Gesù era ricco. Contro Comunione e Liberazione di Saverio Tommasi

Con “Gesù era ricco. Contro Comunione e Liberazione” Saverio Tommasi ha voluto indagare sul movimento di Don Giussani, tentando di comprendere le esatte e precise motivazioni della sua nascita e della sua affermazione, senza partire da pregiudizi, senza voler dimostrare alcunché, col solo intento di mostrare asetticamente la realtà.

Desta stupore il fatto che ai suoi albori il movimento, che nel tempo muta i suoi indirizzi e i suoi intenti, abbia avuto forti contatti con organizzazioni politiche di sinistra. Vengono raccontati i tortuosi meccanismi di affiliazione che a volte sembrano essere mutuati da quelli di poco raccomandabili associazioni segrete di dubbia fama. I legami relazionali tra gli aderenti sono anch’essi oggetto delle indagini di Saverio Tommasi che intravede una sorta di vincolo quasi inestinguibile, che talvolta si traduce anche in vincolo familiare. L’autore analizza poi i legami con il mondo universitario: i gruppi di potere non assumono, qui, lo stesso nome del movimento ma sono ad esso riconducibili, soprattutto se si considerano attività come la finalizzazione dei finanziamenti. Capitolo a parte è la gerarchia del movimento:

“alti e bassi, gerarchie. Come nella Chiesa. E come nella Chiesa del Vaticano ci sono cose che sanno in pochissimi, poi magari arriva un maggiordomo...”

La lettura dei titoli dei meeting costituisce un’esperienza rivelatrice per comprendere quello che è uno dei momenti cruciali della vita del Movimento. Vi è all’interno una dominante conservatrice, una sovrastante componente di sesso maschile e una inferiore declinazione al femminile. Gli sponsor vengono scelti con criteri discutibili e di dubbio gusto è l’utilizzo di gadget utili a mantenere l’attività dell’anno successivo.

“Un ragionamento squisitamente economico si spiega benissimo in un’ottica di economia di mercato, ma il Meeting dovrebbe essere soprattutto ‘popolo’, ‘amicizia’ e ‘cristianità’, a meno che quelle non siano solo le parole con cui lo vendono al gran mercato del circo mediatico e poi il prodotto è un altro”.
“Vi è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto. Ma solo perché chi rappresenta il potere è venuto a rendere omaggio al popolo di Comunione e liberazione”.

Una critica interessante, soprattutto perché in qualche modo viene direttamente dall’interno del mondo ecclesiastico, anche se da un settore di esso, come Famiglia Cristiana, da sempre abbastanza distante dalle posizione cielline.
Tra gli ospiti vi è stato il prete esorcista, Binetti e Andreotti che sui matrimoni omosessuali ebbe a dire:

“Ma insomma, dobbiamo fare l’elogio degli invertiti? Ma se lo fossero tutti si estinguerebbe l’umanità”.

Saverio Tommasi riporta poi un significante dialogo con un prete presente al meeting riguardo alla povertà della Chiesa dove si sostiene che Gesù era ricco.
Molti esponenti di Comunione e Liberazione, anche semplici volontari, affermano che Gesù era ricco e portano degli esempi: “la veste di Gesù era un pezzo unico”, dicono, e

“questo sarebbe provato dal fatto che quando fu crocifisso le guardie se la giocarono a carte senza spezzarla proprio perché, essendo un pezzo pregiato, non si poteva tagliare”

Non si deve però esaminare se Gesù era ricco o non era ricco - a parte il fatto che ci sono evidenti segni della scelta di povertà di Gesù - bisogna invece esaminare cosa Gesù ha detto della ricchezza. È una lettura falsa e opportunistica del Vangelo quella di Comunione e Liberazione dove vi sono donne che gestivano i soldi, anomalia incredibile in una società dove non potevano fare niente, dove però Gesù fa tenere loro la cassa. E ancora, nei vangeli apocrifi ci sono parecchi esempi di gente ricca che dà una mano, come fece don Milani; quest’ultimo esempio dimostra bene che a un ricco non scompare la sensibilità, non è questo il problema, è semmai cosa ne fa della sua ricchezza.