Genio ribelle. Arte e vita di Wyndham Lewis
- Autore: Stenio Solinas
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
Un outsider con riccioli scuri e baffi neri, accigliato e arrogante come ritratto nel 1905 dal pittore Augustus John, e per come vestiva spesso confuso per un bandito di strada, un cospiratore o un mugiko. Interessato più alle idee che alla storia, all’arte più che ai cicalecci dei salotti, il suo sogno era quello di essere un rinnovatore della sua generazione, ma la Grande Guerra lo fermò. È quanto narrato nel saggio di Stenio Solinas, Genio ribelle. Arte e vita di Wyndham Lewis (Neri Pozza, 2018), uscito qualche anno fa, che ha fatto di nuovo capolino tra i ripiani della mia libreria: un incontro indimenticabile come lo sono quelli significativi.
Stenio Solinas, scrittore e giornalista, intellettuale controcorrente, responsabile delle pagine culturali de Il Giornale e direttore editoriale delle Edizioni Settecolori, traccia magistralmente un ritratto della vita e dell’arte di Wyndham Lewis, uno straordinario genio ribelle.
Solinas, come ha avuto modo tempo fa di scrivere Giampiero Mughini, appartiene a una generazione di intellettuali che negli anni Settanta fu morsa al cuore dalle passioni della politica e uno scrittore quale è stato Lewis, con più di cinquanta pubblicazioni, pittore, critico d’arte, mai compiacente e mai uomo facile, doveva essere sottratto all’oblio letterario e artistico, riscoperto e valorizzato.
È il senso dell’appartenenza, quella naturale solitudine di scrittori e filosofi nella quale ci si identifica, di cui Solinas ha spesso narrato nei suoi ritratti letterari, di compagni silenziosi e mai vincenti nelle loro visioni rivoluzionarie dell’arte e della politica.
Wyndham Lewis leggerà il Vasari, copierà Michelangelo e il Goya, refrattario ad una educazione autenticamente inglese, il suo apprendistato gli fornirà un’educazione europea, e il suo primo libro, Tarr, verrà definito “il più bel romanzo russo nella tradizione inglese”.
Al termine dell’età vittoriana la Parigi dell’epoca sarà il centro culturale del mondo e Lewis si avvia a diventare, ancora anteguerra, il punto di riferimento di quella che sarà la rivoluzione artistica inglese. Il Vorticismo, termine coniato con l’amico Ezra Pound, esprimerà il concetto di energia e forza, con un intenso dinamismo e movimento nelle arti e nelle lettere. Una nuova sapienza che spazzi via la cultura tardovittoriana ed edoardiana, con un cambiamento radicale della condizione umana.
Lewis cresce con la sola figura materna, poiché il padre lo aveva abbandonato da piccolo per amore di un’altra donna; una vicenda mai dimenticata e determinante nella sua formazione,“ funzionerà per lui da specchio deformante”. L’autore finirà per convivere tra la passione per la bella vita e l’irresponsabilità, amando molte donne, passionali o fervide intellettuali, ma disprezzando il genere femminile, da buon lettore di Nietzsche e Schopenhauer.
Lewis si lascerà alle spalle una fila di figli illegittimi, cercherà sempre un mecenate che lo metta a riparo dall’ansia di dover lavorare per vivere, contrarrà debiti che non sarà in grado di pagare e amerà le donne...
Incontrerà Marinetti a Londra e con James Joyce condividerà piccoli piaceri, l’abitudine dell’alcol, la buona tavola, le donne: entrambi poveri, ma con usi e costumi da ricchi. Dedicherà scritti a Ernest Hemingway, William Faulkner, Virginia Woolf e T.S. Eliot.
Nel 1914 fonderà la rivista Blast e un mese dopo l’uscita del primo numero scoppierà la Grande Guerra: le illusioni di un rinnovamento culturale si erano alla fine infrante.
Lewis si arruolerà, andrà al fronte e gli ultimi mesi da militare li passerà in ospedale per una polmonite. Agli inizi degli anni Venti, in una Inghilterra che aveva milioni di disoccupati, tra i quali lui con due figli a carico e una ostinata incontinenza sessuale, trascorreva le sue giornate al British Museum, entrava la mattina e usciva la sera, leggendo e prendendo appunti. Lewis era fondamentalmente un antidemocratico, considerava una truffa credere in uno Stato liberale.
Le mie idee politiche sono in parte comuniste e in parte fasciste, con una distinta traccia monarchica nel mio marxismo, ma anarchico di fondo, con una santa passione per l’ordine.
Quella di Lewis, scrive Stenio Solinas, è una mente astorica rispondente ad una idea di società che viveva soprattutto nel presente perché lì era il suo orizzonte.
Che si potesse instaurare un regime di destra o di sinistra, fascista o comunista, gli era in fondo indifferente, anche se, rispetto all’Inghilterra, riteneva la dittatura della prima più funzionale e comprensibile dell’altra.
Gli anni a venire furono gli anni di Nancy Cunard, femme fatale che lo intrigherà, la Gioconda degli anni venti, ineffabile e inafferrabile, con la sua voce da sirena e un corpo elegante. La Cunard fondò una casa editrice, pubblicò Pound e Samuel Beckett, e con Lewis condivideva la stessa eccentricità, entrambi erano due outsider.
Negli anni tragici del nazionalsocialismo Lewis considererà Hitler una logica conclusione nel ridare alla Germania il suo ruolo in Europa, troppo a lungo negato, e nell’amor patrio l’unica strada per il mantenimento della pace. Tutto cambierà con l’invasione della Polonia, per un insieme di frustrazioni e di ristrettezze economiche, si imbarcherà per il Canada, “una ghiacciata di nazione”, sentirà sulla sua pelle la condizione di una persona senza più appartenenza, “un esule di guerra”, con i primi sintomi della malattia che lo porterà alla cecità.
Rientrato in patria continuerà a scrivere fino alla fine senza vedere, era una sua forma di artigianato per una vita ancora piena di fascino:
non sono rinchiuso in una stanza buia, la mente ha molte camere.
L’appassionante vita di un personaggio scomodo trascorsa in lotta contro tutti è quella di Wyndham Lewis, artista e scrittore, di cui c’è ben poco in italiano osserva nelle note e nella bibliografia Stenio Solinas.
Il primo incontro del nostro autore con Lewis è avvenuto sfogliando un catalogo dell’indimenticabile Vanni Scheiwiller a metà degli anni Settanta, e da lì è germogliato nel tempo ciò che ho avuto poi il piacere di leggere.
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