Gianna, lei era mia sorella di Carmen Salis

Lo stigma che accompagna chi soffre di disturbi mentali porta quasi sempre chi ne parla a trattare con un qualche imbarazzo storie i cui protagonisti ne sono affetti.
Non è il caso di Carmen Salis autrice di Gianna, lei era mia sorella (AmicoLibro, 2016) che ci racconta l’evolversi della malattia della sorella con quel pudore e quella delicatezza che solo un animo sensibile sa mettere.

Di Gianna, Carmen coglie quei momenti in cui il suo spirito è aperto all’amore, quando il suo male non prende il sopravvento, quando le medicine non le ottundono la mente, quando il bisogno di piacere ai nipoti la rallegra e le dà quella carica che le serve a sopravvivere.

Nel parlarci di Gianna, Carmen disegna i personaggi della sua famiglia che si muovono su un palcoscenico modesto ma ricco di umanità: la madre e il suo legame con la figlia di cui ha sempre riconosciuto la stranezza, il padre, uomo umile che sembra non accorgersi di nulla e si accontenta di poco, le zie e i gatti.
L’atteggiamento di Carmen verso la sorella è protettivo, interagisce con i medici che l’hanno in cura ma a cui non riconosce la giusta autorità, li critica e non ha fiducia nei loro interventi terapeutici.

Carmen è la sorella che ha avuto successo, ha studiato, contrariamente a Gianna che manifesta una cultura inaspettata in cucina con la preparazione dei suoi dolci che solo lei riesce a fare.
I figli di Carmen amano la zia e con lei condividono giochi e divertimenti sulle piccole cose che rallegrano la famiglia.

Il racconto non è lineare si dipana alternando il presente col passato, Gianna compare nella storia nei momenti in cui giovane sembra star bene ed è innamorata, per poi vederla disfatta in un corpo che non ha retto alla sua malattia.
Carmen ci parla anche dell’uomo che sembra averla amata, quasi a volerci presentare la donna che ha meritato di vivere emozioni come tutte, nonostante il suo corpo e la sua mente fossero distrutte dalla malattia.

È a storie come queste che dobbiamo la nostra capacità di imparare a conoscere le sofferenze di una malattia come quella bipolare di cui soffre Gianna e che la vulgata comune definisce ‘pazzia’.