Barese e molto legato alla sua terra, Gianrico Carofiglio ha ambientato quasi tutti i suoi romanzi nella sua città, ma al di là dell’atmosfera a metà tra il reale e il verosimile della Bari descritta nel ciclo dei romanzi dedicati all’avvocato Guerrieri, lo scrittore pugliese ha voluto talvolta indugiare non nell’immediato presente ma nel passato ormai quasi remoto degli anni Settanta e Ottanta, decenni che, essendo nato nel 1961, considera istintivamente fondamentali nella sua formazione umana e spirituale.
Ne "Il passato è una terra straniera", gli anni Ottanta sono solo una mera ambientazione per una storia a tratti torbida di una discesa e risalita all’inferno che rappresentano quella sbornia di finta opulenza che l’Italia tutta visse per un breve periodo come una bruciante fiammata e che casualmente viene a coincidere proprio con il passaggio tra l’età giovanile e quella della maturità e dell’ingresso nel mondo del lavoro e delle responsabilità da parte dell’autore.
Un altro libro del ricordo che si fa strada tra finzione e reali esperienze dell’autore è Né qui né altrove, opera forse decisamente più destinata a un pubblico locale e di coetanei o giù di lì perché luoghi e descrizioni raccontano molto solo a chi ha avuto modo di conoscere questi posti tanto cari a Carofiglio e a tanti suoi concittadini.
A quattro mani con il fratello Francesco, La casa nel bosco, un connubio tra rimembranze e gastronomia del passato, ritorna a trattare del buon tempo antico citando anche episodi non particolarmente lieti come l’epidemia del colera scoppiata a Bari nel 1973, vissuta dai due scrittori rispettivamente di 12 e 9 anni all’epoca dei fatti con quella garbata spensieratezza di chi non ha davvero la consapevolezza di trovarsi in un’epoca civile davanti a uno sconcio di retaggio quasi medioevale.
Nei ricordi dello scrittore e di molti adolescenti suoi coetanei il bene e il male assumono le tonalità pastello proprie dell’età e contribuiscono a far apprezzare odori e sapori, anche a chi non li ha vissuti perché non presente nel territorio o non ancora in questo mondo.
Anche l’ultimo romanzo dello scrittore pugliese, Una mutevole verità, è ambientato negli anni Ottanta, ma stavolta l’autore sembra aver scelto questo decennio in maniera più sfacciata come dimostrano certe allusioni poco probabili all’epoca sui miglioramenti del futuro prossimo o la capillare descrizione dei vestimenti della gente che affolla la via del passeggio. Eppure piace comunque questo tuffo in un decennio passato grazie alla penna magica di questo affabulatore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gianrico Carofiglio: non è “una mutevole verità” la sua passione per gli anni Settanta e Ottanta
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