Francesca Serio. La madre
- Autore: Franco Blandi
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Il libro che ho tra le mani ha una copertina particolare, la foto in bianco e nero di Francesca Serio, madre del sindacalista socialista Salvatore Carnevale ucciso dalla mafia, che da il braccio a Sandro Pertini all’uscita dal tribunale.
In libreria da pochi giorni Francesca Serio. La madre è il romanzo d’esordio, di forte impatto emotivo, dell’autore siciliano Franco Blandi, scrittore, fotografo e documentarista.
Salvatore, figlio di Francesca, pareva addormentato, sistemato a faccia in giù nella terra. Il suo volto era stato sfigurato dal colpi di pistola. Era la mattina del 16 maggio del 1955. Francesca corse alla cava, portando con sé lo scialle. La frase che Salvatore le ripeteva spesso era: Portami lo scialle, o matri, che mi devi coprire a me.
Questa volta lo avrebbe coperto davvero. Lo aveva riconosciuto dai piedi, trattenuta dagli agenti da lontano. Rimarrà accanto a lui, attonita e immobile nel suo dolore.
La storia di Francesca è un romanzo storico in costante equilibrio tra le fonti storiche e la narrazione, scrive l’autore nella sua nota introduttiva, la cui vicenda si collega ai grandi eventi politici e sociali del tempo. È il racconto di una madre coraggiosa, del suo strazio, una donna che ha saputo andare oltre i pregiudizi del suo tempo, che non sapeva leggere né scrivere e che ha lavorato una vita nei campi più di un uomo, meglio di un uomo.
Era una bracciante, e in questa parola si racchiude la fatica del suo lavoro quotidiano. Una donna che china su se stessa sapeva aprire i solchi della terra per seminare, mietere, disporre le fascine, raccogliere le olive appena battute dai rami, le fave, i piselli, i carciofi, le mandorle, ogni giorno per quattordici ore di lavoro per dare un futuro migliore al proprio figlio.
A Francesca non mancava la voglia di lavorare, con il gran caldo o il freddo dell’inverno, non si stancava mai e non si lamentava mai. Nell’estate del 1923 Francesca, a vent’anni, era al settimo mese di gravidanza e lavorava nei campi di Galati Mamertino insieme ai suoi fratelli. Giacomo, suo marito, non lo vedeva più da quando l’aveva abbandonata.
L’onore mio lo difendo, perché è l’onore di mio figlio. La schiena stanca per il lavoro sì, ma sempre dritta deve stare.
Lei non accettava di sentirsi in colpa, perché sapeva bene di essere stata una brava moglie, non starà a casa a badare alle faccende con un figlio da crescere e non correrà dietro al marito, come le altre donne, per paura di restare sola.
Sono io che non lo voglio un marito così, un padre così.
Salvatore crescerà e andrà a scuola a Sciara dove Francesca e la sua famiglia si trasferiranno in cerca di un lavoro nei feudi degli aristocratici Notarbartolo, che permettesse loro di poter vivere meglio. Nonostante una vita grama, di rinunce e tanti sacrifici, Salvatore frequenterà fino alla terza elementare e una volta in grado di saper scrivere e leggere, andrà a imparare un mestiere.
Sarà bracciante come Francesca e si pagherà la scuola privata per sostenere gli esami di licenza elementare, studiando tutte le sere dopo il lavoro. Un uomo pieno di ideali e di passioni. Leggeva l’Avanti, molti libri e parlava di politica alla madre, con accanto il vocabolario per cercare il significato delle parole. Le raccontava dei compagni socialisti e delle loro lotte al Nord dove i contadini, nonostante la guerra e la povertà, vivevano una vita migliore. E poi del referendum, di Parri, di De Gasperi, delle prime proteste contro lo sfruttamento, della strage alla Portella della Ginestra, della riforma agraria bloccata dai democristiani, dei contadini che dopo anni di sottomissione stavano trovando il coraggio e dei mafiosi che si sentivano minacciati nei loro interessi.
Salvatore non si fermerà, terrà riunioni alla Camera del Lavoro e chiamerà a raccolta i braccianti che tra le bandiere rosse e i tricolori, manifesteranno con l’occupazione pacifica delle terre incolte. La sua morte non piegherà Francesca. Ne raccoglierà l’eredità e con tutte le sue forze accuserà i mafiosi e chi era colluso con loro. Vestirà a lutto fino a quando non avrà giustizia.
Per la sua causa si mobiliteranno Sandro Pertini, Giorgio Napolitano, Pio la Torre, Pietro Nenni, Carlo Levi e i tanti contadini che da Messina a Palermo avevano visto in quel giovane temerario e combattente il proprio riscatto sociale. Francesca gli era sempre stato accanto, lo aveva amato, onorato e adorato. Fin quando era in vita aveva riconosciuto il suo profumo ovunque, dall’uscio di casa quando rientrava la sera, e nelle lettere che le inviava.
Francesca Serio è il racconto intenso e commovente di una madre narrato sotto forma di un diario intimo che Francesca avrebbe potuto scrivere, solo se ne fosse stata in grado, intatto nella sua memoria, istante dopo istante. Una storia indimenticabile di una piccola grande donna che aveva denunciato la mafia, protestato contro i potenti, urlato ai loro uomini armati e aveva saputo opporsi ai corrotti e alle dimenticanze della storia. Consigliato!
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