Giacomo Leopardi è uno degli autori più importanti della letteratura italiana moderna e avere alcuni riferimenti concettuali è un’utile risorsa per affrontare la lettura dei suoi testi e degli studi critici ad essi dedicati, come anche per affrontare prove come gli esami di maturità o la redazione di una tesina scolastica o universitaria.
Per un utile ripasso prima degli esami, ecco le 5 cose più importanti da sapere su Giacomo Leopardi, le coordinate necessarie anche per comprendere perché questo autore sia, ancora oggi, oggetto dell’interesse di tanti studenti che, nell’ultimo anno delle scuole superiori, lo preferiscono quasi sempre al più bistrattato Manzoni e perché la sua figura attragga ancora, a due secoli di distanza, la curiosità del cinema e di altre discipline e non solo quella degli addetti ai lavori.
Vita e opere di Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, da famiglia aristocratica e colta, di orientamento conservatore e cattolico. Di profondissima sensibilità e sconfinata erudizione, Leopardi divenuto prestissimo autodidatta attraverso "anni di studio matto e disperatissimo” arrivò ancora adolescente a padroneggiare varie lingue straniere e numerose discipline, anche molto lontane dalla storia della letteratura, come dimostrano una Storia dell’astronomia (1813), il saggio Sopra gli errori popolari degli antichi (1815) e le traduzioni dei classici greci e latini.
Nel 1816 avviene la “conversione letteraria”, il passaggio dall’erudizione alla poesia, dal dotto al bello; pubblica il Discorso di un italiano sulla poesia romantica (1818), dove difende i classici e la posizione dei classicisti contro i romantici.
Dopo un infruttuoso tentativo di fuga da Recanati, Leopardi è colto da una profonda crisi esistenziale che dà luogo alla conversione filosofica, al passaggio dal bello al vero e, quindi, al distacco dalla fede religiosa e all’adesione a un sistema meccanicistico, premessa del suo pessimismo e, sul piano poetico, a un’adesione sui generis al romanticismo che si concretizza in una poesia sentimentale e filosofica fondata sulla caduta delle illusioni, sulla loro rievocazione nostalgica e sulla scoperta della verità. Tra il 1818 e il 1822 compone le canzoni filosofiche e di alto stile e i primi Idilli.
Degli anni successivi sono la composizione del nucleo più consistente delle Operette Morali (1824), i soggiorni a Roma (1822), Milano (1825), Bologna (1826), Firenze (1827) dove stringe rapporti con Vieusseux e con gli intellettuali della rivista “Antologia” e Pisa (1828) dove compone A Silvia. Nel 1829, quando le condizioni di salute si aggravano di nuovo, compone i Grandi Idilli. L’anno successivo Leopardi riesce a lasciare definitivamente Recanati e si stabilisce a Firenze dove, dopo una delusione d’amore, compone i canti del ciclo di Aspasia.
Nel 1833 si trasferisce a Napoli dove scrive gli ultimi canti e attende la morte (che lo coglierà nel 1837) come liberazione dalla sofferenza.
I rapporti con l’antichità e col Romanticismo
Nei primi scritti teorici (Discorsi di un italiano sulla poesia romantica) Leopardi distingue tra poesia immaginativa, propria degli antichi, e poesia sentimentale propria dei moderni. La poesia nella sua essenza più vera è il prodotto della fantasia e dell’immaginazione e il diletto che essa produce può essere conseguito sola se il poeta è in grado di stabilire un contatto con la natura che diviene l’unico oggetto di imitazione: ciò era possibile agli antichi e ai classici mentre i moderni devono valorizzare la visione della realtà che essi ebbero nell’infanzia, ossia nell’età più vicina alla natura, che è poi anche l’età più incline all’illusione e all’immaginazione fantastica.
Dopo la crisi del 1819 Leopardi matura la convinzione che ai moderni non è concessa una poesia di immaginazione come quella degli antichi: a essi è possibile solo una poesia sentimentale e filosofica, fondata sulla caduta delle illusioni, sulla loro rievocazione nostalgica e sulla scoperta della verità. In tal modo Leopardi si avvicina alle posizioni del Romanticismo anche se non ne condivise mai alcuni aspetti quali: la popolarità della poesia; la preferenza per la prosa narrativa e per il romanzo; alcuni indirizzi di gusto come il romanzesco, il patetico e il vagheggiamento del Medio Evo; l’anelito religioso e lo spiritualismo.
