Franca Rame. Non è tempo di nostalgia
- Autore: Franca Rame Joseph Farrell
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2013
“Ho sempre fatto questo mestiere, cercando di farlo nel migliore dei modi, ma sempre a modo mio”.
In questo libro/intervista Franca Rame così rispondeva alla prima domanda rivoltale dall’amico Joseph Farrell quando l’autore, docente di italianistica in Scozia, chiedeva alla grande attrice, se era questo il mestiere “che hai sempre voluto fare”.
Il volume corredato da fotografie che provengono dall’Archivio Franca Rame - Dario Fo, dopo la scomparsa di Franca Rame, avvenuta a Milano lo scorso 29 maggio prima che questo libro vedesse la luce,
“diviene un omaggio a una grande attrice – scrittrice e a una donna coraggiosa che per tutta la vita ha militato in difesa dei diritti civili, si è impegnata per migliorare la società italiana e per aiutare singoli cittadini in difficoltà”.
Nata a Villastanza di Parabiago in provincia di Milano il 18 luglio 1929, dove per caso la sua famiglia “regolare” (come teneva a sottolineare la stessa Rame), di attori girovaghi sostava per gli spettacoli, una delle donne più rappresentative del XX Secolo nella sua operosa esistenza ha ricoperto più ruoli.
“In teatro il tuo pubblico è lì davanti”.
Franca è stata figlia d’arte, attrice di immenso valore, moglie e compagna sodale di tutta una vita di Dario Fo, Premio Nobel per la Letteratura 1997, madre del loro unico figlio Jacopo. È stata drammaturga
“ho lavorato tantissimo per mio marito, ho pubblicato più di 70 commedie, ogni volta facendo l’editing, curando il testo, le didascalie, scegliendo i disegni”
attivista politica, organizzatrice di campagne e di manifestazioni, segretaria delle cooperative, organizzatrice di Soccorso Rosso Militante e senatrice “i 19 mesi più brutti della mia vita”.
In questo testo, quasi presagisse la sua imminente scomparsa, la Rame ripercorre tutte le sue tante battaglie combattute con determinazione e fierezza. Maestra dello stile comico – grottesco Franca dichiara a Farrell di essere nata a teatro perché è “lì che ho accumulato il bagaglio, che poi mi ha permesso di interpretare tutti i ruoli”. A soli otto giorni di vita l’attrice recitava in braccio alla madre ne La Genoveffa di Brabante, eppure
“ad un certo punto della mia vita mi sono accorta che il lavoro di attrice non mi faceva impazzire, che non lo amavo poi così tanto. La gente non ci crede, pensa che siano bugie. Invece è vero, non avrei mai scelto questa professione che richiede un tipo di carattere che io non ho: presenzialismo, arroganza e buoni gomiti. Quando mi sono accorta che non amavo questo mestiere, era troppo tardi, ero già sposata con Dario e avevamo la nostra compagnia”.
Una lunga confessione nella quale Franca Rame con ironia, garbo e franchezza rievoca le tappe fondamentali del suo percorso esistenziale: gli esordi, la Compagnia della famiglia Rame che metteva in scena di tutto da Shakespeare alle commedie più moderne lavorando 363 giorni all’anno eccetto il giorno dei Morti e il Venerdì Santo trasportati dalla Balorda, quella benedetta corriera che si fermava “a ogni piè sospinto”, gli anni del Fascismo, la Liberazione. Ancora i primi ruoli, il fatale incontro con Dario Fo, un’unione personale e professionale quasi unica nella storia del teatro durata sessant’anni, quando Franca disse no a Visconti (“il cinema mi annoiava a morte”), la censura alla coppia nel 1962 durante Canzonissima (“non la volevamo fare perché, per forza di cose, la trasmissione doveva avere una certa leggerezza”). Il teatro in teatro ma “il nostro pubblico restava borghese” e quindi non capiva la satira che Fo & Rame rivolgeva nei loro confronti e allora quel teatro nuovo Il Mistero Buffo recitato nelle case del popolo “un teatro al servizio degli spettatori”.
Franca in questa confessione parla anche della sua dolorosissima esperienza subita il 9 marzo 1973 a Milano quando l’attrice mentre tornava dalla parrucchiera venne affiancata da un furgone, sequestrata, aggredita, picchiata e violentata da un gruppo di neofascisti, esponenti dell’eversione nera degli anni Settanta. “Sono passati tanti anni ma non finisce”. Da quella tragica esperienza venne fuori nel 1975 l’atto unico Lo stupro. Bellissime le parole che la Rame ha per il Monumento Dario Fo l’autore vivente più rappresentato al mondo, incontrato quando l’attrice lavorava con le Sorelle Nava, notato perché era talmente diverso dagli altri attori e baciato dopo averlo buttato contro il muro dietro le quinte.
“... il mio contributo è riconosciuto ma d’altro canto il genio è lui”.
Insieme a Dario Franca ha vissuto “una vita esageratamente felice”.
Un dialogo intenso che abbraccia la storia privata e professionale di una donna straordinaria della quale il Presidente Napolitano ha ricordato l’appassionato impegno civile.
“... grazie a questo lavoro, riesco a portare avanti le cose in cui credo. E questo non è poco”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Franca Rame. Non è tempo di nostalgia
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