Giardino sul mare
- Autore: Mercè Rodoreda
- Anno di pubblicazione: 2010
Per gli ammiratori della scrittura raffinata della scrittrice catalana Mercè Rodoreda, tra i quali mi piace collocarmi, questo romanzo scritto tra il 1959 e il ‘66 non è che una piacevole riconferma del giudizio molto positivo già espresso sui due libri precedenti, “La Piazza del Diamante” e “Via delle camelie”.
L’io narrante di questo intenso e emozionante racconto è un giardiniere che lavora da sempre in una villa sul mare, vicino Barcellona, che dopo essere passata attraverso diversi proprietari, ora appartiene ad una giovane ricca coppia che vi trascorre le vacanze estive insieme a ricchi spensierati amici. Il punto di vista del narratore, ormai vecchio, è quello attraverso cui noi apprendiamo i vari risvolti della storia, tramite un lungo flashback che mano a mano ci fa entrare nei vari meandri delle vicende, che, si capisce subito, avranno un esito drammatico.
Rosamaria e Francesc Bohigues sono belli e giovani, apparentemente innamorati, circondati da una corte di amici festosi: la sarta Maragda, Eulalia sposata con Se bastià, amante di avventure africane e spesso lontano, il pittore di marine Feliu. Con loro, che passano dallo sci d’acqua alle feste da ballo in giardino, dalle gite in auto alle cavalcate, uno stuolo di camerieri(la mulatta brasiliana Miranda, bella e seducente, Mariona, la cuoca Quima, lo stalliere Toni), tutti pronti ad esaudire i desideri dei viziatissimi rampolli ma molto attenti alle chiacchiere, ai sussurri, ai non detti che si ascoltano dietro le porte. Tutto ciò che succede nelle camere da letto e nei punti più nascosti della villa viene riportato al giardiniere/narratore che vorrebbe rimanere distaccato, che si rifiuta di fronteggiare le evidenze, anche se lui stesso è testimone di episodi sconcertanti e apparentemente inspiegabili che hanno per protagonisti i suoi padroni. Nel terreno confinante con il giardino dei Bohigues si installa la famiglia del signor Bellom, che arriva con figlia e genero e le storie dei due gruppi si intrecciano e si complicano. Solo il giardiniere viene messo a parte di segreti, solo lui sembra avere in mano tutti i fili della storia che si ingarbuglia sempre di più. Eppure la Rodoreda mostra di privilegiare nella sua narrazione non tanto i personaggi umani, quanto piuttosto animali e piante. Il giardino, una sorta di eden, sembra essere il rifugio alle squallide o più spesso tragiche vicende che vivono i diversi personaggi: fiori, alberi, cespugli, sementi, radici, bordure, siepi, vasi, vengono seguiti dal giardiniere con attenzione maniacale, mentre si aggirano intorno ai vari personaggi del romanzo splendidi cavalli, una scimmia, un leoncino, un gatto, che appaiono al narratore più comunicativi dei loro padroni, pieni di misteri e di rancori che pian piano verranno rivelati. Un romanzo delicatissimo e spietato, un’analisi limpida dei sentimenti che vivono di tempo in tempo i protagonisti: figli persi, figli mancati, amori falliti, mogli amatissime e prematuramente perdute, amicizie finite, incidenti, morti inspiegabili, di tutto questo è fatto il romanzo della Rodoreda, che attraverso le parole del narratore non indulge mai ai toni del melodramma, ma resta sempre realisticamente aderente ad una realtà, quella della vita, di cui propone una metafora perfetta.
Realismo apparente, simbolismo dichiarato, linguaggio volutamente semplice, lessico ricercato, queste sembrano essere le cifre principali attraverso cui si dipana il racconto della scrittrice, giustamente amata dai suoi molti estimatori e paragonata dai critici a Virginia Woolf: non saprei dire se condivido questo giudizio, ma ho colto un’originalità nella narrativa di Mercè Rodoreda, una capacità di ricostruire atmosfere tutte mediterranee, piene di spiagge, piante, fiori, sapori, frittate, lumache, vino e affettività latina, che mi sembrano molto lontane dai toni tipici della scrittrice inglese.
Giardino sul mare
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L’ho appena finito di leggere. I giovani superficiali sono parte di un disegno che solo un estraneo e’ in grado di leggere ma senza giudicare. Un personaggio proprio per questo di alto sentire e che è difficile da trovare altrove.