dove ha anche una bella famiglia, ad assistere all’inaugurazione. I due protagonisti, ormai uomini maturi, non intendono somigliare al padre Giovanni. Germano, infatti, ricusa la vita familiare poiché il pensiero di un’unione lo riporta a quello del matrimonio fallito dei genitori e, quindi, a ferite e sofferenze del passato anche se il rapporto con la madre Edda è ancora molto intenso e solido. Emilio, invece, rigoroso come la sua mentalità matematica, dopo anni di sedute psicoanalitiche per recuperare ciò che affettivamente gli era mancato nell’infanzia, cerca ora nella famiglia unita la serenità, la forza che aveva osservato ancor bambino, nelle colonie di formiche, gli animali che prediligeva per operosità e, soprattutto, unione.
La prima parte della narrazione è dedicata principalmente al passato: l’autrice ha fatto ciò di proposito e magnificamente poiché, senza di essa, l’incontro tra fratelli, le sfumature di ogni frase, la rivisitazione dei vissuti non potrebbero esser colte e risultare vive così come appaiono nell’ultima parte del romanzo. Il ritrovarsi dei due uomini, il breve soggiorno di Emilio in casa di Germano, nella vecchia abitazione di famiglia, che del passato non ha perso neppure gli odori, scatenano sentimenti contrastanti: gioie, frasi che fanno male, l’ipotesi di non vedersi mai più. Germano, pur con la sua stazza e la sua forza si rivela quello con l’animo più sensibile e travagliato ma che ha trovato, nella pittura, il modo di esprimere angosce e risentimenti. Emilio, il matematico, vorrebbe, forse, che nelle loro vite, finalmente, i conti tornassero, ma nei sentimenti tutto è molto più complicato che con i numeri. I due uomini, apparentemente uniti, giungono, verso la fine del romanzo, quasi a dividersi affettivamente ma la breve frase che inizia con "Nostro padre era …” dà una svolta al loro rapporto. Forse, da qui, ambedue potranno rivedere con occhi diversi il difficile e contrastato legame con il padre e fra loro stessi.
Emilio e Germano, divisi da storie diverse ma parallele, spesso rivali negli affetti, hanno ora la possibilità di scegliere se ricomporre i ricordi di un passato andato in frantumi e poi guardare al futuro.
Il libro di Romana Petri è veramente bello, scritto in maniera precisa e raffinata e la candidatura al premio Strega è meritatissima.
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Romana Petri in questo romanzo, finalista al premio Strega 2013, affronta da un punto di vista originale il tema delle famiglie allargate, in particolare del problema psicologico che può nascere anche tra fratelli biologici ma generati da madri diverse e soprattutto da un unico padre, superficiale, fascinoso, incosciente.
E’ la storia di due bambini, Germano, nato dal matrimonio regolare tra Giovanni ed Edda, a Roma negli anni sessanta; ma la sbandata di Giovanni per la non più giovanissima Costanza comporterà la nascita non voluta del piccolo Emilio, nato e vissuto a Milano con sua madre; i due fratelli saranno diversissimi tanto fisicamente, forte e sportivo, sprezzante e fascinoso Germano, mentre Emilio, bravo a scuola, diligente e serio, timido e introverso, vivrà tutta l’infanzia alla ricerca dell’affetto del padre e del fratello, invano. Ora i due sono quasi cinquantenni, il padre è morto da qualche anno, e le loro vite sono irrimediabilmente separate. Emilio è divenuto professore di matematica in un’università americana e vive felicemente a Pittsburgh con la moglie Jenny, bella e saggia, e i loro due figli. Una perfetta e integrata famiglia americana, nella quale tutti i ruoli sono rispettati e ogni cosa funziona in modo perfetto, proprio come il mondo delle formiche, di cui Emilio è uno studioso e un esperto. Ma Emilio ha ricevuto imprevedibilmente l’ invito ad una mostra di quadri che suo fratello Germano terrà a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, ed altrettanto imprevedibilmente ha deciso di andarci: la mostra in realtà è il pretesto che gli serve per mettere fine, una volta per tutte, al conflitto con il fratello che dopo la morte del padre si è ridotto ad un silenzio sordo e pieno di sospesi e di risposte mai date. L’incontro di pochi giorni tra i due uomini a Roma viene raccontato dalla Petri con sorprendente abilità narrativa; si alternano capitoli sull’infanzia dell’uno e dell’altro fratello ad episodi del presente, in una Roma calda e disordinata, dove Germano sembra essere a suo agio, bevendo continuamente, facendosi docce e cambiando abiti, nell’appartamento di Piazza Tuscolo, disordinato e fantasioso, dove aveva vissuto da piccolo con la madre. Il suo stile di vita è capace di sconcertare il metodico Emilio, vestito con poca fantasia, corretto e silenzioso. Il rapporto fra i due non sembra fare passi avanti, tanti sono gli elementi di distacco, di diffidenza, con rancori mai superati che tornano ad affacciarsi. Eppure, la visita silenziosa che Emilio farà alla mostra di quadri di Germano aprirà uno squarcio sul mondo interiore del fratello artista; le opere parlano di morte, una morte presente nell’immaginario di quest’uomo apparentemente forte che in realtà si mostrerà molto più solo e fragile e assai meno risolto di quanto vuole caparbiamente mostrarsi.
Un romanzo che approfondisce e scava nella psicologia delle famiglie che hanno vissuto separazioni, distacchi, ricongiungimenti che non possono non aver lasciato segni profondi nella psiche e nei comportamenti di chi ne ha subito le conseguenze. La Petri sembra prendere le parti delle due madri, Edda e Costanza, ambedue abbandonate dal creativo Giovanni, pieno di fidanzate giovanissime e causa dei grandi dispiaceri di mogli e figli.
Il finale ricompone il puzzle affettivo, come era prevedibile, ma non scontato. La lunga narrazione che ricostruisce ambienti e interni, viaggi e vacanze, abiti ed abitudini, liti famigliari e ricerca dell’evasione, può avere qualche momento di stanchezza nel riproporre abitudini ripetitive, ma anche questo ha un suo perché: i ritmi della vita, sembra suggerire la Petri, sono spesso banali e ripetitivi, privi di fantasia anche se non privi di sofferenza. E la storia di questa strana famiglia lo testimonia in modo realistico ed efficace dal punto di vista letterario, soprattutto nella costruzione dei lunghi dialoghi tra i due fratelli che sono certamente la parte migliore del libro.