Giornate intere fra gli alberi
- Autore: Marguerite Duras
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
Giornate intere fra gli alberi è una raccolta di quattro brevi racconti che Marguerite Duras ha scritto nel 1954. Sono gli anni in cui la scrittrice ha raggiunto la notorietà e ama spesso venire in Italia per incontrare il suo grande amico, Elio Vittorini. E’ una donna attraente e piena di seduzione, il suo viso non ha ancora i segni che la caratterizzeranno negli anni a venire, quel suo dolore infinito che non riuscirà a placare. Anche il suo stile narrativo sembra essere cambiato, le storie che ama descrivere privilegiano una simbologia che compone le dimensioni esistenziali ed inquiete dei protagonisti, come in questo libro.
In Giornate intere fra gli alberi, Marguerite Duras entra nell’anima e nel corpo dei suoi personaggi, seziona il cuore umano andando a fondo nelle loro psicologie. L’affiorare delle solitudini e delle sconfitte sono il punto focale delle storie: la visibile incapacità di accettare i cambiamenti ai quali la vita ci sottopone.
Si inizia con il racconto, che dà il titolo al libro, di una madre ormai anziana che decide di far visita all’amato e adorato figlio Jacques, a Parigi, che non vede da ben cinque anni. E’ diventata benestante negli ultimi anni, può permettersi un po’ di benessere e tutta la sua ricchezza la esibisce ornandosi di numerosi bracciali d’oro. In cuor suo sa bene che Jacques non è come gli altri suoi figli. Ricorda un episodio in particolare legato all’infanzia, quando scappò di casa e non lo si riusciva a trovare perché era nascosto fra i rami di un albero.
“Giornate intere fra gli alberi come se al mondo non ci fossero che gli alberi,ti ritrovarono sugli alberi a caccia di nidi, giornate intere, fino a notte, sui rami, e ti chiamavamo, ti chiamavamo, tu non rispondevi. I suoi fratelli erano studiosi e che lui stesse sugli alberi era qualcosa di diverso.“
Jacques è ormai un adulto, vive lavorando di sera in un night e perde tutti i suoi soldi al tavolo da gioco. La madre, pur ammettendo tutti i suoi sbagli per non avere avuto la necessaria fermezza nell’educazione di questo figlio, continua ad adorarlo e difenderlo, anche quando lo vede, una notte, rubarle i gioielli. La scrittrice narra, in questo breve racconto, uno stretto rapporto di dipendenza madre e figlio e le loro infelicità. Il mio pensiero è andato al ricordo della vita della Duras. Quando ha scritto Giornate intere fra gli alberi, era una madre che aveva perso il suo primo figlio e nonostante il dolore, che ancora doveva essere vivo in lei, è riuscita ad andare oltre ogni limite per scrivere magistralmente un racconto sulla dipendenza affettiva.
La pattumiera è, invece, la storia di madame Dodin, portinaia sessantenne in uno stabile in via Rue Sainte Eulalie, e del suo più grande desiderio di non svuotare più la pattumiera del condominio con i rifiuti degli inquilini. Questo suo desiderio è talmente anelato che spesso sogna di morire pur di non svolgere più il suo lavoro.
“Abbiamo mai pensato che cos’è, esattamente, questa pattumiera che tanto affligge madame Dodin? Tutto quello che non vogliamo più, che schiacciamo con disgusto, dalle nostre case, tocca in sorte a madame Dodin, diventa la sua ragione d’essere, il motivo per cui la pagano, il suo pane quotidiano.“
Il disagio della vita di madame Dodin e le sue tribolazioni la inducono a delle riflessioni: dalla spazzatura che ognuno versa nella pattumiera si possono comprendere molte cose. L’immondizia può rivelare l’identità dell’inquilino, può definire il ceto sociale e svelarne i desideri.
“ Il camion delle immondizie mi trasporta nel mondo delle pattumiere, quelle pattumiere piene di bucce e rifiuti dei miei contemporanei che vivono, mangiano, per conservarsi, durare, durare il più possibile, e che digeriscono, assimilano, secondo un metabolismo comune a tutti noi, con una perseveranza così grande, davvero così grande, quando ci si pensa, da costituire una prova della nostra comune speranza. E questo immenso canto dell’umana ruminazione ricominciata ogni giorno, ogni giorno ripreso all’aurora dal camion delle immondizie che passa per la nostra strada, è il canto, lo si voglia o no, dell’irriducibile comunità organica degli uomini nostri contemporanei.“
La sfida di un autore è quella di entrare nell’esperienza degli altri e Marguerite Duras riesce egregiamente in questo compito. Sebbene Giornate intere fra gli alberi sia un libro non altrettanto famoso come L’Amante, in esso vengono descritte con sensibilità e intelligenza le angosce, l’immaturità e le paure delle persone, una convivenza nel disagio esistenziale che fa vivere con sofferenza la propria vita.
Giornate intere fra gli alberi
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