Furia Divina di José Rodrigues Dos Santos

Il rapporto con un certo tipo di Islam, quello che diventa protagonista di servizi e approfondimenti successivi a un attentato o a un episodio di cronaca, è diventato sempre più teso e complesso. La necessità di comprendere un vicino di casa dai comportamenti non sempre prevedibili è diventata imperante.
José Rodrigues Dos Santos, direttore dell’informazione nell’emittente nazionale portoghese e insegnante universitario, decide di divulgare i suoi studi in materia attraverso un romanzo a cavallo tra l’azione, la spy story e il thriller.

Furia Divina (Beat Edizioni, 2010, trad: L. Quadrio, Sara Quarantani) segue lo storico e criptoanalista Tomàs Noronha, cooptato a unirsi a una cellula della CIA per sventare un attentato nucleare di matrice islamica. Le informazioni in possesso degli Stati Uniti sono poche, ma allarmanti: i terroristi hanno rubato un’ingente quantità di materiale radioattivo da un vecchio deposito militare russo malcustodito e hanno tutti gli strumenti per realizzare una bomba.

Mentre il lettore segue i passi di Tomàs, riluttante eroe costretto ad abbandonare la placidità delle aule universitarie per attraversare il mondo dalle Azzorre a Venezia, passando per l’Armenia e l’Afghanistan, José Rodrigues Dos Santos delinea attraverso una serie di capitoli paralleli la figura del terrorista che si occuperà di far saltare la bomba. Lo conosciamo dall’infanzia, dal suo primo incontro con il Corano all’età di otto anni, passando per gli insegnamenti discordi di diversi mullah (con visioni inconciliabili del testo sacro), la fame per le vie del Cairo, il carcere e il reclutamento nelle fila del terrorismo. L’autore si imbarca nel non semplicissimo compito di ritrarre un integralista senza ridurlo a una macchietta da prima pagina, consegnando nel frattempo al lettore una serie di elementi utili per l’approfondimento della storia dell’Islam, degli esegeti del Corano e del rapporto mai sanato tra Occidente e Medio Oriente.

Lo stile di José Rodrigues Dos Santos è poco agile, di certo più adatto a veicolare in maniera didascalica una serie di nozioni erudite sull’Egitto che a raccontare una storia; i personaggi, nonostante l’impegno dell’autore, risultano impacciati, bidimensionali e più che altro funzionali alla trama.
Tuttavia ne esce un romanzo interessante, senza dubbio per l’impegno ad affrontare un argomento impervio e per la stratificata opera di ricerca che l’autore ha sostenuto sia in materia di storia islamica, ma anche in fisica nucleare.