Giardini nascosti. Ritratti e osservazioni
- Autore: Truman Capote
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2022
Truman Capote, nato a New Orleans nel 1924 e scomparso a Los Angeles nel 1984, è tra i maggiori scrittori americani del secondo Novecento. Basti pensare a A sangue freddo, inchiesta verità scritta come un vero romanzo (proprio per questo motivo fu coniato il termine non-fiction novel), o a Colazione da Tiffany, che divenne film con la presenza elegante dell’attrice Audrey Hepburn, i cui cappellini, vestiti e battute divennero oggetto di culto.
Giardini nascosti. Ritratti e osservazioni (Garzanti, 2022) è un volume prezioso per conoscere Capote nelle sue osservazioni, che non sono mai lunghe e che divennero famose nel tempo, per i cambiamenti di stile adottati dallo scrittore (la traduzione in italiano, puntuale e sorprendente, vede quattro nomi: Stefania Cherchi, Mariapaola Dettore, Paola Francioli e Bruno Tasso).
Più intimisti e con un stile elegiaco sono i ricordi di quando era bambino e poi ragazzo. Sempre messo all’angolo e bistrattato dagli alunni maschi, la sua giovinezza fu in ogni caso salvata dalla sua fervida immaginazione e da un’ambizione tenace, col desiderio di vivere nelle grandi città americane, New York tra tutte.
Ma Capote girò tutto il mondo, per piacere privato oppure mandato dai giornali per i suoi pezzi, che, a volte, per la lunghezza venivano trasformati in libri. Il suo libro Si sentono le muse, per esempio, è lo straordinario reportage di Capote arrivato nella Russia sovietica. E Capote proprio non poteva capire la rassegnazione e al contempo la fierezza dei cittadini russi, lui che era abituato a uscire di notte per mangiare cinese o italiano, che chiamava molto tardi alcune sue nuove amiche dello star system perché era diventato finalmente famoso e le attrici di Hollywood speravano, spesso invano, in un’intervista dello scrittore.
A proposito di interviste, ne fece di bellissime a persone famose o ad altri scrittori e scrittrici. Poi ne parlava in feste molto esclusive, il pettegolezzo letterario che diventava una forma d’arte.
In questo libro sono riportati alcuni profili con intervista finale a persone illustri, ma in realtà Truman Capote adorava stuzzicare i divi di Hollywood.
Aveva un debole per Marlon Brando, che raggiunse a Kyoto in Giappone — come già ho accennato, Capote ebbe la fortuna di conoscere il mondo. Aveva un grandissimo amore per il Mar Mediterraneo, Tangeri, le isole greche. Soggiornava anche per tempi lunghi a Ischia, forse il posto che amava di più.
Se dell’intervista a Marylin Monroe si è parlato molto, su quella a Brando c’è più mistero. Capote gli chiede se non gli fa impressione essere così famoso in Giappone. Nell’albergo in cui risiede lo scrittore c’è una gigantografia di Brando, che contrasta con molto con Kyoto, che è la città meno moderna del Giappone, col suoi culto degli antenati, il silenzio di notte, che a Tokio te lo sogni con la quantità enorme di club per soli uomini, con le donne vestite da geishe che ammiccano e ti portano il sake.
Brando non vuole che Capote vada via, perché la notte percepisce di più la solitudine, parla a Truman di James Dean come di un attore che poteva diventare più famoso di Brando stesso, e comunque con la sua morte è rimasto il suo mito.
Alle tre del mattino, Brando ogni tanto parla ancora, mentre Capote non vede l’ora di raggiungere il suo hotel. L’attore fa il gigione, con la sua bocca meravigliosa, impastata di alcol e di sonno. Finisce l’intervista con Marlon Brando che si lamenta di non avere ancora una moglie, dei figli, un giardino tenuto verde, con una piscina piccola per far giocare i bambini.
Capote chiude il pezzo dicendo che anche Brando, dopo che gli ha raccontato fatti che non si possono riferire, finisce nel moralismo piccolo borghese, tanto che l’autore si stupisce di quanto gli attori siano noiosi, da Greta Garbo che incontra a New York, in un negozio di abbigliamento, nel settore saldi e sconti, ad altre star. Unica eccezione Elizabeth Taylor, che gli spiegava per l’ennesima volta che il suo grande amore fu Mike Todd, produttore cinematografico, che si schiantò con un aereo non di linea, ma con un bimotore dove c’erano quattro persone, il pilota, il co-pilota e un giornalista che ne stava scrivendo la biografia.
Sull"intervista che fece a Monroe, il cui perno principale erano le differenze anatomiche tra maschi e femmine, con tutti gli aneddoti dell’attrice, un po’ brilla, sulle avventure anche di una sola notte con attori e registi che poi divennero famosi.
Il grande amore di Marylin Monroe fu Arthur Miller, aspettava anche un bambino da lui, ma cronologicamente siamo oltre l’intervista.
Questi sono tutti pezzi giornalistici di Capote, che faceva arrossire i giornalisti veri con il suo stile sinuoso o lento o veloce e adrenalinico. Il suo stile venne scopiazzato a destra e a manca. Mancava agli altri, però il substrato di Capote, che era amarissimo. Nel suo ultimo libro non ultimato, Preghiere esaudite, Capote riprende lo stile delle osservazioni e dei profili delle persone famose che aveva conosciuto, ma ormai manca lo stupore del ragazzo che da New Orleans arriva a New York per diventare un famoso scrittore. Resta solo il veleno del pettegolezzo e la grandezza della sua scrittura.
Giardini nascosti. Ritratti e osservazioni
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