Frontenotte
- Autore: Stefano Lorefice
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2011
Con CD audio “Le-Li” di Leli e John
Scriveva Giosuè Carducci:
“Esce la poesia/
O piccola Maria/
Quando malinconia/
Batte del cor la porta”.
Il componimento poetico, quindi, quale figlio non già del sole e della felicità, ma del crepuscolo, dei rimpianti e della tristezza, quasi come se la forma poetica non riuscisse a contenere l’esplosione della gioia, ma si adattasse molto di più al battito d’ali di un pomeriggio pigro, al soffio del vento sul grano o alla muta osservazione di un mondo che scorre sempre uguale a sé stesso.
Mi è venuta in mente questa vecchia poesia studiata a scuola, già nell’osservare la copertina di questo libretto e del CD a esso allegato. E permeate di malinconia lo sono, le due copertine, dense di un grigio scuro sobrio ma cupo, anche se la parte centrale della copertina del libro, pur solcata da quelle che sembrano le gocce di pioggia di una giornata uggiosa, si apre a uno spiraglio di luce, e sembra parlare di una tristezza alla quale, però, non ci si concede di abbandonarsi più di tanto, e che nasconde comunque una speranza, un futuro e una determinazione nell’affrontarlo a viso aperto.
Tali sono le poesie di “Frontenotte”: stralci di vita, immagini, fotografie della mente, espressione di stati d’animo diversi. Poesie che nascono dal basso, dal quotidiano della gente semplice che lotta per la vita di ogni giorno, che a volte è tentata di lasciarsi andare ma resiste, che sa godere delle gioie minuscole e farne ragione della propria esistenza. Le liriche non hanno titolo, ma sono divise in cinque capitoli. “Confine estremo del rumore” è quasi un vagare per le strade di notte, osservando l’umanità che le popola di pazienza e speranza. “Manutenzione degli amanti” è espressione di amore puro che trova il suo fine e la sua esaltazione nella condivisione dei piccoli gesti di ogni giorno. “Dimestichezza della notte” ci regala la riflessione di un momento incastonato nell’incanto dei fenomeni naturali, come la neve. “Lampioni lungo lo slalom del vento” descrive quasi un paesaggio di periferia o di campagna, mentre “Come di schianto” rientra in una dimensione cittadina. Versi evocativi, quasi descrittivi, che fermano gli istanti semplici dando loro un valore simbolico.
Nel CD troviamo invece il progetto musicale di Leli e John. Secondo le note di copertina, “stanchi del rock’n’roll, ripongono nello sgabuzzino distorsori e amplificatori per imbracciare banjo, ukulele e chitarra classica”, oltre a fare proprio un testo di Lorefice, “Troppo lontano”, per avvolgerlo in una melodia lenta, ossessiva, ben rappresentativa del senso di vuoto dato da un abbandono. Il pezzo, l’ultimo del CD, è preceduto da altre dieci canzoni in italiano e in inglese, dai testi delicati o ironici (“Alla befana”, “A cosa servono le tonsille?”), intimiste e leggere come “Fishbowl” (nella quale gli strumenti creano l’illusione del tintinnare sul vetro), con atmosfere quasi da carillon come “Bambola” o da giostra, da circo, ma con un tema “noir” come “Il valzer dell’addio”, fino al ritmo ossessivo di “Valentine’s day”.
Ne risulta un lavoro interessante, un insieme di pezzi orecchiabili ma allo stesso tempo suggestivi, pungenti ma contemporaneamente pieni di dolcezza. La voce di Leli è argentina ma spesso diluita nell’ampio uso dei soffiati, una specie di fatina moderna che sussurra le poesie della buonanotte all’ascoltatore dei giorni d’oggi. Due modi diversi di cantare il quotidiano, in poesia e in musica, due pigli diversi ma con il comune denominatore della semplicità.
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