Il pessimismo storico e la poetica dell’indefinito e del vago
Partendo da presupposti filosofici di matrice sensista e meccanicista Leopardi ritiene che all’uomo sia preclusa la conoscenza della verità, il principio e il fine dell’universo, il senso e lo scopo della vita. La realtà è intesa come pura natura, un moto eterno e meccanico dove non si danno idealità e provvidenzialità.
Altro presupposto è il pensiero di Rousseau: mentre la natura è vista come un principio positivo (madre benefica) che crea l’uomo semplice, ignaro, inconsapevole, nascondendogli “l’orrido vero”, ossia il dolore, la malattia, la morte, la ragione è vista come un principio negativo che porta l’uomo a chiedersi il perché di tutte le cose e a constatare che l’unica età felice è l’infanzia, dove l’uomo è capace di illudersi ed è naturalmente disposto alla fantasia, all’immaginazione e alla speranza.
Sia la storia individuale che quella collettiva muovono verso una progressiva infelicità: se gli uomini primitivi capaci di creare miti vissero felici, i moderni si allontanarono da tale condizione per esser vittime dell’infelicità, frutto del divenire storico e del progresso.
Questa visione pessimistica dell’uomo moderno è associata - nello Zibaldone - alla teoria del piacere, la cui ricerca è il movente fondamentale dell’agire umano. Il desiderio del piacere è per sua natura infinito e, quindi, necessiterebbe di un piacere altrettanto infinito per essere soddisfatto, tale piacere però non esiste nella realtà ma solo nell’immaginazione e per questo non può essere mai pienamente soddisfatto. L’infelicità umana si spiega con questa contraddizione insanabile tra la brama di felicità e l’impossibilità di ottenerla; il piacere è, allora, in realtà, o attesa del piacere stesso o momentanea assenza di dolore.
Sul piano poetico questo sistema ideologico viene trasposto:
- nelle canzoni filosofiche e di alto stile (All’Italia, Sopra il monumento di Dante, Ad Angelo Mai, Bruto minore, Ultimo canto di Saffo), a tema civile e patriottico, dove il grandioso passato dell’Italia è contrapposto a un presente di debolezze e di divisioni e dove, la rievocazione storica si intreccia con la riflessione esistenziale;
- nei primi idilli (L’Infinito, La sera del dì di festa, Alla Luna), definiti da Leopardi stesso come situazioni e avventure storiche del suo animo, una poesia colloquiale e intimistica, dove la natura funge da stimolo e da spunto, anche se, poi, emerge con immediatezza e spontaneità la voce del soggetto e dell’interiorità del poeta che, solitario, ascolta i moti del proprio animo.
In queste primi componimenti compare già la poetica dell’indefinito e del vago che Leopardi mette a punto in questi anni (1818-1822) e rielabora costantemente negli anni successivi.
Posto il desiderio infinito di piacere proprio dell’uomo, ogni limitazione produce una sensazione dolorosa; il corrispettivo sul piano poetico è che tutto ciò che è limitato, definito nei suoi precisi contorni e limiti produce la medesima sensazione di dolore e, quindi, risulta essenzialmente impoetico.
Poetico è, invece, tutto ciò che consente all’uomo di attingere una sensazione infinita, come le situazioni lontane nello spazio e nel tempo; l’ignoto; il notturno, la penombra e la luna; il vago ossia il nebuloso, l’indefinito, spesso sinonimi anche di vagheggiato; tutto ciò che è connesso all’infanzia e all’antico ma anche ai posteri, al futuro, all’eternità e alla morte. Una funzione fondamentale in questa poetica è assegnata alla memoria (dell’infanzia ma anche di un passato più o meno remoto), come anche all’immaginazione, la facoltà poetica per eccellenza che viene stimolata, appunto, da tutte quelle situazioni, percezioni e sensazioni – richiamate poco sopra – che non hanno limiti netti e contorni precisi.
