Fondazione Paradiso
- Autore: Liza Marklund
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2016
“Paradiset”, titolo originale di “Fondazione Paradiso”, è, secondo la stessa Liza Marklund, il suo giallo più triste: perché?
Il vigile notturno ha segnalato alle 5,31 la scoperta dei due cadaveri in porto. Tre minuti appena dopo la notizia arriva alla redazione della Stampa della Sera. E chi è la correttrice di bozze di turno? Annika Bengtzon in persona. Sì, siamo in avvio di un altro dei thriller con la giornalista svedese, creata dalla first lady del Giallo Svezia, la grande Liza Marklund: “Fondazione Paradiso”, uscito a marzo per i soliti tipi Marsilio (467 pagine, 18,50 euro). In madrepatria è apparso nel 2000 ed era il secondo - non però nell’ordine cronologico di pubblicazione, che lo vede quarto – ma in relazione alla vita, professione e attività della cronista di nera e investigatrice di complemento, cara alla scrittrice nata a Palmark, nel 1962, dalle parti del Circolo Polare Artico.
Sicché, la storia personale di Annika ritorna alla seconda puntata, dopo “Studio Sex”, edito da Marsilio nel 2014. La Bengtzon è alle prime armi, impegnata nel turno di notte del quotidiano di Stoccolma. Per soprappiù questo è il volume nel quale avviene l’incontro fatale con Thomas, il marito, croce e delizia della sua vita e padre dei suoi bambini. Per inciso, siamo nelle vicende successive all’omicidio colposo commesso da Annika, che aveva causato la caduta del fidanzato nell’altoforno in disuso, per difendersi dal comportamento violento e omicida messo in atto da Sven contro di lei.
Due persone decedute, conferma laconicamente la centrale operativa della Polizia. Sesso maschile. Colpi d’arma da fuoco. Non è ancora certo se si tratti di omicidio o suicidio.
Chi arriva sul posto, a Frihamnen, si rende conto che metà testa ciascuno è andata. C’è materia cerebrale un po’ dovunque. Qualcuno ha combinato un bel casino in porto e non è stato solo l’uragano che ha devastato la Svezia meridionale. È chiaro che il caso è destinato a interessare per diversi giorni la stampa. Due omicidi non sono il doppio di uno, sono molto di più. Dunque, non c’è di peggio di un duplice delitto per attirare l’attenzione del polizia. Tutta colpa di quella ragazza, deve pagare. E non è la Bengtzon, tranquilli. Lei è raggiunta in redazione da due telefonate, prima una donna, svedese, che le chiede un appuntamento per promuovere l’attività di una onlus privata, la Fondazione Paradiso. È senza scopo di lucro, ma fa pagare agli enti pubblici e alle Istituzioni locali i servizi e l’assistenza a vantaggio di donne e minori maltrattati e minacciati. Poi l’altra chiamata, sempre una voce femminile:
Mi serve aiuto… mi sta cercando, mi dà la caccia... sono una profuga bosniaca, lui vuole uccidermi. Si è rivolta alla Polizia? Ovviamente no, se mi trova mi uccide.
Si chiama Aida Bregovic e sa tutto dei morti ammazzati di Frihamnen, due mafiosi ex jugoslavi. In cambio di aiuto è disposta a parlare. Era là e doveva morire anche lei, ma è riuscita a scappare. Tutto per un autotreno carico di sigarette: l’equivalente 50 milioni di corone in bionde. Un valore enorme.
Il bello è che l’incontro tra Annika e Aida, concordato in un albergo, è interrotto proprio dall’uomo in nero, che non liquida sul posto la giornalista svedese solo per la provvidenziale presenza di altri ospiti, disposti a difenderla da quello che scambiano per un semplice violento. Il tipo promette vendetta, è chiaro.
C’è una possibilità, affidare la giovane bosniaca alla Fondazione Paradiso, quelli cancellano tracce, modificano documenti, cambiano le identità. Fanno al caso loro. E il cerchio si chiude. Epperò, altro che scopo di lucro: bilanci che non tornano tra entrate e uscite, sistemazioni solo millantate all’estero e pressioni dalla malavita. Fallimenti e sospetti di reato.
Resta Thomas Samuelsson, funzionario degli affari sociali. Il loro incontro è tra il professionale e il casuale. Lui è bello, sportivo, sembra ricco, ma si comporta in modo piuttosto assente, lei è insolitamente iperattiva e sente diffondersi un calore generale in corpo, tutt’altro che sgradevole. La scintilla è scoccata.
Liza Marklund ha lavorato per dieci anni come reporter di nera e cinque come editore. Ora scrive per vari giornali, si occupa di documentari per la televisione e il suo interesse converge spesso sui diritti di donne, bambini e casi di violenza domestica. Aspetti molto affrontati nei suoi thriller.
Dice che “Paradiset” (titolo originale di “Fondazione Paradiso”) è forse il suo libro più triste. Ai lettori scoprire il perché.
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