Finestra sul nulla
- Autore: Emil Cioran
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2022
Che molti scrittori lascino stare quello che giudicano di poco lavoro o di troppo, dimenticandosi fogli e fogli, mantenuti in buono stato in una delle tante camere di albergo che Emil Cioran lasciava spesso, senza nemmeno pagare il pernottamento. A volte era tale lo sconcerto esteriore, ossa il freddo, l’isolamento, una casa editrice che respingeva il suo lavoro perché incompleto, o nel caso di Cioran, difficilmente spendibile sul mercato editoriale parigino.
In questo caso il titolo diventa una scelta dell’editore, un breve messaggio senza verbo, tratto dalle prime parole di uno scritto.
Finestra sul nulla (Adelphi editore, 2022, curatela di Nicolas Cavaillès, trad. Cristina Fantechi). Fra le righe, si capisce perché Cioran è depresso e demotivato
Sono sette anni che l’autore di trova a “muffire gloriosamente nel Quartiere Latino”, come scrive in una lettera del 1944.
Finita la guerra, e anche l’interesse degli intellettuali per questo filosofo romeno che non trova pace, il motivo dello sconcerto di Cioran è soprattutto un fatto anagrafico: ha superato il trentesimo anno di età, campa di nulla andando da una camera ammobiliata a un’altra, dove spesso sparisce di notte per non pagare l’alloggio, ma soprattutto lui si lamentava del freddo di Parigi, he non era da meno di quello della Romania, magari nevicava per un certo periodo ma anche nella capitale francese fa un freddo in inverno da non crederci, simile a quello di Bucarest.
Il Quartiere Latino e tutta Parigi, dopo il secondo conflitto bellico mondiale, era pieno di rifugiati, in particolar modo di aristocratici russi che dovevano lasciare case e terreni al Partito comunista, al potere fino al crollo del muro di Berlino, con la cessazione definitiva nel 1991.
In quel periodo anche la solitudine pesava a Cioran. Scrive Cavaillès:
Persino la solitudine, cui attribuiva tanto valore, a poco a poco ha finito per sacrificarla alle donne. Amaro e ferito, si vede costretto ad intraprendere un nuovo cammino , che è la via del distacco - giacché la vita non è che un vicolo cieco, sempre più stretto.
Chi scrive trova che Cioran non era misogino, o meglio, lo era per come si percepivano le donne in quel preciso periodo. Come coloro cui accorrere se la solitudine diventava troppo cupa, ma ancora non capace di parlare loro a cuore aperto o di questioni squisitamente politiche come con un collega uomo.
Gli aforismi dello scrittore, ancora non erano perfetti ed eleganti, come ci ha abituato con la “sua” lingua francese. Erano scritti ancora in romeno, erano pesanti, a volte sembravano già scritti, per chi aveva accettato la sua nuova lingua francese.
Aforismi che qui riporterò uno dietro l’altro, così vi renderanno consapevoli di quanto appena scritto:
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La nostra incapacità di urlare , fa di noi degli assassini virtuali
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A parte l’amore e la sofferenza, l’universo dà l’impressione di un triste pretesto escogitato dall’immaginazione di una talpa.
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All’infuori di Bach, qualsiasi impeto sonoro assomiglia a una strofetta farfugliata.
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La salute è una malattia incompleta.
Aforismi brevi, scritti anche con una certa verve, ma a tratti sembrano frasi di enciclopedisti spossati, che hanno bisogno solamente di una bella dormita.
Ma chi scrive pensa che Cioran era in una fase di transizione, dalle lettere di cui abbiamo già scritto si evince un disagio anche linguistico. Di uno studioso che aveva letto tantissimo, ma che non se la sentiva ancora di tradurre solamente nella sua testa, il passaggio dal romeno al francese. E che utilizzò il francese nei libri che erano perfetti, una lingua che rese ancora più bella, anche se già di suo è dotata di una musicalità che l’autore seppe poi usare, accostando al suo nome un altro scrittore di romanzi importanti e bellissimi, ovvero il maestoso francese di un autore conosciuto ovunque nei paesi europei e oltre, Milan Kundera che ci ha lasciato da poco, che passò dal ceco al francese nella stesura dei suoi romanzi, o meglio, capolavori.
Mi attardo in questo piccolo omaggio, perché lo studioso e e filosofo Emil M. Cioran, nato in un piccolo paese dal nome difficile, Rasinari, in Transilvania, nel 1911, studente a Bucarest e poi a Parigi, suo luogo di elezione, dove morì nel 1995, era un lettore avido e ammirato del cecoslovacco Milan Kundera.
In buona sostanza, stiamo comunque leggendo un libro fondamentale per il romeno, anche se probabilmente in vita non lo avrebbe pubblicato perché assomigliava più a un taccuino di bordo, per le mancanze e le bozze, dove stava affinando la sua enciclopedica cultura, leggendo di tutto, per riuscire finalmente a dare un significato ai suoi scritti, per uscire dal bozzolo e pubblicare testi, ora che sono diventate opere e le tesi di laurea ad esse dedicate sono aumentate in maniera formidabile e costante.
Finestra sul nulla
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