Il pessimismo cosmico e la poetica della ricordanza
Dopo l’esperienza romana Leopardi sente l’inaridirsi della vena poetica e approfondisce la propria meditazione filosofica sulla natura e sul destino dell’uomo, giungendo a elaborare il cosiddetto pessimismo cosmico che costituisce l’assetto definitivo del suo pensiero. Chiedendosi – soprattutto nello Zibaldone e in alcune delle Operette morali – chi sia l’artefice della contraddittoria condizione umana, Leopardi individua nella natura la forza generatrice di ogni cosa e degli stessi modi di essere delle cose: da madre benefica, allora, la natura diventa matrigna, malvagia e feroce, che illude e delude l’uomo, lo fa soffrire senza scopo, rimanendo impassibile.
Infelice, allora, non è solo l’uomo ma tutte le creature; non sono solo le epoche adulte ma tutte le epoche; la contraddizione è insita nella natura umana e non è mai esistito uno stato di natura primitivo e felice; l’uomo, come tutte le altre creature, nasce al solo scopo di morire e l’esistenza universale è un ciclo continuo di produzione e distruzione della materia il cui unico scopo è il mantenimento del sistema stesso. La ragione, prima considerata causa dell’infelicità umana, diviene ora un efficace strumento conoscitivo che, pur non conducendo alla felicità, consente di ottenere la dignità della consapevolezza.
Il pessimismo cosmico viene tematizzato in particolare nei Grandi Idilli (Le ricordanze, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia) dove emerge il recupero degli affetti e dei sentimenti, l’amarezza per la scoperta del vero e la polemica, pacata ma netta, contro la Natura. All’indefinito e al vago, frutto di sensazioni particolari, si aggiunge, in maniera più sistematica, il recupero memoriale: il ricordo di un passato remoto che consente di recuperare figure lontane (come la protagonista di A Silvia) diviene il perno della poetica della ricordanza.
Si tratta comunque di una variante e di un’evoluzione congruente della poetica dell’indefinito e del vago perché poggia sugli stessi principi: consapevole del destino umano, il poeta accetta con dignità il dolore e la sofferenza; guarda con compassione fraterna e con vivissima pietà a sé e agli altri; canta la giovinezza, con il sentimento delle cose perdute per sempre, e le illusioni, con la consapevolezza che sono tali e che non è possibile riacquistare ciò che è si perduto, la nostalgia, il rimpianto e la rassegnazione dolente.
L’ultimo Leopardi e la poetica eroica
Anche se rimangono validi i presupposti filosofici meccanicisti e la convinzione che l’unico scopo dell’universo sia la conservazione di un perpetuo ciclo di produzione e di distruzione, negli ultimi anni della vita di Leopardi cambia la sua disposizione d’animo, il suo modo di porsi di fronte alla società e al mondo.
Il poeta è più aperto e combattivo, più disposto a comunicare e a difendere le proprie amare verità, anche a costo di polemizzare con chi non le riconosce, le deride o imputa il suo pessimismo alla malattia e alla sofferenza personali. Diviene, quindi, più aspra anche la polemica contro il suo tempo e contro l’ottimismo di quanti confidano nel progresso tecnico-scientifico e nello spiritualismo cristiano che crede nell’illusoria esistenza di un disegno provvidenziale o di una vita ultraterrena. Corrispondono a questa poetica una lingua e uno stile che non rinunciano ad asprezze, disarmonie foniche, ritmiche e sintattiche, ricercate come forme espressive più adatte a rendere le amare verità che sono oggetto delle poesie. Fra i componimenti più significativi degli ultimi anni e di questa nuova poetica, occorre ricordare i canti del ciclo di Aspasia (Il pensiero dominante, Amore e morte, A se stesso, Aspasia, il Consalvo) e gli ultimi canti (tra cui Il tramonto della Luna e La ginestra).
Le poesie più famose di Giacomo Leopardi
I 41 principali componimenti in versi di Giacomo Leopardi sono raccolti nei Canti. Tra le sue poesie più belle e famose, ricordiamo:
- L’infinito
- Il sabato del villaggio
- La quiete dopo la tempesta
- A Silvia
- La ginestra
- Alla luna
- Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia
- Il passero solitario
- Ultimo canto di Saffo
- Le ricordanze
- La sera del dì di festa
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giacomo Leopardi: vita, opere e cose da sapere per gli esami
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